La pioggia notturna
suona una campana che dice:
"Tu non dormirai"
(Soseki 1867-1916)
La notizia è di oggi è veloce: nel 2015 sono arrivati in Europa 86mila minori non accompagnati.
Fino a quando non ho visto una mostra dedicata interamente a lui, fino a quando non l'ho conosciuto attraverso alcune installazioni al museo Gropius di Berlino un paio di anni fa, Ai Weiwei lo consideravo al massimo un guascone dell'arte contemporanea. Uno di quei pupazzi strapagati frutto di un super fraintendimento globale, pronti a darsi per un mucchio di dollari alla prima causa umanitaria. Sono uscita dal museo coda tra le gambe con il mio preconcetto inghiottitto come un boccone amaro. Ho conosciuto un gigante, solo questo, e non starò qui a raccontarvi proprio io tutto quello che ha fatto, la lotta sulla sua pelle contro il regime di Pechino, la reclusione in una cella diventata poi opera d'arte, l'attivismo ostacolato con ogni mezzo, il suo lavoro sul concetto di svendita delle antiche tradizioni cinesi attraverso le biciclette appese, la giada, o i vasi non più di fine porcellana ma cromati come ricche Mercedes... Ai Weiwei che è lo stesso che si posta su Youtube mentre balla il tormentone coreano Gangnam Style.
Tanto è tutto on line fortunatamente, no. Non voglio fare lezioni di arte contemporanea proprio io che non lo avevo capito, no e non ci casco.
Voglio solo contemplare questo numero con voi ancora un poco: 86mila.
Sembra già da solo un'istallazione pensata da qualcuno per farci ragionare, per spingerci a scegliere da quale parte stare. Nella zona del mercato, dell'opportunità, del razzismo - zona sempre meglio recintata - o in quella di un mondo diverso finalmente liberato da tutto questo?
86mila.
Ai Weiwei ha scelto. Questo gigante cinese con lo sguardo impenetrabile da fumetto anni quaranta, ha realizzato una delle sue opere più belle. La possiamo vedere tutti, è sotto i nostri occhi. Ha semplicemente scelto di chiudere i battenti anzitempo del museo di Copenhagen, che ospita i suoi lavori, per protestare platealmente contro le politiche danesi in materia di diritto di asilo. E poi è partito.
E' andato a Lesbo e ha fatto questa foto in memoria del piccolo Aylan Kurdi. Ha poggiato la sua guancia sulla stessa sabbia.
Combattendo per l'idea che non lo fa dormire ci fa stare lì con lui, diventiamo Ai Weiwei che diventa Aylan e l'arte diventa meglio di qualsiasi dibattito, di qualsiasi soluzione a tavolino, di qualsiasi compromesso con le nostre coscienze di esseri umani.
Di qua o di là?
Tu non dormirai, dice l'haiku.
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