Ai raggi del tramonto
una farfalla
vola sulla città
(Takarai Kikaku 1661-1707)
In occasione dei suoi novantanni ho avuto il piacere di intervistare per Fahrenheit Dario Fo.
Gentile, lieve, pronto alla conversazione e a divagare, parte dal libro appena pubblicato per arrivare a quello che per lui è il vero cuore delle cose: la curiosità come molla per procedere.
Farfalla vola sulla città.
Al Re dei Guitti, a questo "mistero buffo" della cultura italiana che ha la parola "dio" già nel suo nome e cognome (farò dio) - presa in giro onomastica in carne e ossa - ecco, proprio a lui, a Dario Fo, consegnerei un secondo Nobel per la gioia di vivere che ancora oggi trasmette a novanta anni.
(clicca e ascolta QUI)
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vola sulla città
(Takarai Kikaku 1661-1707)
In occasione dei suoi novantanni ho avuto il piacere di intervistare per Fahrenheit Dario Fo.
Gentile, lieve, pronto alla conversazione e a divagare, parte dal libro appena pubblicato per arrivare a quello che per lui è il vero cuore delle cose: la curiosità come molla per procedere.
Farfalla vola sulla città.
Al Re dei Guitti, a questo "mistero buffo" della cultura italiana che ha la parola "dio" già nel suo nome e cognome (farò dio) - presa in giro onomastica in carne e ossa - ecco, proprio a lui, a Dario Fo, consegnerei un secondo Nobel per la gioia di vivere che ancora oggi trasmette a novanta anni.
(clicca e ascolta QUI)
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E oggi? Oggi hanno assegnato il Nobel per Letteratura 2016 a
Bob Dylan.
Fino a questa mattina ero convinta se la battessero ancora una volta Don Delillo e Philip Roth.
Il primo, Delillo il freddo, scrittore dallo stile gigante ma dal fisico che appare così comune, ordinario. Lo ricordo in una via del
centro di Roma, in occasione di un festival di Massenzio di anni fa,
il giubbino di tela leggero, i capelli bianchi e sottili, non alto. Stringeva a
sé una cartellina arancione, forse conteneva l’intervento che avrebbe letto la
sera, mentre tutti gli altri intorno parlavano parlavano, sembrava
cortesemente assente, attaccato a quel rettangolo arancione. Sembrava un
amministratore di condominio. Da allora, in casa lo chiamiamo il Ragioniere.
Del resto chi ha ragionato meglio di lui dietro a un dettaglio nello spazio di
una pagina?
E poi Philip Roth, altra pietra miliare della mia libreria.
Forse lo amo ancora di più di Delillo. La sua chiarezza che corrisponde a
cervello e viscere, alto e basso, pulsioni e vertici. Roth e la sua giacca di
tweed, i suoi capelli arruffati, le labbra sottili. Il suo viso da uccello mi
guarda da dietro la mia scrivania in redazione da un ritaglio di giornale
fotocopiato.
Sì, parteggiavo per lui, lo ammetto. E sono andata così
avanti, al punto di immaginarli a telefono subito dopo
l’assegnazione del Nobel a uno di loro:
"Ciao Philip"
"Ciao Don"
"Congratulazioni, caro"
Ma il mio sogno vola nel vento mentre tutti cantano
qualcosa che mi sfugge. Non capisco.
(Everyman) |
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