Infagottata
vado urtando nel freddo
figli non miei.
(Momoko Kuroda 1938)
In un tempo lontano qualcuno mi badava, preparava
alle cinque la merenda e la frittatina per la cena. E mi rimboccava le coperte e poi spegneva la luce. Oggi che mi faccio tutte queste cose da sola, penso a quel tempo e a questo qui.
"Figlia mia" sono io, lo dico a me, e allora mi compro un gelato, mi macchio e mi asciugo col polsino. Tutto come allora, quasi tutto. E' nel buco di quel "quasi" che sento a volte un'eco, come una voce vocetta che risponde da lontano, che risponde al mio ciao.
"Figlia mia" sono io, lo dico a me, e allora mi compro un gelato, mi macchio e mi asciugo col polsino. Tutto come allora, quasi tutto. E' nel buco di quel "quasi" che sento a volte un'eco, come una voce vocetta che risponde da lontano, che risponde al mio ciao.
Ci penso su. Mi fermo. Mi commuovo, mi asciugo con il polsino di prima. E ricomincio la mia bella passeggiata.
(io) |