venerdì 23 novembre 2018

Parole come petali


Di quale valle
di quale albero
danzano i petali?
(Momoko Kuroda 1938)



La complessità, l'analisi, le differenze contano meno di zero. Pancia e viscere vincono su cervello e ragionamento. La competenza, annullata. Sarebbe utile prendere questo haiku e farne esercizio zen, di quale valle di quale albero, da dove provengono tutte queste parole? Meglio della palestra.


(resistenza)















giovedì 22 novembre 2018

La poesia salverà il mondo


Il mondo sottomarino,
Foreste al fondo del mare, i rami, le foglie,
Ulivi, ampi licheni, strani fiori e sementi,
folte macchie, radure, prati rosa,
Variegati colori, pallido grigio verde,
porpora, bianco e oro, la luce vi scherza
fendendo le acque
Esseri muti nuotan laggiù tra le rocce,
il corallo, il glutine, l’erba, i giunchi,
e l’alimento dei nuotatori
Esseri torpidi brucan fluttuando laggiù,
o arrancano lenti sul fondo,
Il capodoglio affiora a emetter lo sbuffo
d’aria e vapore, o scherza con la
sua coda,
Lo squalo dall’occhio di piombo,
il tricheco, la testuggine, il peloso
leopardo marino, la razza,
E passioni, guerre, inseguimenti, tribù,
affondare lo sguardo in quei fondi
marini, respirando quell’aria così
densa che tanti respirano,
Il cambiamento, volgendo lo sguardo qui
o all’aria sottile respirata da esseri che
al pari di noi su questa sfera
camminano,
Il cambiamento più oltre, dal nostro
mondo passando a quello di esseri
che in altre sfere camminano.
("La poesia salverà il mondo" di Walt Whitman)


Walt Whitman, il poeta amato da David Hockney. Un dipinto del pittore inglese dallo sguardo americano qualche giorno fa è stato acquistato, non da me, per novanta milioni di dollari.
Folte macchie, radure, prati rosa,
Variegati colori, pallido grigio verde,
porpora, bianco e oro, la luce vi scherza
fendendo le acque
Esseri muti nuotan laggiù tra le rocce 
Se fossi ricca, ma tanto tanto ricca l'avrei fatto, me lo sarei comprato un quadro di Hockney. Anzi me lo compro lo stesso, nonostante non possa permettermelo, tanto si può fare e dire tutto, nonostante la bocciatura europea (QUI) e i conti che non tornano.
Uno di quelli con la piscina, i riflessi sull'acqua turchese che saettano sul rosa delle figure. La luce definitiva, post atomica, nel mio quadro non gli importa più niente a nessuno, il trampolino disegna un'ombra netta sul bordo della vasca, le tessere delle mattonelle sono ocra. Il tuffo già fatto, il sesso consumato, il drink già bevuto, il vetro della finestra della villa fuxia è stato ben lucidato. So che all'interno c'è il tavolo, arancione, con sopra una fruttiera di banane e limoni gialli e un peperone rosso. Siamo seduti, i padroni di casa ed io, noi tre. Immobili. In secondo piano, due palme tra una verzura senza vento arredano il parco.
Il "mio" Hockney è un pensiero che placa, è la personale anestesia al dolore del mondo.


(Quasi California)


mercoledì 21 novembre 2018

Piccola città



Il metodo dev'essere purissima carne
e non condimento simbolico,
visioni reali & prigioni reali
come si vedono di quando in quando.

Prigioni e visioni presentate
con rare descrizioni
corrispondenze esatte a quelle
di Alcatraz e Rosa.

Un pranzo nudo è naturale per noi,
noi mangiamo sandwiches di realtà.
Ma le allegorie sono tali lattughe.
Non nascondere la follia.
("Il metodo dev'essere purissima carne" di Allen Ginsberg)


Una poesia che unisca il metodo alla dissipatezza, che mescoli l'ordine con il caso, può essere stata concepita solo da uno dei padri del beat, il mentore di tutti quei giovani degli anni settanta un po' maliardi, un po' sregolati e molto, molto fatti.
Il metodo dev'essere purissima carne
e non condimento simbolico
Si sa, il metodo storiografico impone ricerca e dati, sono le emozioni e la loro purissima carne a scombiccherarli. Ed è ben tenendo presente questo che ho letto Piccola città, il volume che vive di un'intima alternanza: storia e biografia, cervello e cuore. I campi restano distinti, è l'indice stesso del libro a correre in aiuto dell'autrice, da una parte storica dall'altra figlia di un eroinomane, di qua i dati, con bibliografie, numeri e analisi, di là la vita. Da una parte la Storia, dall'altra le storie. 
Ma è quando nella storia entra la droga che si mischia tutto e ogni "piccola città" si squassa. Si sgretolano mura, cedono pavimenti, intorno trema tutto e chi sopravvive allo sfacelo deve rimettere in ordine. Lo riconosci subito chi ce l'ha fatta, è colui che gira, luminoso e abbacinato, mettendo insieme coccetti, recuperando pezzi di vetro colorato con scientifica cura, senza mai farsi male. Perché chi sopravvive al crollo, subìto o procurato che sia, non si ferisce più.






  

martedì 20 novembre 2018

Porco mondo


Girotondo casca il mondo
casca la terra
si alza la Guerra.

La Guerra si alza
si sdraiano i vivi
si alzano i morti
i vivi diventano morti.

Come gioca la Guerra
oh guarda un bambino
sotto la terra.
("Girotondo" di Vivian Lamarque)


Monnezza. In effetti perchè ostinarmi a chiamarla col suo nome da vocabolario, immondizia, quando sembra affatto derivare da quel latino dolce e blasonato di immundus, immondo, ovvero qualcosa di indegno di esistere qui, tra noi, sulla nostra terra, ma che al contrario scaturisce da dentro, dar monno. Meglio il dialettale monnezza, violento e aggressivo come lo è l'uso elettorale che se ne fa.

(Porco mondo)



sabato 17 novembre 2018

Nudità


Piogge primaverili:
la bambina insegna al gatto
a danzare.
(Issa 1763-1827)


Un haiku come un minuscolo teatro, in scena una bimba e il suo gatto fanno qualche passo di danza insieme. Li immagino buffi, il gatto su due zampette, la bimba che ride, e la musica intorno. E io sono quella che li osserva, fuori la scena.

Nudità è uno spettacolo unico. E uso “unico” nel senso più stretto e alto, perché è stata proprio l’unicità dell’evento, la sua irripetibilità a emozionarmi. Non mi colpisce solo l'intima comunicazione tra i due attori e i due pupi. A toccarmi è il peso di quei corpi nella loro irripetibile fisicità. Sono due esistenze a muoversi su quelle tavole, c'è vita sopra il palco, la vita di Virgilio Sieni e di Mimmo Cuticchio, impalpabile eppure precisa, ed è in ogni respiro o passo di danza proprio lì, davanti a me. Nel dialogo gestuale con e attraverso i pupi, nell'irrompere della parola con il suo ritmo ipnotico che sembra portata dal vento, diventiamo spettatori di un evento unico: noi siamo quella nudità. Ci aggiungiamo al rito, troviamo il nostro passo per accordarci a loro, mentre in scena il fiato disarticola le parole e il gesto scarnifica polsi e caviglie, in equilibrio tra ricerca e tradizione. 
Nel Bunraku, un tipo di teatro giapponese che combina insieme burattini, recitazione di un testo e la musica di un liuto a tre corde, vediamo tutto - i musicisti, gli attori e chi manipola i burattini di legno; è tutto esposto, come se venisse offerta allo spettatore la verità stessa della rappresentazione. 
Con Nudità ci inoltriamo di un passo ancora, più in profondità. Sieni, instaurando quel dialogo gestuale intimo, trascendente, il gesto lo disincarna e Cuticchio risponde armonizzando voce e i movimenti dei pupi su quelli del danzatore. Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio aggiungono se stessi all'altro. 
Ed io sono con loro, su quelle tavole, quello che fanno è anche mio, mi riguarda. Aggiungo me stessa a quei corpi così belli perché così unici. Come è unico ogni essere umano e la storia che racconta.


(Vita)