Una libellula di città
lo sa che tanto non durerà.
Appena nata, lascia il suo stagno.
"Stanotte muoio", grida ad un ragno.
"Serve una mano? - fa lui con brio
- Devi morire? Ti aiuto io".
"Gratis? Davvero? Un'eutanasia?
Come mai tanta galanteria?"
(Da "Una libellula di città" di Tiziano Scarpa)
Oggi mi sono svegliata pensando a Venezia e all'acqua che sale. Cenavo, ieri sera, e al tg andava l'acqua alta, l'operatore zoomava sugli stivaloni e il cronista parlava di record, 187 centimetri - una me più un bel pezzo d'acqua in testa che fa affondare la città, pensavo - qualche parola spesa per il Mose e un'altra inquadratura mortifera.
Cerco una poesia e trovo questa, e sostituisco l'animaletto iridescente del poeta con "Venezia", la sua città, anche il titolo cambia senso se lo pronuncio con intonazione diversa, tipo (è proprio) una libellula di città! Il nome dell'insetto deriva da libra, bilancia, poiché in volo la libellula riesce a tenere le lunghe ali orizzontali in equilibrio nel vento. Infatti è così, se la guardi da vicino Venezia è lieve, ariosa con quei trafori di marmo in giro e si posa leggera sull'acqua. È il dono inutile che posso fare, come fosse un haiku di resistenza all'incuria e agli interessi economici.
(Acqua alta) |
"In questa città l'occhio acquista un'autonomia simile a quella di una lacrima"
RispondiEliminaDal magnifico libro _ Fondamenta degli incurabili di Brodskij
Dolore per Venezia e per la bellissima libreria _ Acqua Alta