mercoledì 31 dicembre 2014

2015 auguri

Nel mezzo della raccolta di poemi e di haiku
senz'ordine
la siesta
(Shiki 1867-1902)




I miei auguri per il 2015 ve li spedisco con questo haiku di Shiki. 
Approfitto allora di questa "siesta", di questo spazio limbico tra un anno e l'altro, come quello di oggi 31 dicembre, e vi auguro che le vostre cose "senz'ordine" trovino la loro giusta collocazione. O un posto, anche un po' strettino, dove sistemarsi al meglio, che va bene lo stesso!

Meravigliosa quella "siesta" ritagliata nel caos, ve la dedico tutta! Rileggendo l'haiku si possono intravedere tanti mondi: chi, ad esempio, annaspa tra gli scatoloni di un trasloco e si butta un momento sul divano, chi si prende una pausa dopo essersi a lungo arrovellato su strategie di lavoro, su come sbarcare il lunario o su un amore incasinato... Ci vedo anche tutti coloro che, esausti dopo un anno difficile come questo 2014, si girano con la testa all'indietro per osservare, da fermi, il carico di fatiche sopportato fin qui.

Proposito: anche per il prossimo anno il DAILYHAIKU sarà on line. L'intento di questo blog era trovare il "mio" punto di osservazione sulle cose che mi circondano, con un modo in soggettiva e in stralunata empatia con lo sguardo sapiente e quieto di questi antichi filosofi zen. Un luogo minuscolo, tipo il piccolo giardino che da sempre desidero.
Mi sembra di essere sulla strada giusta e l'affetto e l'attenzione crescenti che mi dimostrate, mi invitano a non interrompere dopo un anno esatto come, sulle prime, mi ero prefissata. 
Ci provo ancora, quindi. Vedremo.
Per seguirmi nelle uscite del 2015 iscrivetevi su google+ o alla mailing list in alto a destra. È il modo più sicuro per rimanere aggiornati e mi offre un riscontro tangibile e gratificante della vostra lettura.

Grazie e ancora i miei più cari auguri con quest'altra preziosa gemma di Masaoka Shiki, a modo suo, un po' capodannesca.

Sopra le cime degli alberi
in lontananza
scoppiano fuochi d'artificio

Auguri!!!



(Buon 2015!)








martedì 30 dicembre 2014

Cena zen

"Prendete la luna"
dice il bambino,
piangendo.
(Issa Kobayashi 1763-1827)




Sono reduce da una serata di quelle natalizie, quelle che toccano a tutti, dove il piccolo di casa si è letteralmente appeso alle guance di un'amica dei genitori, impassibili e con lo sguardo costantemente apprensivo ma sempre altrove. 
Il piccolo imperatore ha dettato legge in fatto di orari, tenuto banco, trascinato ogni due minuti la nonna-schiava non so dove e praticamente scelto gli argomenti della conversazione, ovvero: se non si parlava di lui, urla belluine.
"Prendetegli la luna voi, che io ripasso tra venti anni! Auguri!" e, ancora sbocconcellando il panettone, mi infilavo il cappotto lasciandomi alle spalle scartocci, profumo di arance e i due amici, con lo sguardo sempre altrove, e che ripetevano il mantra "è un po' stanco".
Mai come me. 


(Dal mio bagno: luna zen. Ma io no)



























  


lunedì 29 dicembre 2014

Concerto di fine anno

Sibila il vento tra le fronde degli alberi
la musica del koto 
raggiunge il cielo
(Shirao 1738-1791)


Dopo quello di venerdì (clicca), ancora un concerto di fine anno per i lettori del DH. 
Anche per questa esibizione, registrata a Berlino, l'invito non prevedeva cravatta nera. Il maestro e il suo pubblico non si curavano affatto degli spifferi della metro in arrivo, nè di chi passava. 
Altro che colpi di tosse del pubblico in teatro! Altro che Berliner Philharmoniker! Altro che Radio3!
Non trovate questa fuga di Bach il commento musicale perfetto per uscire di corsa da questo 2014?
E se volete rinfrescarvi la memoria, ecco postati per voi gli ultimi sei mesi del calendario passato. Buona lettura degli haiku e buon ascolto!

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AGOSTO 2014

Il clima è mite a Izu
passo la notte in un campo
suono d'onde.
(Santoka 1882-1940)

La serenità di questo haiku, la sensazione del clima "mite" di una notte estiva passata da Santoka, ovviamente all'aperto, addormentato con il sottofondo della risacca marina, ci trasporta nel molle clima della vacanza dove sono banditi orari, scadenze e abitudini cittadine.
Ognuno di noi ha un luogo, un posto dove sta bene anche se non risponde ai canoni facebook di spiagge bianche, coralli alle caviglie, goccioline su scollature, capelli al vento e ukulele. Sono sicura che ognuno ha il "suo Izu" che magari non è proprio capito da tutti - che volete farci! - ma a noi ci sta benissimo così, anche se non è fotogenico. 

Barcola, il lungomare di Trieste, non ha insenature nascoste o calette instagram da postare e i corpi in costume che la abitano non sono proprio da calendario. 
È un posto comodo, popolare e raggiungibile. 
L'acqua è pulita - la recessione siderurgica ha i suoi lati positivi - e chi la frequenta la sente sua. Se si desidera ecco un posto nei "topolini" pubblici serviti di bagni, docce, spogliatoi e solarium. Chi ha un'anima tra il grunge e il camperistico preferisce la pineta. 
Tutto da generazioni. Tutto a pochi metri dalla zuccherosa Piazza dell'Unità.


Barcola la si abita, popolandola con l'intera famiglia nonna compresa; la si arreda con lettini, sedili e ombrelloni (sono ammessi anche quelli per la pioggia); la si ritrova ogni giorno auto-assegnandosi il posto, sempre quello; la si percorre su e giù con la passeggiata postprandiale lungo i tre chilometri di mare, pini, facce e corpi; la si gode sia a pochi mesi che a ottanta anni grazie alle discesine con corrimano dei topolini che permettono a tutti un bagno comodo; la si raggiunge in pausa pranzo tirando fuori, al volo, costume e asciugamano.

Per me poi è un punto di osservazione unico: sbircio titoli dei libri e i rebus delle settimane enigmistiche, ascolto chiacchiere in serbo, triestin, sloveno, croato, cinese e, non so perché, in napoletano, spio i baci degli adolescenti e i grugni delle vecchie coppie, mi beo della bellezza dei corpi anche di quelli stagionati, invidio la naturalezza dei vecchi, annuso i lattanti. 
Tutto da ferma. Tutto mi sfila davanti.
Sul pranzo menzione speciale. Alle 13 scocca l'ora X: le carte da gioco sui tavolinetti scompaiono in fretta, le tovagliette sventolano, le borse frigo si liberano dai ganci, i coperchi tupperware schioccano. 
"Il clima è mite a Izu" ci dice Santoka. E se anche voi avete un "Izu", questo è il momento di rivelarlo al mondo! Appuntamento a lunedì!

SETTEMBRE 2014

Se chiudo gli occhi -
allora mi scaldo 
ad un amore antico
(Hino Sōjō 1901-1956)


Sono state ritrovate lettere d'amore nelle tasche di alcuni migranti morti nel tentativo di raggiungere la costa (leggi notizia). Lettere mai spedite, portate addosso, sigillate nella plastica di un pacchetto di sigarette o in una bottiglietta. Ci raccontano l'unicità irripetibile di quell'uomo, quella speranza, quella storia d'amore,quella donna. 
Parole dolcissime che urlano, nella nostra indifferenza, tutto il dolore del mondo. 

((Roma. Galleria Lorcan O'Neill. Indifferenza e una croce di Richard Long. Foto mia)

LUGLIO 2014

Anitre, non gridate:

dovunque andiate,
il mondo non cambia.
(Issa 1763-1827)


La bella serata estiva mi strappa dalle grinfie del divano e mi porta a un concerto di musica contemporanea all'aperto che si teneva nel magnifico giardino della Filarmonica a Roma. Il programma prevede Macchine inutili di Francesco Antonioni (link), uno dei compositori più interessanti del panorama italiano, e brani di Jorg Widmann, Julia Wolfe, Thomas Adès e Louis Andriessen. Nell'attesa che i musicisti inizino, giro un po' per il luogo che tanti anni fa ha visto sbocciare, ma non svilupparsi (fortunati!) la mia passione per il canto. Ancora emozionata, erano una trentina d'anni che non ci tornavo, cerco posto per assistere al concerto.
Stasera si esibisce l'Imago Sonora Ensamble. Schhhh! Si incomincia!

Quando i musicisti attaccano Workers Union di Louis Andriessen (link) tre anatre, meravigliosamente in fila una dietro l'altra, buone buone, attraversano lo spazio tra la prima fila e il palco, e trovano letteralmente posto tra il pubblico.



La musica di cui nel video sentite un frammento fu scritta, e ce lo dice l'autore, "per un qualsiasi gruppo di strumenti che suoni forte" , e in effetti richiede - anche all'ascoltatore! - forza ed energia. 
Dissonante e aggressiva, il suo "suono" politico parte già dal titolo e, leggendo il programma, per Andriessen l'opera avrà successo se ogni strumentista suonerà in modo tale da rendere fondamentale la sua parte, proprio come deve succedere, sempre per l'autore, nell'attività politica.

Ma il maestro non aveva previsto le anatre. E forse neanche questo haiku di Issa.

OTTOBRE 2014

Il caco maturo
nel quale affondo i denti
cola sulla mia barba
(Shiki 1863-1902)



Di Shiki ho parlato più volte. Il monaco che discendeva da una famiglia di samurai e che aveva ereditato la forza dei guerrieri suoi avi e riusciva a piegare l'acciaio della malattia (leggi la storia)Il fine intellettuale conoscitore del cinese, lo studioso di filosofia, il corrispondente di guerra per un giornale, il primo riformatore moderno dello haiku come è oggi inteso. 

Una raccolta di poemi
due cachi
tardi nella notte d'inverno

Rigoroso nella vita come nello studio. Semplicemente "un grande" che, nel mio strano olimpo popolato dai monaci zen che via via conosco sempre un po' meglio, collocherei in alto, in un posto sacro. Shiki è quello a cui rivolgerei preghiere, se ne avessi. Mentre con Issa vorrei passeggiare, con Ryōkan giocare, con Santoka ascoltare i grilli... 
Tornando a Shiki, con il post di oggi rimedio a non aver un po' più diffusamente ricordato la sua unica debolezza: la golosità per i cachi.

Mordendo un caco
suona la campana
del tempio di Hōryū-ji

Facendo la spesa sono incappata nei primi della stagione, troppo duri ma splendidi anche solo da guardare, e che dedico a lui. 
E omaggio così le debolezze umane che ci rendono unici e meravigliosamente imperfetti, indimenticabili piccole divinità per coloro che ci pensano o ci pregano.

Un mangiatore di cachi
che amava gli haiku
così bisognerà ricordarsi di me

(Shiki)

DICEMBRE 2014

Rovine romane
attraverso cui soffia
vento d'autunno.
(Sono Uchida 1924)





Continuo a sfogliare con voi la raccolta romana di Sono Uchida mentre le notizie sulla cupola si accavallano l'una sull'altra. 
Collusioni eccellenti, PD romano commissariato, frasi smozzicate da intercettazioni incredibili come questa: "zingari meglio della droga".

Scavando tra le "rovine romane" riemergono bande della magliana nei secoli operative, tangenti anni sessanta, anni settanta, anni ottanta, anni novanta, anni duemila. Festini in maschera organizzati dalla giunta romana PDL con gli uomini travestiti da maiali e le donne da ninfe (ricordate?) e le aziende di trasporti e nettezza urbana date in mano a parenti e a camerati.
Osserviamole meglio queste rovine: pezzi di città faticosamente recuperati al degrado poi abbandonati al loro destino, arredi urbani fai-da-te, spazi pubblici improvvisamente proprietà privata di questa o quella pizzeria dal nome ammiccante ma torvo. "Peperoncino pazzariello", "Pummarola romana", "Mozzarella dispettosa"... 
E finalmente capiamo il senso di tutto e tutto insieme. I loschi esattori abusivi davanti alle macchinette per il parcheggio, ifiorire ad ogni angolo di cupi bar forniti di slot, bingo-tinelli per nuclei familiari di disperati. Ogni tanto, per gradire, un barbone che prende fuoco.
E finalmente arriviamo al razzismo telecomandato, a Tor Sapienza e ai campi rom e torniamo agli zingari dell'intercettazione. 

Dimenticavo l'ultimo coccio di queste "rovine romane"è notizia di ieri l'arresto di un professore di Architettura dell'Università La Sapienza che si vendeva ogni esame per duemila euro (notizia qui)

("E mmò?"   da  Mario Sironi 1925 - Solitudine - particolare.)

NOVEMBRE 2014

Sapendo che mangia la serpe
orrenda la voce
del fagiano verde
(Bashō 1644-1694)




A proposito dell'uso propagandistico dei fatti di Tor Sapienza.
Ma qualcuno di Roma o di Ostia, si ricorda gli appellativi all'indirizzo dei "romani" urlati prima da quei palchetti delle sagre padane e poi dagli scranni del Parlamento? Dove sono finiti orgoglio e memoria?

Negli ultimi giorni abbiamo assistito al tifo per la calata su Romaladrona di eleganti personaggi con cravatta verde.
Abbiamo ascoltato slogan da ultras che rivendicano la proprietà del territorio e poi, in tv e sui giornali, la raffica delle testimonianze dei cittadini della "porta accanto"  - ma non potrebbe rimanere chiusa a chiave quella "porta"? - seriamente allarmati perchè "cce stanno troppi negri che ce rubbeno il lavoro".

Un'ideale risposta a queste proteste arrivava sere fa da "8 e 1/2" dove il Ministro Alfano prometteva ai cittadini, accigliato e forbito, di rendere più sicure le periferie. 
"Ma il problema" - gli rispondevo dal divano - "è renderle più vivibili, non più sicure! Più vivibili, Alfano!  V I V I B I L I !".
Una periferia con dei bar più accoglienti (magari #noslot), un bel campo giochi funzionante con annesso asilo nido, una biblioteca fornita e allegra... Poi una scuola ripulita, nei cui paraggi anche qualche albero, panchine dove sbaciucchiarsi, servizi e mezzi pubblici adeguati... 

Con la vivibilità, si attenuerebbero visibilmente i conflitti e si potrebbero disinnescare le intolleranze. 

"Altro che sicurezza, ronde e manganelli!" strepitavo inascoltata, mangiandomi il cuscino dove ero seduta. "VIVIBILITA'!".

Solo con la vivibilità anche i "fagiani verdi", o neri, sarebbero afoni.


(Vivibilità)

venerdì 26 dicembre 2014

Concerto di fine d'anno

Sibila il vento tra le fronde degli alberi
la musica del koto 
raggiunge il cielo
(Shirao 1738-1791)





Avete ascoltato la perfetta colonna sonora di questo anno che sta passando, registrata negli studi di Piazza del Popolo a Roma. La cravatta nera non era prevista dall'invito e l'umidità non preoccupava il musicista.

Oggi ho postato la prima parte del 2014 del DH, con le notizie e gli haiku più significativi per me, relativi al periodo gennaio-giugno. Scorrerete un calendario strano, forse un po' livido, con rari raggi di sole, ma utile per ricordare avvenimenti forse già dimenticati.
Nell'attesa di un nuovo anno più bello, l'appuntamento è per i prossimi giorni, con i successivi sei mesi di haiku e notizie del 2014.
E ricordatevi, gli haiku vanno letti con calma e un paio di volte per capirne meglio il significato più interno. Sembrano facili o elementari solo apparentemente. Io ci sto ancora provando. 
È meglio se lo facciamo insieme!

APRILE 2014

Infagottata

vado urtando nel freddo
figli non miei.
(Momoko Kuroda 1938)


Legge 40. Il divieto per la fecondazione eterologa ieri è diventato anticostituzionale e io dedico il mio post alla lunga lotta per avere un figlio, malinconica come questo haiku della mia "femminista" preferita Momoko Kuroda (QUI).

Battaglia che a volte è possibile vincere (alè!) ma che spesso lascia in frantumi. Battaglia onerosa e faticosa per tutti gli "infagottati", uomini e donne insieme, che oggi abbraccio idealmente.

(Infagottata)

MAGGIO 2014

Cade la rugiada,
i passeri cantano
la vita futura.
(Issa 1763-1827)



Niente dolcetto a fine pasto per gli scolari che non possono permetterselo.
A Pomezia, comune in provincia di Roma, ai bambini più poveri è riservato un menù low cost ovvero privo della fetta di torta o della macedonia che sono comprese, invece, in quello a prezzo pieno destinato al compagno di banco che può permetterselo. 
A Crotone ai figli di chi non paga la retta, solo un panino.  
A Vigevano ancora meglio: quattrocento piccoli esclusi dalla mensa scolastica (la notizia QUI).

I "passerotti" cantano il loro futuro.



(Vuoi un morsetto? L'ho fatta io!)

GIUGNO 2014

Sotto la stella del mattino
piccola eco in una teiera di ottone
il canto di un cuculo
(Akutagawa 1892-1927)


Mattina. Bollitore sul fuoco. La radio accesa per le notizie mi aggiorna sullo scandalo MOSE.
Penso a Venezia che affoga tra le mazzette per costruire quelle stesse paratie che - ironia della sorte - avrebbero permesso alla Serenissima di far fronte all'acqua alta. 
Miele, tanti biscotti, marmellate e frutta. Tazze scompagnate e zuccheriera indiana. Apparecchio per la mia quotidiana e caotica cerimonia del tè.

  
Hiroshi Sugimoto (link)artista giapponese che unisce ricerca tecnologica alla passione per la tradizione (link video "Sugimoto Bunraku"), ha progettato un'ideale stanza del tè sospesa tra presente e passato nei dintorni di Venezia, all'isola di San Giorgio.  
Ha pensato un edificio con il pavimento di acqua che sembra richiamare un santuario. All'interno della sua "Glass Tea House Mondrian" uno spazio più piccolo a forma di cubo, di vetro, arredato con pochi oggetti funzionali alla cerimonia del tè.
Un luogo, quello di Sugimoto, che suggerisce l'equilibrio cosmico tra materia e spiritualità, tra nuove tecnologie e recupero dell'esperienza secolare. 
Un posto protetto e al tempo stesso arioso. Dal nucleo vivo e trasparente. 

A questi ideali di equilibrio, distacco e trasparenza ci appelliamo, pregando qualcuno che ci sollevi dalle nostre miserie di tangentari corrotti, spudorati e opachi.


(Dailyhaiku Tea House. 7.30 am)


MARZO 2014


Incuriosita dall'hashtag #suorcristina che impazza su Twitter e di cui non sapevo un bel nulla, pur sentendo puzza di grande fratello - fuochino! -scopro, grazie a youtube, che tale suor Cristina Scuccia è la regina di un talent canoro. 
In ritardo guardo la sua performance. Sta cantando No one di Alicia Keys. A squarciagola. Per migliaia di utenti come me. Balla...

Sinceramente rimango interdetta. Anche per la reazione mistico isterica del giudice di gara articolo31 che, tipo Saulo sulla via di Damasco, sta per vedere la luce. Gli trema pure il drago tatuato sulla gola! Noo?! Sta piangendo!
Nel mentre, suor Cristina-canterina è pure dotata di una bella parlantina.

(J-AX prima di tatuarsi la gola ma già in versione aureolata)

Notte di luna:
spuntando da una roccia,
la cavalletta fa il suo verso.
(Chiyo-jo 1701-1775)


Monaca buddista Chiyo-Jo, autrice dello haiku di oggi, traspose nei suoi versi le esperienze personali. Preferiva la luna ai riflettori. Santa donna...


*

FEBBRAIO 2014


Mi fa capire
il tempo della morte
la fredda pioggia
(Issa Kobayashi 1763-1827)

Pioggia e malinconia per la scomparsa di Philip Seymour Hoffmann. 
Lo so, tutto è in rete e i commenti sono infiniti ma vorrei aggiungere, a quanto viene scritto su di lui in queste ore che, per quelli della mia generazione, non era solo un grande attore. 
Era una specie di parente a Hollywood, e che ci rispecchiava, nel cinema e nella vita, in tutto il gran casino che siamo.


(1967-2014)


GENNAIO 2014



Non ci sono più case
dove mendicare
nuvole
sulle montagne
(Taneda Santoka 1882-1940)



(Esiste. A un incrocio di via Cavour a Roma, tutti i giorni. E l'ho fotografato.)  









mercoledì 24 dicembre 2014

Auguri e regali di Natale

Porterò a Yedo in dono
il vento del Fuji
nel mio ventaglio
(Basho 1644-1694)




Oggi desidero ringraziare tutti coloro che mi seguono, che non mi conoscono, e che comunque mi hanno regalato un sacco di cose belle. 
Allora: grazie a Stefano che ha scritto REMIX sul lavoro che faccio con gli haiku e che potete leggere qui. E, con lui, grazie a tutti coloro che mi cinguettano haiku - evviva! - su TW, anarchici nelle regole più di Santoka. E come non ringraziare, idealmente, i miei tre followers giapponesi che cliccano "mi piace" sulla fiducia? Uno di loro credo di aver capito che lavori presso un cimitero per cani... non aggiungo altro!  



Grazie delle foto, dei video e degli haiku greci, a Riccardo e a Lorella, ai pensieri tang di Bruno giunti fin dall'inizio, al ramo di cachi della foto di Mauro colpito dalla grandezza di Masaoka Shiki, al lavoro zen di Giancarlo sul recupero della memoria partigiana, ai vecchi amici e ai nuovi, ai colleghi persi e qui ritrovati, agli endorsement di Laura Imai Messina e di Loredana Lipperini (che hanno una platea di lettori degna di due imperatrici giapponesi e che io mi sogno, ma va bene lo stesso), ai miei commentatori abituali sempre pertinenti e gentili, a quelli estroversi e ai timidi.
A chi mi segue dalla radio e che qui scopre un altro pezzetto di me che gli piace lo stesso, a chi ama la musica e mi dedica ascolti e video. 
Ho ricevuto consigli di lettura, playlist, messaggi simpatici e di pura, e incredibile, credetemi, empatia. E poi a due mie vecchie amiche, Ilaria e Stefania - ritrovate con il DAILYHAIKU - che si conoscevano, e che recentemente ho fatto incontrare, dopo tanti anni, a casa mia.

(Quadro di Ilaria. Clicca!))


Insomma, il mio ventaglio è pieno di vento del Fuji...
Buon Natale e grazie di cuore con questo "pallicchio" zen, regalo che arriva dritto dritto dal Giappone: 










martedì 23 dicembre 2014

Messa (nera) di Natale

Un tempio fra i pini
pioggia autunnale
ci passerò la notte
(Santoka 1882-1940)




Eversione nera. Quattordici arresti in tutta Italia smantellano un gruppo terroristico di matrice neofascista che era intenzionato a far saltare treni e stazioni, alcune sedi di Equitalia, prefetture e questure quanto basta. Questi uomini così miti facevano capo a un ex carabiniere di Ascoli, Stefano Manni, intercettato per un anno, che era definito dai vicini di casa come "persona mite e signorile". Viene da chiedersi qualcosa sulle capacità di osservazione dei vicini in genere, investigatori degni di FBI se in ballo c'è qualcuno che ascolta la musica dopo le 20 o cucina il curry ma, se solo condividono il pianerottolo con Hannibal Lechter, tutti diventano molto 'british'. Ma torniamo al fatto. L'associazione che incitava all'odio razziale, si ispirava a un documento denominato "Statuto della Repubblica dell'Italia Unita" e aveva un "luogo di culto" dove raccogliersi in una località della costa abruzzese. 
Non credo per la messa di Natale.








lunedì 22 dicembre 2014

Tetro-Natale

Mi tornano in mente
un bambino che gattona
e i dolci di riso avvolti nel bambù.
(Akutagawa 1892-1927)







A proposito di negozi vuoti, "mi tornano in mente" quei Nataloni gaudenti, zuccherosi e profumati come una fetta di panettone. Le luminarie, i regali sotto l'albero, i cori festosi delle casse dei commercianti. E vi ricordate le file? Quelle belle file chilometriche al reparto gastronomia del negozio più opulento della città? Quei trionfi di salmoni, quei tacchini rimpinzati di prugne e castagne, le colature di salse iridescenti su montagnole di tartufi, i cotechini rampanti, bottiglie lucenti e infiocchettate. Vetrine che avrebbero fatto impallidire Arcimboldo. "Magari un pochino di questo?" "Aggiungo un paio d'etti, signora?" "Ma sì, è Natale!". Follie  natalizie. Concentriamoci. Così ce le ricordiamo...

Oggi, invece, dolcetto di riso del grande Akutagawa, colui che Murakami Haruki colloca tra i più importanti scrittori di riferimento nel suo ideale olimpo letterario. Forse il più doloroso e "contemporaneo" poeta di haiku, Akutagawa, amaro e poco consolatorio, dall'immaginario decadente e fortemente sarcastico. 

Va così, questo Natale.

Un po' tetro. Come una canzone degli Abba fuori un ufficio postale romano il 20 dicembre.
Mamma mia!






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venerdì 19 dicembre 2014

Ho dei libri!

Ho del riso
dei libri
persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)





Consueto haiku-sigla santokiano per il consueto consiglio di lettura. 




Che oggi dedico non solo a chi ama la fotografia e la sua storia, ma anche a chi ama il proprio lavoro e lo fa in modo serio, sobrio e appassionato.
Il primo fra tutti a parlarmi di Mario Dondero, sempre illuminandosi e tessendone le lodi di umanità e simpatia, è stato lo scrittore Angelo Ferracuti, uomo colto e defilato, suo amico di vecchia data. In seguito, per il mio lavoro mi è capitato spesso di incontrare personalmente questo grande maestro della fotografia e, come succede sempre e solo con i grandi, anche Dondero mi ha dato quella bella e calda sensazione di totale semplicità. Passare tra le cose e nella storia con semplicità. E anche in modo sorridente.
Una volta entrai in redazione e, in mezzo al caos dei libri, delle carte e soprattutto dei colleghi in subbuglio, l'ho visto che si aggirava sorridente con la sua Leica M3 appesa al collo e in funzione.  

Questo saggio rappresenta prima di tutto il prezioso tentativo, riuscito perfettamente con l'ausilio dei "devoti" raccordi di Emanuele Giordana, di mettere ordine nell'archivio mentale di un grande dei nostri tempi.  
Lo "scatto umano" (che bel titolo!) di Mario Dondero racconta la grande stagione dei fotoreporter adombrando un temperamento che sembra forte e morbido allo stesso tempo. Radicale e mai snob, dentro e fuori le cose al tempo stesso. Una incredibile biografia che va dal sedicenne partigiano all'Afghanistan degli anni ottanta attraversando le capitali culturali di un' Europa in costruzione e raccontando incontri unici come con Doisneau, Robert Capa e Gerda Taro, le guerre e le lotte sindacali . 
Senza particolari ossessioni tecniche, quella di Dondero ci appare come passione pura per gli esseri umani. 
Reali e importanti "soggetti" da fotografare.




(Mario Dondero. In una MIA foto!)