venerdì 15 novembre 2019

Stefano e Ilaria Cucchi


Aver vegliato tutta la notte sui simboli
e uscire nell'aria fresca della notte
poco prima dell'alba.
I meli sono lieti
dell'abbondante rugiada.
I miei passi sono lievi
ma mi piace pestare il ghiaino,
accarezzare le foglie
e portare alle narici i fiori.
Tu mi segui rimanendo silenziosa 
come un'ombra.
Non sento neanche il rumore dei tuoi passi
mentre cammino,
non sento il tuo respiro, non sento la tua mano
nella mia mano.
(da "Eroi" di Claudio Damiani)

La condanna. Dodici anni ai due carabinieri colpevoli della morte di Stefano Cucchi. La sorella Ilaria che dice "ora potrà riposare in pace".
Stefano Cucchi non voleva morire a ventanni per un pestaggio di violenza animale, non ci pensava proprio quando lo vediamo sorridere nelle ultime foto liete, quelle in famiglia tra i suoi. Cosa avrebbe fatto di sè, se solo avesse potuto, questo ragazzetto romano complicato come tanti, di quelli che vedo sfrecciare sui motorini lanciati a manetta, non ha mai potuto saperlo, non gli è stato permesso.

I meli sono lieti
dell'abbondante rugiada.
I miei passi sono lievi
ma mi piace pestare il ghiaino,
accarezzare le foglie
e portare alle narici i fiori.

Da quel letto autoptico, divenuto cosa informe, feto devastato, Stefano si è fatto dono: ha reso l'amata sorella la sua paladina. Ilaria Cucchi è diventata quella donna libera e colta che conosciamo, competente dei diritti civili insieme al compagno Fabio Anselmo, l'avvocato conosciuto durante questa sua lunga battaglia. 
Da quel pestaggio, da quel corpo straziato oscenamente, un dono d'amore per lei e per noi tutti.

(oggi un pezzetto di cielo)
- Opera di Aeneas Walder, 2013
Arte Sella -

Nessun commento:

Posta un commento