sabato 15 ottobre 2016

Buon sabato

Freschezza d'estate
qui me la prendo comoda
e faccio la siesta
(Bashō 1644-1694)

Estate resta qui ancora un po', fermati! Con i tuoi tempi morti, i telefonini che squillano di meno, gli amici, che sì ci sono ed è bello, ma va benissimo che siano ancora in giro. E ora legale, resisti! E soprattutto resistete ancora siesta pomeridiana, ore di ozio utili per leggere e pensare, solo pensare, alle cosa da fare.
Quelle sane ore da Paperino, naso schiacciato contro lo schienale imbottito del divano, e coda in posizione OFF verso il resto del mondo...

(Estate da sogni)

giovedì 13 ottobre 2016

NOBEL

Ai raggi del tramonto

una farfalla
vola sulla città
(Takarai Kikaku 1661-1707)


In occasione dei suoi novantanni ho avuto il piacere di intervistare per Fahrenheit Dario Fo.
Gentile, lieve, pronto alla conversazione e a divagare, parte dal libro appena pubblicato per arrivare a quello che per lui è il vero cuore delle cose: la curiosità come molla per procedere. 
Farfalla vola sulla città.
Al Re dei Guitti, a questo "mistero buffo" della cultura italiana che ha la parola "dio" già nel suo nome e cognome (farò dio) - presa in giro onomastica in carne e ossa - ecco, proprio a lui, a Dario Fo, consegnerei un secondo Nobel per la gioia di vivere che ancora oggi trasmette a novanta anni. 
(clicca e ascolta QUI)
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E oggi? Oggi hanno assegnato il Nobel per Letteratura 2016 a Bob Dylan. 
Fino a questa mattina ero convinta se la battessero ancora una volta Don Delillo e Philip Roth.
Il primo, Delillo il freddo, scrittore dallo stile gigante ma dal fisico che appare così comune, ordinario. Lo ricordo in una via del centro di Roma,  in occasione di un festival di Massenzio di anni fa, il giubbino di tela leggero, i capelli bianchi e sottili, non alto. Stringeva a sé una cartellina arancione, forse conteneva l’intervento che avrebbe letto la sera,  mentre tutti gli altri intorno parlavano parlavano, sembrava cortesemente assente, attaccato a quel rettangolo arancione. Sembrava un amministratore di condominio. Da allora, in casa lo chiamiamo il Ragioniere. Del resto chi ha ragionato meglio di lui dietro a un dettaglio nello spazio di una pagina?
E poi Philip Roth, altra pietra miliare della mia libreria. Forse lo amo ancora di più di Delillo. La sua chiarezza che corrisponde a cervello e viscere, alto e basso, pulsioni e vertici. Roth e la sua giacca di tweed, i suoi capelli arruffati, le labbra sottili. Il suo viso da uccello mi guarda da dietro la mia scrivania in redazione da un ritaglio di giornale fotocopiato.
Sì, parteggiavo per lui, lo ammetto. E sono andata così avanti,  al punto di immaginarli a telefono subito dopo l’assegnazione del Nobel a uno di loro:
"Ciao Philip"
"Ciao Don"
"Congratulazioni, caro"
Ma il mio sogno vola nel vento mentre tutti cantano qualcosa che mi sfugge. Non capisco.

(Everyman)



mercoledì 12 ottobre 2016

Una festa da stadio

Questo autunno
perché mai devo invecchiare?
Uccello tra le nubi
(Basho 1644-1694)


Grande festa per Anderlini Mario, il partigiano, detto Franco! 
Bologna ha appena festeggiato i suoi cento anni e io mi unisco agli auguri. Ed è anche mia una nota che vola lassù, di quel "bella ciao" che hanno intonato ancora una volta tutti in coro.
Cliccando QUI leggerete la sua biografia. Come non conoscerla, come non onorare questo vecchietto sorridente, la cui foto vedo tra le notizie semi nascoste, quelle più in basso - e che di solito si saltano - nella versione on line di un quotidiano. Scorrendole si incappa anche nelle cronache da stadio, nelle foto, a dir poco irritanti, della tifoseria che sbraita durante Israele-Italia  e si sbraccia nel saluto romano (Notizia QUI)
Ma torniamo alla festa che è meglio, anzi, aiuta a mandare giù rospi del genere.
E torniamo alla storia di Mario Anderlini, alla sua beffa, quando nel 1945, giovane e forte, si finse morto e si stampò da solo il ricordino funebre in memoria, appena seppe che gravava sulla sua testa una taglia. E che ebbe la meglio "in quel di Piumazzo e nello scontro di Levizzano intrepidamente e vittoriosamente sostenuto contro forze nemiche dieci volte superiori per numero". 
Cari miei, finora nessuno ce l'ha fatta contro Mario detto "Franco",  nessuno se l'è portato via e seppellito all'ombra di un bel fior. Nessuno ce l'ha fatta!
A "Franco", che era uno contro dieci, alle sue mille vite, ai suoi cento anni. 
Auguri a te (e a noi)! Evviva!


(bianco rosso e verde)










martedì 11 ottobre 2016

Amore

Questa solitudine
verresti a condividerla?
Foglia di paulonia
(Bashō 1644-1694)

Della paulonia e delle sue foglie so poco. 
Allora guardo su internet. Scorro le foto: il portamento maestoso, i fiori lilla e bianchi che sembrano vellutati e carnosi dentro la chioma, "profumatissimi", dice wikipedia. 
Il suo legno è fonoassorbente, perfetto per il koto, lo strumento a corde giapponese, ed è un ottimo isolante termico. E' usato, continua la paginetta, in ebanisteria; sono di paulonia i mobili che custodiscono i kimono e i geta, gli zoccoli tradizionali. 
Un legno musicale, robusto, flessibile, caldo, protettivo. E che sa di passi per casa.

Un haiku-albero come dichiarazione d'amore e progetto di vita.

(cercando la foglia giusta)


  

domenica 9 ottobre 2016

Una domenica

Sembra risuonino 
anche le campane
frinire di cicale

(Bashō 1644-1694)



Una dozzina di anni fa finiva un periodo faticoso, una di quelle onde anomale che ogni tanto travolgono la vita ma mi sentivo meglio, rifiorivo piano piano. Passeggiando per il centro metto gli occhi su una spilletta che mi guardava da una vetrina. Cosa da poco, ma era proprio la "mia" spilla. Una cicala di plastica, vecchiotta, anni sessanta. Fascino immediato a prezzo contenuto. 
In un attimo entro, compro e attacco al bavero. E in attimo la eleggo mio portafortuna ufficiale.
Passano gli anni, alti e bassi, solitissime cose che capitano a tutti, arriviamo a maggio 2014. Ricordo bene la data perché tornavo dal Salone del Libro di Torino in treno. Caldo di primavera inoltrata, trolley, giacche, giornali e libri, mi siedo, mi alzo, metto la presa per iphone, insomma... la cicala si stacca e la perdo. Me ne accorgo a casa e in un flash la rivedo per terra, credo anche di aver risentito mentalmente il suo toc sul pavimento del treno. 
E va bene, pensavo, è andata cosi'. Pazienza. 
Una mattina di domenica, ma di un anno dopo, siamo a maggio del 2015, e dodici anni dopo quell'acquisto, mi sveglio con il pensiero di andare al mercatino di piccolo antiquariato di piazza Augusto Imperatore a Roma. Fin qui niente di strano. Ma se dicessi che l'idea che mi fa scendere dal letto è quella di poter ritrovare la spilla-cicala? 

Inizio il mio giro tra le bancarelle, sbircio, soppeso, osservo e ripongo oggetti e oggettini, "Avete spille vecchiotte, magari a forma di insetto?"  
"E questa le piace?" 
Mi mostra un cicalone bruttissimo, stilizzato, e poi non era "quella" spilla, io volevo la "mia" cicala. Continuo ad aggirarmi per il mercatino quando vedo un signore elegantissimo con le ghette, un completo lilla, i capelli grigi raccolti in un codino, intento nella scelta di alcune cartoline. Luigi Ontani, grande artista, grande tableau vivant di se stesso. Sontuosamente perfetto in ogni dettaglio.
"Belle le cartoline che guarda, maestro. E molto divertente scegliere qualcosa al suo fianco"
"Conosce l'arte?" mi  chiede.
"Mmmm. Tutta tutta direi di no, ma il suo lavoro sì. Che piacere conoscerla!" Stava pure guardando vecchie cartoline giapponesi...
E iniziamo a chiacchierare su India, mercatini e carte fatte a mano. 
Dalla sua sporta di seta - Ontani può girare solo con una una sporta di seta profumata di incenso - tira fuori un suo piccolo quaderno di artista. Ci scrive su una dedica con un pennarellone d'oro, anche lui custodito nella sporta di cui sopra, e me lo porge.
Prendo il librino, confusa e felicissima. È una minuscola antologia delle
sue foto famose dove lui posa in varie fogge e sulla cui copertina mi ha scritto, ghirigorando, "susanna" e "arte". 
In giro la domenica mattina per un mercatino di antiquariato con Luigi Ontani, uno dei più grandi artisti contemporanei
E pensavo a un sacco di cose. Al lavoro su se stesso lungo tutta una vita, modello, ispiratore e soggetto stesso della sua arte. A quanto sia sofisticato e semplice insieme, conturbante e ironico. Osservavo da vicino il suo profilo, i capelli ora bianchi e raccolti che rimarranno, grazie al gesto artistico, lunghi e bruni come quelli di un giovane san Sebastiano di Guido Reni. 
Questo artista un po' Shiva, un po' Genji principe splendente e un po' Pinocchio, capace di trasformare cartapesta, vetro e legno in pietre preziose e rendere una maschera persona e persona una maschera. Un bell'incontro, non ci sono dubbi. 

Tornando verso il motorino mi ripetevo quanto è bella Roma la domenica mattina, e quanto è bello viverci e che, alla fine, questi incontri, ma dove sono mai possibili se non qui?
"Desidera qualcosa?" mi chiede una signora da dietro un piccolo stand tremolante di mille chincaglierie.
"Solo un'occhiata, grazie"
E che vedo? In mezzo a tante spille, la "mia" cicala. Ovviamente di un altro colore, più marroncina e meno verde, ma era "quella".