Un mangiatore di cachi
che amava gli haiku
così bisognerà ricordarsi di me
(Shiki 18631-1902)
Se dovessi sintetizzare tutti questi anni di lavoro al Festival di Mantova per Fahrenheit in solo tre ricordi, tre come i tre ku di uno haiku, penserei subito alla chiacchiera seduti sugli scalini con Roberto Saviano prima del suo incubo, al saluto affettuoso, rubato con gli occhi, tra due giganti come John M. Coetzee e Toni Morrison nella hall di un albergo, e al grande poeta irlandese Seamus Heaney che, come un qualsiasi attempato turista, si rinfrancava dal caldo mantovano seduto insieme alla moglie a un tavolino di un bar prima del suo indimenticabile reading di poesie.
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(Ku-ore a Mantova) |
Ho del riso
dei libri
persino del tabacco
(Santōka1883-1940)
Il saggio e sobrio Santōka ci indica queste tre cosette necessarie per vivere, le sue tre cose preferite.
Mi asterrò dai consigli di cucina, per il vostro bene, e il tabacco, per quanto mi riguarda, lo sostituirei con il cioccolato fondente. Ma sui libri, almeno quelli che popolano la mia libreria, ho le idee più chiare.
Non amo i libri che... non mi parlano. E detesto i libri che mi tranquillizzano. Essere trasportata in mondi fantastici dove spazio e tempo sono opzionali, in mondi esotici con vecchi saggi dalla barba bianca che ti risolvono i problemi, non lo reggo. Diffido degli autori piacioni, dei fenomeni letterari, delle copie vendute, degli esordi imperdibili.
Le amiche geniali, i mondi spiegati ai miei figli, le saghe e i commissari mi allappano. I giornalisti-scrittori, i politici-scrittori, mi appallano.
Scovare letteratura nel mucchio, trovare quello che cerco in un grande festival letterario come quello di Mantova non è facile, è come riuscire ad acchiappare il coleottero più raro del pianeta. Un retino e la valigia è pronta.
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(Caccia grossa) |
Fradicia stanga del pontile. Vi è legata triste una giumenta
che agita nel buio la criniera, resistendo al sonno.
Le chiavi di violino delle gondole dondolano, emettendo
silenzio ognuna per suo conto.
Quanto più il moro è fiducioso, tanto più nera è la carta
di parole. E la mano, per raggiungere un collo troppo corta,
sgualcito dalle dita di Jago stringe al viso il merletto
d’un fazzoletto di pietra.
( da "Strofe veneziane" di Iosif Brodskij)
Ma qualcuno, fra giornalisti o addetti ai lavori invitati a Venezia per la famosa rassegna, ha per caso visto l'ultimo di Minervini? E potrebbe segnalarmi altri autori che come lui sono stati capaci di guardare dritto nelle nostre vite, dritto dove siamo? Non riesco a sentire le risposte, scusatemi. Nel cinema, come nella letteratura, nella politica, e quindi nelle vite di ognuno, vale solo il coro plaudente, semplificante, e corroborante, di amici geniali.
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(Punto di vista al Lido) |
Con una lanterna
appesa a un pino
lavo i panni
(Issa 1763-1827)
"E da lì si va al piano di sopra". Carte da parati che non ho scelto, lenzuola scompagnate, cassetti misteriosi. Una poltroncina di giunco quasi uguale alla mia. Sopra una mensola un libro di Fleur Jaeggy di cui leggo spudoratamente la dedica scritta a penna, ben calcata, innamorata, sulla prima pagina bianca, "Firenze 1990 - dalla mia libreria per te". A Francesco temo non sia piaciuto, la seconda parte dopo il segnalibro è intonsa. E l'odore della casa delle vacanze, quanto mi piace quel misto di umido e buio, tra muffa e bosco, che alligna dentro le stanze.
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(Vita da ospite) |
Sopravvissuto,
sopravvissuto a tutti
Oh quanto freddo!
(Issa 1763-1828)
Quanto sarebbe bello un tasto rewind per andare indietro con le vite delle persone! Poterci cliccare su e seguire passo passo, a ritroso, chi ho davanti.
E, cliccando cliccando, vedere da dove vieni, perché sei scappato, dove ti trovavi, chi erano i tuoi familiari, i tuoi amici, il tuo paese, la tua terra. E vedere cosa ti hanno fatto per farti arrivare in un posto sconosciuto, per farti salire su un barcone, per obbligarti a lasciare l'abbraccio dei tuoi e per farti dimenticare sapori, odori, abitudini.
Vedere come ci sei arrivato dentro quella tuta da benzinaio che ti sta larga, dentro quelle scarpe che consumi sui nostri marciapiedi per vendere degli affaretti inutili. Sopravvissuto a tutti, che cosa mai hanno sopportato le tue pupille che cercano le nostre ora con aria supplicante o torva, rassegnata o spersa!
E che cosa amavano guardare per sognare.
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(sopravvivere) |