martedì 17 aprile 2018

Scuola di scrittura


Molto era in quell’alba, in quell’albergo, nella carta
che mostrava l’acqua dura del muro e del soffitto.
Tutto, forse il senso del mondo, era nel singhiozzo di lei
con la nuca che batteva contro il letto
e nel gesto di lui
che le avvolgeva i seni nel lenzuolo.
Fuori cresceva il giorno
innaturale, come lo stelo di ferro della lampada
scosso a lungo con ira quando il corpo dell’altro era più solo.
("Quello che dell’amore resta" di Antonella Anedda)


I protagonisti di Munro, per esempio, come questi due amanti nei versi di Anedda, non sono caratterizzati, non vengono descritti al lettore. La ruga, le spalle, la sciarpa verde non ci sono, sono dettagli superflui che avrebbero ingombrato lo spazio. Ci pensiamo noi a immaginarli, a farli nostri. A imprimerli.
Molto era in quell'albain quell’albergo, nella carta 
Ed è così che i personaggi è come se si stagliassero, ritagliati dall'autore nel paesaggio di un libro o di una poesia, e noi li rendessimo riconoscibili ovunque. E per sempre.


Nessun commento:

Posta un commento