venerdì 28 novembre 2014

Parole e fiori secchi

Areando la mia roba
in mezzo ai libri stranieri
petali di fiori di ciliegio seccati
(Shiki 1867-1902)





Ho sempre pensato che gli ascoltatori di Radio3 siano da considerarsi "patrimonio dell'umanità". Cito per tutti, quelli di Primapagina per il tratto e la competenza e anche per quella loro voce che, a volte, impercettibilmente si rompe quando toccano temi importanti per la comunità civile. Per me ogni mattina sono i portavoce ufficiali di un'Italia possibile. 
Poi c'è, amata ma temutissima dai conduttori, e vado al punto, la categoria degli ascoltatori caratterizzata dalla devozione totale nei confronti della lingua italiana. Veri correttori automatici in persona, sono gli immediati e inesorabili evidenziatori giallo-neon dei maledetti strafalcioni da diretta.

Per il loro palato raffinato - e vorace! - si offre questo "Comunque anche Leopardi diceva le parolacce" (Mondadori) brillante saggio di Giuseppe Antonelli, linguista e conduttore de "La lingua batte" su Radio3.

In modo colto e divertente Antonelli offre una visione sulla lingua laica e aperta. Nell'italiano ben vengano novità e movimento, dice l'autore. Neologismi e contaminazioni che ne garantiscano vivacità e ricchezza. E scoprendo parolacce in Dante e in Leopardi, e la tendenza dei cinesi a non sopportare gli anglismi quasi quanto alcuni ascoltatori di Radio3, continuo la mia lettura su parole vecchie e nuove.
Antonelli ragiona su una tesi di fondo molto semplice: sfruttare le occasioni che il presente offre. Invece di rimpiangere il passato, ci dice, sarebbe il caso di considerare la grammatica non come l'amato libro su cui abbiamo studiato - e che ora giace polveroso in cantina - ma come un propulsore verso una conoscenza aggiornata e puntuale. E che non serba le parole come fossero "petali di fiori di ciliegio seccati".
Nell'epoca di Internet vale anche un "e-taliano", continua, non lingua depauperata ma arricchita, strutturata e solida senza rigidità. 

Una bella sfida, quella che immagina questo saggio ricco di documenti, citazioni e curiosità e che analizza l'uso della lingua senza demonizzazioni o sterili nostalgie. 




(P a r o l e .   P a s s a n d o    d a v a n t i    a    u n a   v e t r i n a .  R o m a )   




  

giovedì 27 novembre 2014

Io in una pittura

Il mio cavallo cammina
per la pianura d'estate.
Io in una pittura.
(Bashō 1644-1694)




Capita che certe parole ci vengano in visita dal passato. 

Mi trovavo in quella seccante situazione che conosciamo tutti: sulla sedia del dentista. Immobile, piedi formicolanti, lingua secca prosciugata da quella specie di uncino aspirante, con un orecchio improvvisamente da grattare su cui premeva parte di quell'aggeggio che consente di tenere la bocca ben aperta. Mentre stavo combinata così, casualmente mi intravedo riflessa in un segmento metallico della lampada accecante, che pietosamente ogni tanto mi abbassano dagli occhi sbarrati, e penso "Ma guarda che caspita di mordacchia mi hanno messo!" 
'Mordacchia' è una parola che usava mio padre. "Ti metto la mordacchia!" mi diceva quando rompevo, quando parlavo troppo con il mio tono petulante che lui imitava facendo le smorfie. Imparai perfettamente il significato di "mordacchia" pur vivendo in un appartamento e non in una fattoria. 
E amo il suono dispettoso di questa parola buffa che scherza con "racchia" e con "morso" e che un papà esasperato e simpatico mi lanciava dietro quando ero ragazzina. Una parola che ieri pomeriggio, dal dentista, improvvisamente, mi ha accarezzato.

Capita così con certe parole che, all'improvviso e chissà perché, ci raggiungono dal passato.


(Il mio cavallo cammina)



mercoledì 26 novembre 2014

Bicchiere di sakè

Un buon rifugio 
immerso nelle montagne -
di fronte vendono sakè
(Santoka 1882-1940)




Ecco dove vorrei stare! Nel rifugio di Santoka di sicuro non esiste wifi e staccherei da tutte le beghe politiche facendomi su un cicchetto!
Ma i dirigenti del Pd che in TV parlano sempre male del Pd? Cosa vogliono comunicarci? Non rimpiangendo nè l'immobilismo, nè la mancanza di dialogo all'interno di un partito, mi chiedo: le frasi a mezza bocca, le allusioni, le battute, questi rosicamenti, questi twitter compulsivi e pungenti tra loro e su di loro, a chi giovano? 

La Camera oggi dice sì alla riforma sul lavoro con 316 voti favorevoli e 6 contrari. E cosa fanno? Formano il "gruppo dei 29" ovvero il gruppo dei deputati del Pd - tra cui Rosy Bindi! - firmatari di un documento in dissenso. In questi mesi di travaglio, abbiamo assistito a qualsiasi tipo di colpo basso, che tristezza.

Allora sto con un vecchio dirigente come Bersani e faccio mio il suo ovvio "bicchiere mezzo pieno" (di sakè?) chiedendomi il senso di votare contro e rimanere dentro il partito. 
Anche perchè, là fuori, Berlusconi dichiara di non lasciare il tavolo e di assumere Matteo Salvini, di cui intuisce l'appeal in ascesa, come "bomber", il razzismo assume forme sempre più tangibili, i negozi chiudono e siamo tutti più tristi e rancorosi.


(fuori)




martedì 25 novembre 2014

Sole, stelle e silenzio

Radioso splendore
del sole sulle pietre
che landa desolata
(Yosa Buson 1715-1783)





Alla luce del trepidante saluto all'astronauta Samantha Cristoforetti, a cui mi unisco, riflettevo sull'idea di spazio condivisa dai più, risultato, al massimo, di qualche film di fantascienza o cartone animato. 
Una claustrofobica navicella, omini col casco tipo boccia dei pesci rossi al rovescio, movimenti rallentati. Per pranzo, barrette al sapore di pasta al sugo o di bistecca e le posate che levitano dispettose in assenza di gravità. Fuori l'oblò, un fondale buio, non molto rassicurante in verità, scie luminose, pianeti lattiginosi, la "landa desolata" della luna con i suoi crateri, la terra azzurrina e la palla infuocata del sole. 
Sparso ovunque e infinito, un luccichio tipo quello della porporina sui presepi. 
Luca Parmitano ci ha già abituato a immagini riprese e fatteci arrivare da lui stesso direttamente sulla terra, e sui nostri smartphone, via social. Il triangolone dell'Africa, le costellazioni in presa diretta e comete fluttuanti che ci recapitava, non hanno mai tradito la nostra aspettativa bambina, modesto frutto di manga e tg.
Solo una cosa, purtroppo, nessun equipaggio spaziale potrà restituirci: il silenzio che si "sente" lassù.
Quella precisa sonorità di silenzio spaziale non riusciremo mai a capirla né a immaginarla. 
Quello strano e invincibile padre di tutti i silenzi. 
Quel silenzio tangibile e visibile che nessun astronauta riuscirà, purtroppo, mai a condividere neanche con un prodigioso tweet stellare.


(Galleria Arte Moderna di Roma. "Il sole" visto da Giuseppe Pellizza da Volpedo 110 anni fa) 




   












lunedì 24 novembre 2014

Vivibilità

Sapendo che mangia la serpe
orrenda la voce
del fagiano verde
(Bashō 1644-1694)




A proposito dell'uso propagandistico dei fatti di Tor Sapienza.
Ma qualcuno di Roma o di Ostia, si ricorda gli appellativi all'indirizzo dei "romani" urlati prima da quei palchetti delle sagre padane e poi dagli scranni del Parlamento? Dove sono finiti orgoglio e memoria?

Negli ultimi giorni abbiamo assistito al tifo per la calata su Romaladrona di eleganti personaggi con cravatta verde.
Abbiamo ascoltato slogan da ultras che rivendicano la proprietà del territorio e poi, in tv e sui giornali, la raffica delle testimonianze dei cittadini della "porta accanto"  - ma non potrebbe rimanere chiusa a chiave quella "porta"? - seriamente allarmati perchè "cce stanno troppi negri che ce rubbeno il lavoro".

Un'ideale risposta a queste proteste arrivava sere fa da "8 e 1/2" dove il Ministro Alfano prometteva ai cittadini, accigliato e forbito, di rendere più sicure le periferie. 
"Ma il problema" - gli rispondevo dal divano - "è renderle più vivibili, non più sicure! Più vivibili, Alfano!  V I V I B I L I !".
Una periferia con dei bar più accoglienti (magari #noslot), un bel campo giochi funzionante con annesso asilo nido, una biblioteca fornita e allegra... Poi una scuola ripulita, nei cui paraggi anche qualche albero, panchine dove sbaciucchiarsi, servizi e mezzi pubblici adeguati... 

Con la vivibilità, si attenuerebbero visibilmente i conflitti e si potrebbero disinnescare le intolleranze. 

"Altro che sicurezza, ronde e manganelli!" strepitavo inascoltata, mangiandomi il cuscino dove ero seduta. "VIVIBILITA'!".

Solo con la vivibilità anche i "fagiani verdi", o neri, sarebbero afoni.


(Vivibilità)