lunedì 23 aprile 2018

La bulla gioventù


"Prendete la luna"
dice il bambino,
piangendo.
(Issa Kobayashi 1763-1827)


Siamo il posto dove in tv si trasmette uno spot di vendite immobiliari che vede un bambino inserire l'annuncio per la casa dei sogni della sua allegra famigliola, siamo il posto dove sempre i bambini sono chiamati a dare risposte su questioni che a quattro anni forse non capiscono ancora, come: "Vuoi stare con la nonna o con la zia?". O nel nome del rispetto per il suo gusto perché "ha già un gusto tutto suo, sai?" gli viene rivolta la tipica domanda: "Vuoi metterti la gonna o il vestito, la tuta celestina o i leggins fuxia?". O, ancora più lesivo per il prossimo, le maledette: "Vuoi il cono o la coppetta? Il cioccolato o la stracciatella? La pizza margherita o la pasta? " In attesa, il cameriere sudato ad aspettare il responso e una fila di un chilometro alle spalle del piccolo amleto.
Fino ai miei dodici, tredici anni anni sceglievano per me. Risultato? Io in relax e i miei meno bisognosi di conferme. Ma soprattutto non venivo esibita in società come un traguardo ottenuto, non mi vestivo come mia madre o mia nonna (!), se non salutavo un adulto non venivo giustificata dicendo "è stanca!" ma presa per un orecchio, se prendevo un quattro l'insegnante non veniva denunciato al 113, tanto meno gli spaccavo il grugno col tirapugni di papà. 
Non mi sembra di avere subito grandi traumi. E il proiettore agognato, quello fico esposto in vetrina, e che ogni santo giorno guardavo con occhi vogliosi, modello costoso rosso e blu con cui avrei potuto proiettare sul muro cartoni animati veri che si muovevano veramente e non le ombre cinesi con le quali mi ingegnavo low cost, a Natale non l'ho mai ricevuto. Costava troppo. Il coniglio con le zampine davanti che erano invece i miei indici, mi divertiva, sì, ma poi non tantissimo, ma andava bene lo stesso. 
E se non c'è riuscito Michele Serra - che si è sdraiato lui stesso, accartocciato in un'analisi alla fine risultata un po' snob - non basta certo lo spazio di un dailyhaiku per capire come mai i genitori se la fanno sotto se devono dire no e il loro pargolo è capace di tutto per un misero sei. 

(come una volta)



3 commenti:

  1. Questo modo di rimpiangere il passato ha un che di nostalgico che non tiene conto delle problematiche attuali con le quali occorre sempre confrontarsi per dialogare con i nostri figli

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  2. non rimpiango il passato. piango il presente di alcuni genitori.
    saluti

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  3. " Bisogna interrogarsi di quel che resta del padre nel tempo della sua dissoluzione e innanzitutto , bisogna chiedersi : che relazione c'e' tra crisi del ruolo di padre e istiganza al godimento" Massimo RECALCATI
    Un caro saluto
    Annunziata

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