lunedì 15 gennaio 2018

Etty Hillesum


Sulla via assolata, dentro al vecchio
tronco cavo che da lungo tempo
serve a bere e piano a sé rinnova
uno specchio d'acqua, la mia sete
calmo: l'acqua limpida e il suo flusso
prendo in me nel cavo della mano.
Bere è troppo, è un atto che tradisce,
mentre questo gesto in cui m'indugio
porta un'acqua chiara alla coscienza.

E così potrebbe riposarmi
se tu fossi qui, posare piano 
la mia mano sulla fresca curva
della spalla o al limite del seno.
(da Poesie di Rainer Maria Rilke)




Oggi 15 gennaio nasceva Etty Hillesum.
Tutta quella sete nei versi di Rilke, poeta a lei caro... Sete di esperienze, conoscenza. Sete di vita.
l'acqua limpida e il suo flusso 
prendo in me nel cavo della mano
Leggere i versi che Etty amava è una forma di preghiera.

(Il suo sguardo)


venerdì 12 gennaio 2018

Da Céline al Foro Italico


Nascono i bei pensieri sopra i ponti
e sempre ci si ferma sopra i ponti
per contenere quell’atomo di grazia
sospeso in equilibrio
tra gravità di sponde e cieca corsa d’acqua.
Ti darò appuntamento sopra un ponte,
in questa mezza terra di nessuno.
 ("Ponti" di Patrizia Cavalli)


La Roma dell'architettura fascista, quella che attraverso ogni giorno. 
Tutti quei grugni, identici l'uno all'altro sotto l'elmo, sbalzati nei rilievi di marmo che ornano l’entrata al ponte, mi sorprendono ogni volta. Davanti a me l'obelisco con la scritta DVX dove qualcuno si fa la foto ricordo: da star male ogni volta. E' la Roma littoria quella che fendo in motorino, sempre in cerca del mio atomo di grazia.
Attraverso il ponte per raggiungere la redazione. 
Potrebbe essere proprio questo il tema della nostra apertura? Un panorama urbano che celebra il ventennio, oggi, ma che significato assume? 
E la lettura di un grande del novecento come Céline - il suo editore francese Gallimard "sospende" la ripubblicazione degli scritti antisemiti - è, in qualche modo, legata a quello che vedo ogni giorno da sotto il casco? (QUI)
Come mai i razzismi, i leghismi, i saluti romani, i muri non ci sorprendono, non ci indignano?
Se si digita Céline, le prime occorrenze riguardano la pop star Celine Dion, forse bisogna rifletterci su.


(viaggio al termine della notte)



giovedì 11 gennaio 2018

Je suis


Il rosso, il giallo, l'azzurro
dei fiori lo ammetto sono belli.
ma se penso il colore,
il colore intatto e fisso,
non va la mente ai fiori, ma
al rosso del rubino e del corallo,
al giallo dell'oro o del topazio, 
all'azzurro di zaffiri o turchesi.
(Costantino Kavafis)



Sdegno collettivo.
Auspico un contro-movimento costituito dagli osservatori delle sfumature. 


(gregge)






   


mercoledì 10 gennaio 2018

Le parole che capitano


Il mio cavallo cammina
per la pianura d'estate.
Io in una pittura.
(Bashō 1644-1694) 


Capita. Certe parole ci vengono in visita dal passato. 

Mi trovavo in quella seccante situazione che conosciamo tutti: sulla sedia del dentista. Immobile, piedi formicolanti, lingua secca prosciugata da quella specie di uncino aspirante, con un orecchio improvvisamente da grattare su cui premeva quell'aggeggio che consente di tenere la bocca ben aperta. Riflessa in un segmento metallico della lampada accecante, che pietosamente ogni tanto mi abbassano dagli occhi sbarrati, penso "Ma guarda che caspita di mordacchia mi hanno messo!" 
'Mordacchia' è una parola che usava mio padre. "Ti metto la mordacchia!" mi diceva quando rompevo, quando parlavo troppo con quel tono petulante che lui imitava facendomi il verso. Fu così che, pur vivendo in un appartamento e non in una fattoria, imparai il significato di "mordacchia"
Amo il suo suono dispettoso che scherza con "racchia" e con "morso". Una parola che ieri pomeriggio, dal dentista, improvvisamente, mi ha accarezzato.
Capita. Certe parole, all'improvviso e chissà perché, ci vengono in visita dal passato.

(cura canalare)


martedì 9 gennaio 2018

Poesia


Duemiladiciotto               -
Millenovecentottantotto  =
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                                     trenta

Trent'anni di operazioni non in cifre,
in lettere. Mai tornano i conti a Nicola
Crocetti, non lo amano i numeri.
Ma le lettere, oh le lettere dell'alfabeto sì.
Lo inseguono come i topi il pifferaio
di Hamelin, come il mare Ulisse,
come gli invitati lo sposo
e la sposa, come le api i fiori,
come i poeti l'amore il dolore.
("Come il mare Ulisse" di Vivian Lamarque)



Festeggio i trent'anni di Poesia, la rivista sempre uguale eppure sempre nuova. 
Fuori moda come il vecchio golf o il caffé all'angolo, sempre lo stesso e mai rimodernato ma che rende unico quel pezzo di strada altrimenti banale. 
Ogni numero una scoperta poetica, una storia che non conoscevo o la foto sorprendente di un viso. 

Al suo fondatore a cui mai tornano i conti, e a tutte le firme di Poesia, i miei auguri.