giovedì 25 aprile 2019

25 aprile


Qui abitò Giovanni Re
Musico soldato cospiratore
che alle libere armonie del giusto e del bello
ascese dall'orrendo martirio
dei campi di Germania
(Milano 1891 - Legenfeld 1945)



Una lapide come poesia. Come preghiera, camminando.
Pregare "nelle" cose.
Leggere una breve biografia raccontata nello spazio di una lapide sul muro, onorare quei caratteri di metallo che scoloriscono sul marmo, l'italiano vecchio, così fiorito e sobrio, incorniciato da corone di alloro secco ma dorato dai decenni, i nastri di metallo che sventolano, fermi, il mio modo di pregare.
Giovanni Re, chi eri? Il tuo nome era quello di una nota musicale o di un sovrano? Chi amavi?
Le date e i luoghi di nascita e morte. Provare a contare i giorni conclusi in luoghi sinistri, troppo presto per una vita, mesi, anni, trascorsi fuori da quel portone che ho davanti, a un passo da me eppure così lontano, e che sa ancora di casa, di affetti, di abbracci.

(Via Vincenzo Foppa - Milano)

mercoledì 24 aprile 2019

Presenze


C'è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.

C'è come un rosso nell'albero, ma è
l'arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch'essi pesano.

Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d'un destino
di uomini separati per obliquo rumore.
(da "Documenti" di Amelia Rosselli)



Mi piace la luce del frigo, l'anta liscia di un armadio, quando attacco la lavastoviglie mi piace il suo gorgoglio. I mobili e gli elettrodomestici per me sono amici, non proprio amici amici, rassicuranti presenze? Amelia Rosselli che sentiva le voci nei cassetti o dietro un divano, temeva gli oggetti. Io, poetessa banale, vorrei almeno qui, per una volta, oggi, ringraziarli.


(luce quotidiana)



martedì 23 aprile 2019

Poche ore fa


La testa mi s'è accesa,
è una fiaccola
e brucia e nutre
questo fumo sacrificale.
Il rumore delle fiamme 
mi tiene sveglio.
(In "Ora serrata retinae" di Valerio Magrelli)


Mentre gli ordigni esplodevano e saltavano vite, trecentoventuno fino a questo momento, qualcuno dall'altra parte del globo, lontano dalla terra a forma di lacrima ma a noi vicino,  postava la sua foto con un mitra tra le mani.


(amen)

   

domenica 21 aprile 2019

Buona Pasqua


"Arcadia" diceva il cartello stradale.
Ma nessun pastore nei pressi.
Pecore sì, brade
e in divagante marcia
su verdi-brune colline levigate
dal rullante tornio dei secoli.
Miracoli in vista, zero. Per fortuna.
Già alta la luna nel cielo
- il cielo che la parola invoca
e che subito lascia
sola e vuota nell'indaco.
(In "Pasqua di neve" di Enrico Testa)

Il cartello stradale, la marcia, le colline di Testa riportano all'antico significato di Pasqua, dall'ebraico pesah, passaggio, etimologia ricordate anche da Stefano, ascoltatore di Radio3 e mio lettore, in un suo post nel gruppo.
Leggo le parole di questo poeta, tra l'altro linguista, unitele agli auguri che ricevete. È in quel per fortuna che scorgo il miracolo, tutto umano, dell'andare avanti e avanti nel viaggio. Per fortuna appare, in mezzo a questi versi, come fosse la sorpresina nell'uovo. Auguri!


(Pasqua casalinga)



venerdì 19 aprile 2019

Buona Pasqua


Nel primo impeto delle festività pasquali
le cerimonie durante la Settimana Santa
erano il culmine della nostra fase Figli e amanti.
Il fuoco di mezzanotte. Il candelabro pasquale.
Gomito a gomito, contenti di essere in ginocchio
uno accanto all'altra là davanti nelle prime file
della chiesa piena, seguivamo il testo
e le letture per la benedizione del fonte.
Come anela una cerva ai ruscelli, così l'anima mia.
Abluzioni. Asciugature. L'alito sull'acqua.
L'acqua mescolata al crisma e all'olio.
Tintinno di ampolla. Cerimonia dell'incenso
e il grido del salmista ripreso con orgoglio:
Di giorno e di notte mi è stato pane il mio pianto. 
(da La lanterna di biancospino di Seamus Heaney)

Esercizio spirituale: sto leggendo tutto Heaney. Non per lavoro, non per diletto, piuttosto per una forza magnetica che mi riporta dentro a quei versi e non c'entra con i miei poeti da raccontare alla radio, non c'entra con quello che sto facendo eppure viaggia con me. Le storie, i genitori, lui ragazzo, la stalla, la mora matura, il carbonaio sono personaggi del mio panorama, sono i miei "esercizi". 
Tintinno di ampolla. Pane il mio pianto. 
E resto lì, tra quei banchi, vicino a lui bambino, a sua madre. Ci sono anche i miei nonni, mio padre che aspetta fuori. A pranzo c'è l'uovo di cioccolato infiocchettato al mio posto, da rompere dopo mangiato. Non prima però, Susanna.


(cerimonia pasquale)