"Prendete
la luna"
dice il
bambino,
piangendo.
(Issa
Kobayashi 1763-1827)
Siamo il
posto dove in tv si trasmette uno spot di vendite immobiliari che vede un
bambino inserire l'annuncio per la casa dei sogni della sua allegra famigliola,
siamo il posto dove sempre i bambini sono chiamati a dare risposte su questioni
che a quattro anni forse non capiscono ancora, come: "Vuoi stare
con la nonna o con la zia?". O nel nome del rispetto per il suo gusto
perché "ha già un gusto tutto suo, sai?" gli viene rivolta la tipica
domanda: "Vuoi metterti la gonna o il vestito, la tuta celestina o i
leggins fuxia?". O, ancora più lesivo per il prossimo, le maledette:
"Vuoi il cono o la coppetta? Il cioccolato o la stracciatella? La pizza
margherita o la pasta? " In attesa, il cameriere sudato ad aspettare il
responso e una fila di un chilometro alle spalle del piccolo amleto.
Fino ai miei
dodici, tredici anni anni sceglievano per me. Risultato? Io in relax e i miei
meno bisognosi di conferme. Ma soprattutto non venivo esibita in società come
un traguardo ottenuto, non mi vestivo come mia madre o mia nonna (!), se non
salutavo un adulto non venivo giustificata dicendo "è stanca!" ma
presa per un orecchio, se prendevo un quattro l'insegnante non veniva
denunciato al 113, tanto meno gli spaccavo il grugno col tirapugni di papà.
Non mi
sembra di avere subito grandi traumi. E il proiettore agognato, quello fico esposto in vetrina, e che ogni santo giorno guardavo con occhi vogliosi, modello costoso rosso e blu con cui avrei potuto proiettare sul muro cartoni animati veri che si muovevano veramente e non le ombre cinesi con le quali mi ingegnavo low cost, a Natale non l'ho mai ricevuto. Costava troppo. Il coniglio con le zampine davanti che erano invece i miei indici, mi divertiva, sì, ma poi non tantissimo, ma andava bene lo stesso.
E se non c'è riuscito Michele Serra - che si è sdraiato lui stesso, accartocciato in un'analisi alla fine risultata un po' snob - non basta certo
lo spazio di un dailyhaiku per capire come mai i genitori se la fanno sotto
se devono dire no e il loro pargolo è capace di tutto per un misero sei.
(come una volta) |
Questo modo di rimpiangere il passato ha un che di nostalgico che non tiene conto delle problematiche attuali con le quali occorre sempre confrontarsi per dialogare con i nostri figli
RispondiEliminanon rimpiango il passato. piango il presente di alcuni genitori.
RispondiEliminasaluti
" Bisogna interrogarsi di quel che resta del padre nel tempo della sua dissoluzione e innanzitutto , bisogna chiedersi : che relazione c'e' tra crisi del ruolo di padre e istiganza al godimento" Massimo RECALCATI
RispondiEliminaUn caro saluto
Annunziata