venerdì 31 ottobre 2014

Allegri ragazzi morti

All'improvviso
appare un lampo:
paura della morte.
(Issa 1763-1827)




Esiste - ma è il caso di usare proprio il verbo 'esistere'? - una piccola galleria di semi-divinità giapponesi legate al mondo dei morti di totale secondo piano, micro spiriti in perenne sospensione tra il qua e il là, che non riescono a trovare la quiete definitiva ma che su di me hanno da sempre un fascino particolare. 
Si tratta degli spiriti dei bambini mai nati (mizuko), di coloro che muoiono senza discendenza (muenbotoke) e dei morti vendicativi (goryo) e svolazzano, incerti sulla loro collocazione definitiva, nell'immaginario giapponese da secoli. 
A questi spiritelli inquieti e un francamente po' sfigati, e anche un po' buffi perchè ci riportano alle faccette dei cartoni animati con gli occhi a crocetta, sembra essersi ispirato Davide Toffolo, leader della band indie-rock Tre Allegri Ragazzi Morti. 





Non guardarmi cosi perchè ho quindici aaaanni/ non ho avuto il tempo di diventare rockstar/ 
in Italia i tempi sono elefantiiii/ chi ce la fa non ascolta la mia muuusica.

Non guardarmi così perchè ho quindici anni/ Sono io quello di cui parla la tv:/

dissotterrato dal giardino dopo quasi ventaaaaannii/ riconosciuto dai denti e dai capelli bluuu.


(clicca e ascolta la mia preferita)

Sono andata a vedere Musical Lo Fi (vedi date qui) in un teatro romano qualche giorno fa perchè solo con Toffolo è possibile entrare in quel mondo introflesso e un po' emo, fatto di sbuffi, incertezze e lacrime improvvise, che va dai quindici ai diciotto anni. 
Ci sono entrata. 
Spirito non visto, ho spiato da vicino lo spettacolo del diventare grandi: l'amico del cuore, il concerto da raggiungere, il sesso da capire. L'amore. La vita e la morte. La mancanza assoluta di sfumature. Le paure e i complessi. 
E sono tornata la quindicenne contro gli adulti, i veri morti viventi che non capiscono niente. 
Meglio chiudersi dentro la camera, cuffie a palla. Meglio morire. E fare del teschio, tatuato, stilizzato, disegnato sul diario, indossato sulla maglietta o sulla maschera della band che adoriamo, il brand della sopravvivenza. L'icona della mia vita.
Davide Toffolo concentra quel buco nero invisibile, che comprende tutti i giorni che dura l'adolescenza di ognuno, nei soli quattro minuti di una canzone  . 
E canta e disegna quel non esserci ancora, o non del tutto. Dolcemente ci parla di esseri ancora a metà, di piccole anime perse sospese tra i bambini e gli adulti. 

Alle anime perse, dovremmo dare un tetto/ai corpi senza pace offro il mio letto/di storie come questa ne ho da raccontare/che questa notte nera faremo passare
  

Nello spettacolo la trovata di Toffolo nella parte di se stesso che osserva la scena da fuori, come da un aldilà atemporale ma a portata di ricordo, rockstar un po' invecchiata e un po' ingrassata, è "la" trovata. Fa da specchio alla sua cover in scena, ci canta un po' insieme e osserva il suo pubblico in silenzio, lo stesso pubblico quindicenne da venti anni.
Ed è sempre per un gioco di specchi che ci regala canzoni struggenti, romanzi in forma di graphic, schizzi autobiografici cantati o a china. Ci cade dentro e ne spunta fuori con quel suo sguardo malinconico e matto sulle cose che mi piace e mi conquista. 
Un po' yokai, un po' Alice. 


E allora anche io, insieme a lui, voglio festeggiare la vita parlando di morte. 
Succede con il "lampo" nello haiku di oggi, succederà per chi festeggerà stanotte Halloween, succede nel malinconico mondo di tutti gli allegri ragazzi morti che, sparsi nelle loro camerette, aspettano di diventare adulti da tantissimi anni. 

Dedicato a chi nel 1979 aveva 15 anni e oggi 17. 


(clicca per il video LIS)









Esce in questi giorni, in occasione dei venti anni della band, "Tre allegri ragazzi morti" edito da Rizzoli Lizard. Aggiungo di andarvi a ripescare di Davide Toffolo "Graphic Novel is dead", sempre per lo stesso editore, e di farvi un giro in rete sulle tante cose che fa.    






giovedì 30 ottobre 2014

Scontri a colori

Come un braccio troppo allungato
e stanco - il fumo rosso-scuro
dell'acciaieria.
(Kaneko Tōta 1919-2012)




L'acciaieria Thyssen Krupp, che conta circa 2500 dipendenti, vuole metterne 237 in mobilità. 
Ieri pomeriggio scontri violenti durante una manifestazione a Roma. Cinque feriti tra operai e sindacalisti (notizia qui) e manganellate che volano non solo in piazza ma anche tra Pd e sindacato.

Kaneko Tōta, autore di questi versi, è un poeta giapponese contemporaneo che, laureatosi in economia, ha lavorato per anni come bancario. I suoi versi, più "sociali" e politici rispetto ad altri poeti, sono quelli a cui attingo per commentare notizie come questa. 
Non credo a svolte violente del governo, come si vocifera su qualche giornale, ci vogliono indagini precise su questo, ma rimane un episodio preoccupante e deprimente.
Aggiungo questo altro suo haiku, surrale e blu come il pomeriggio di ieri.
Non è splendido?

I pruni sono in boccio -
ovunque nel mio giardino
sono arrivati squali blu.


(Roma Macro Testaccio Big bamboo. Blu)











mercoledì 29 ottobre 2014

Ai mangiatori di cachi

Il caco maturo
nel quale affondo i denti
cola sulla mia barba
(Shiki 1863-1902)




Di Shiki ho parlato più volte. Il monaco che discendeva da una famiglia di samurai e che aveva ereditato la forza dei guerrieri suoi avi e riusciva a piegare l'acciaio della malattia (leggi la storia)Il fine intellettuale conoscitore del cinese, lo studioso di filosofia, il corrispondente di guerra per un giornale, il primo riformatore moderno dello haiku come è oggi inteso. 

Una raccolta di poemi
due cachi
tardi nella notte d'inverno

Rigoroso nella vita come nello studio. Semplicemente "un grande" che, nel mio strano olimpo popolato dai monaci zen che via via conosco sempre un po' meglio, collocherei in alto, in un posto sacro. Shiki è quello a cui rivolgerei preghiere, se ne avessi. Mentre con Issa vorrei passeggiare, con Ryōkan giocare, con Santoka ascoltare i grilli... 
Tornando a Shiki, con il post di oggi rimedio a non aver un po' più diffusamente ricordato la sua unica debolezza: la golosità per i cachi.

Mordendo un caco
suona la campana
del tempio di Hōryū-ji

Facendo la spesa sono incappata nei primi della stagione, troppo duri ma splendidi anche solo da guardare, e che dedico a lui. 
E omaggio così le debolezze umane che ci rendono unici e meravigliosamente imperfetti, indimenticabili piccole divinità per coloro che ci pensano o ci pregano.

Un mangiatore di cachi
che amava gli haiku
così bisognerà ricordarsi di me

(Shiki)






  

martedì 28 ottobre 2014

Buona giornata!

Nemmeno una nuvola
mi tolgo
il cappello di bambù
(Santoka 1882-1940)



Inizio la mia giornata ascoltando, dalla trasmissione Radio3Mondo, che la Primavera araba ha realizzato uno dei suoi sogni: la svolta laica della Tunisia.
Oggi, ben cinque anni dopo la Rivolta dei Gelsomini e nonostante siano molti i giovani tunisini che oggi fiancheggiano il califfato dell'Is, gli exit poll confermano la vittoria di Nidaa Tounes sul partito islamico Ennahdha. 
Alle urne il 60% della popolazione con elezioni pacifiche e ordinate.
Anche se solo per uno Stato, almeno un sogno di quella Primavera oggi si è realizzato!

Respiro l'aria fresca della mia mattina tornata primaverile, "nemmeno una nuvola", mentre la moka fa il suo lavoro. Buona giornata!















lunedì 27 ottobre 2014

Vorrei scendere

E dentro agli occhi
formiche formiche formiche
formiche formiche
(Kakio Tomizawa 1902-1962)



Eccone un'altra! Mi riferisco a quel tipo di notizia che ti fa sgranare gli occhi, quella che ti rileggi per capire... se hai capito bene. Quella da "formiche" nelle pupille.
"Bus separati per i Rom?" - penso tra me e me - "Quindi i casini accadono non solo sugli autobus romani (post QUI) ma anche nella periferia torinese...".
Continuo nella lettura della notizia (qui) e capisco che, poichè i borseggi erano troppi, la società dei trasporti del comune di Borgaro che fa? Decide di saltare la fermata nei pressi del campo Rom, da dove passava, sdoppiandola: d'ora in avanti ci saranno un autobus che salta la fermata e che sarà frequentato da cittadini non rom e integrati, e un altro autobus che sarà esclusivamente per "loro".
Gran trovata. Nel mondo delle soluzioni possibili, proprio questa? Dove finiscono esempio, integrazione, eventuali (e sacrosante) sanzioni? Dove finiscono convivenza, condivisione, tolleranza? Ai margini, nei ghetti o nelle discariche della cosiddetta "società civile".

Vorrei scendere.


(Interno senza titolo #)



Questo lavoro dell'artista Lucia Veronesi (guarda il sito), che da tempo lavora sul tema dell'accumulo, mi sembra la perfetta didascalia fotografica al post di oggi. Veronesi usa la tecnica del collage, sperimenta pittura e video arte e ha ideato una serie di wunderkammern dove, con minuscoli ritagli di riviste e giornali, ricrea disorientamento e disordine in una personale  "cattività".
Una serie di piccole, e portatili, discariche affettive che vi invito a conoscere.












venerdì 24 ottobre 2014

Piccolo spazio pubblicità

Il fumo del te
i rami del salice
tremano insieme
(Issa 1763) 


Ti piace il DAILYHAIKU? Fammelo capire! 
Ecco come: cliccare sulla iconcina rossa google + inserirmi nelle tue cerchie, via FB o iscrivendoti alla mailing list in alto a destra sull'homepage del mio blog. Riceverai ogni giorno il DAILYHAIKU nella tua casella di posta. E io capisco che ti piace!



(io)

DAILYHAIKU. Uno haiku della tradizione classica giapponese a commento della notizia del giorno per un calendario poetico aggiornato e attuale. 

Ciao e grazie S.

Pomodori

Schiarita dopo l'acquazzone serale
mi ristoro
in un campo di pomodori
(Santoka 1882-1940)



Oggi non parliamo delle specie di pomodori da salvaguardare. Il datterino, il ciliegino, il san marzano, il pachino DOC o DOCG - più o meno slow, più o meno food - mi interessano poco. 
E purtroppo non troveremo "ristoro" alcuno, come invece accade nella bucolica e gioiosa immagine di Santoka, dalla notizia di oggi.

L'Italia è il Paese dove si mangia meglio, dove il made in Italy si serve a tavola e con il copyright della dieta mediterranea, ma è anche il Paese che non vuole "vedere" quello che ha nel piatto. 
A Km0 c'è la terra dei fuochi (ricordate la lotta di Don Maurizio Patriciello?) e, un po' più giù, le campagne del ragusano, dove da qualche anno si consuma un vero e proprio scempio umano. Leggendo questo reportage (qui) potete documentarvi e allibire: ci sono un migliaio di donne rumene tra i venti e quarantanni che, lavorando come braccianti per 11 ore al giorno, vengono regolarmente sfruttate sessualmente . 
Anche qui, in queste campagne siciliane, la società civile si stringe intorno a un sacerdote in lotta, Don Beniamino Sacco, la cui testimonianza ci parla di soprusi, prostituzione, festini agricoli, aborti e schiavitù. 
Nessuna "schiarita" all'orizzonte.


(tricolore) 






       

giovedì 23 ottobre 2014

Calendario

È capodanno:
niente di nuovo,
casa invecchiata.
(Issa 1763-1827)



Il fotografo americano Steve McCurry firma il calendario Lavazza 2015 con dodici scatti dedicati all'Africa. L'intento è promuovere il vero volto africano, quello dei veri contadini, e sostenere l'agricoltura in modo equo e solidale. 
L'intento. Appunto. 
"Per la prima volta senza modelle!" avverte, orgoglioso e buono, il lancio pubblicitario di questa nuova operazione di raccolta fondi ben sponsorizzata.
Sfogliandolo (puoi farlo anche da QUI), le stesse emozioni patinate del famoso ritratto della bambina afgana dagli occhi verdi, in copertina nel 1985 sul National Geographic Magazine, icona di una guerra brutta ma anche molto fotogenica.
Colori istagram tutti speziati - del resto non richiama il curry il cognome dell'autore? - e stereotipi a manetta: donne giovani dai corpi di "gazzella" e lo sguardo "fiero". Contadini flessuosi con muscoli da ghepardo, colli lunghi adorni di collane tribali e gruppi di bambini che sorridono. Malattie, mosche, fogne, disagio, armi, tagliati via col photoshop della fantasia. Qui vogliamo un'idea di Africa, un'Africa bella! Mica soffrire! Mica vogliamo pensare! 
Le "capanne" - "Oooh! Ma chi ci sarà mai dentro?"  "Ma uno stregone vecchio e saggio, ovviamente!" - il "tramonto africano" con i suoi mille colori, i "costumi tradizionali" che ci ricordano "che la cultura dell'Africa è immensa, sai !". Poi qualche lancia, un cesto, un cammello, un mastello, alcuni sacchi di masserizie, tutti ben disposti, suggeriscono un presepe rassicurante a misura di occidentale che non vuole farsi troppi problemi. 
Che non vuole pensarci troppo, caccia i suoi venti euro dal portafoglio per "una buona causa" e digerisce meglio. 

Quanto è bella l'Africa, sembra proprio una modella!
"Niente di nuovo" dice Issa.


(Mese di ottobre. Calendario da casa mia)



mercoledì 22 ottobre 2014

Insetti fuori stagione

Notte nell'eremo:
cerca la mensola
un grillo
(Issa 1763-1827)



Se il Dailyhaiku dovesse dare spazio solo alla politica italiana dovrebbe occuparsi, in questo periodo, quasi esclusivamente delle polemiche nel PD. Subbugli, mormorii, piccole fazioni, sgambetti e nascondini. Dissensi tuittati, accuse fatte e ritratte, un brusio costante da termitaio in costruzione e distruzione perenne. 
A rompere questo schema risaputo da elettori e lettori, ci pensa un grillo che trova un'altra mensola, quella del problema immigrazione, ci si arrampica (qui la notizia).

E' proprio vero. Questa estate sembra non finire proprio più.
Consiglio. Occhiali da sole e cuffie con musica preferita. Io mi riascolto questa, era una hit di luglio ma il clima non è cambiato:



 
In omaggio, un secondo haiku di Issa, anche questo di ambientazione notturna. Protagonista un altro insetto fuori stagione:

Luna di sera:
mi fa compagnia
una zanzara















  

martedì 21 ottobre 2014

Cultura

Vento di montagna
nelle campane
forte desiderio di vita
(Santoka 1882-1940)



Con la festosa occasione del titolo di capitale europea della cultura 2019 (leggi notizia) conferito a #Matera - le campane staranno ancora suonando a distesa - non posso non soffermarmi sul significato che la parola "cultura" ha assunto negli anni. 

  
Ci si misero quelli della "cultura pop" che negli anni novanta riabilitarono  Massimo Boldi o Pierino. Seguirono i cantori della "cultura bassa" che confusero quelle poche certezze acquisite faticosamente sui libri, sgretolandole. Chi, del resto, non era mai incappato in un Franco e Ciccio d'annata? O in un sapore di mare numero 8? E giù tesi o corsi di laurea. 
E se oggi è il tempo della "cultura hipster", aspettiamoci una legion d'onore o una honoris causa a chi ha un blog di tendenza sul fenomeno con più di tre followers.
Cultura...   
Come salvare la parola "cultura"? Come estrarla dal binomio fisso "cultura&spettacoli" dei quotidiani? Greg&Lillo a fianco di Don DeLillo, Philip Roth che balla sotto le stelle, E.L. James (quella delle mille sfumature di grigio) e Agota Kristof (assolutamente monocromatica) che condividono lo stesso numero di righe nelle recensioni, non ingenerano confusione?  
Cultura...   
Come liberarla dalla morsa di frasi prefabbricate come "cultura del cibo", "cultura del vivere bene","cultura del buon bere" o "cultura del benessere"? La storia dei maccheroni che si interseca con quella dei templari, passa da Twilights, si tuffa in un bagno termale e riemerge nella sezione "cultura" di un quotidiano qualsiasi?  
Cultura...   
Siamo stati capaci di svuotarla, farcirla di crema chantilly, truccarla come una popstar, doparla come un atleta. Le abbiamo fornito una quinta di seno, un cappello da chef e una velocità da 140 caratteri.  
L'abbiamo resa performante, attraente, vincente.
L'abbiamo voluta abbassare, piegare, "rendere fruibile". 
In nome di cosa? Io francamente non l'ho capito. 

(Campana materana doc. Dall'ultimo Materadio di Radio3) 

Evviva il "forte desiderio di vita" delle campane dei materani! 
Con l'augurio che contribuiscano a restituire alla recente nomina il significato più profondo e durevole della parola a cui si ispira. Quello più complicato, quello che non si capisce al volo ma che va spiegato, studiato e approfondito!  
Auguri!

lunedì 20 ottobre 2014

Facce

Era la mia faccia
nello specchio
freddo
(Santoka 1882-1940)

Gli autobus a Roma sono usati soprattutto da extracomunitari. Da coloro che li prendono presto e che tornano tardi, che non hanno una patente o un ufficio da raggiungere in macchina, che hanno pochi soldi e molta pazienza. Da sotto il casco, mentre sguscio tra le macchine per raggiungere casa, osservo queste facce schiacciate sul vetro del finestrino mezzo appannato. 
Guance di romeni distrutti dalla giornata in cantiere, occhi di miti bengalesi dopo il lavoro da benzinaio "in appalto", imperscrutabili fronti di badanti slave, atoni sorrisi di filippine al ritorno dal tour di pulizie in case parioline, accigliate nigeriane. 
Italiani? Qualche sparuto studente che chatta sullo smartphone, qualche pensionato incarognito.
Tutte facce che sono anche le nostre, "freddi specchi" di povertà nei quali non vogliamo guardare.

Eppure, se osserviamo con un po' d'attenzione, negli autobus romani si concentrano tutti i mali del nostro paese. Non mi soffermo sui guai legali che furono (e che sono) dell'azienda di trasporto pubblico capitolina, ma rifletto con voi su intolleranza e emarginazione. 
I fatti che accadono in questi giorni nella periferia romana di Corcolle, come pestaggi, raccolta-firme per cacciare gli "stranieri" e ronde (notizie qui e qui) sono iniziati proprio in un autobus dove viaggiavano i soliti personaggi con le solite facce di un film visto e rivisto: il "nero incazzato", il "rumeno ubriaco", "il cittadino che paga le tasse".

In un autobus a Corcolle, come in uno Montgomery nel 1955, dove ebbe inizio la lotta per i diritti civili dei neri in solidarietà con Rosa Parks che rifiutò di cedere il posto a sedere a un bianco, si è accesa una miccia. 


("Scusi, lei scende?")






venerdì 17 ottobre 2014

Camminanti vari e Ryōkan

Cima raggiunta
da solo, mi alzo in piedi
vento d'autunno
(Ryokan 1758-1831)

Ecco descritti tutta la soddisfazione di chi arriva alla meta e l'orgoglio di chi raggiunge la "cima" vincendo la paura, "da solo" e alzandosi "in piedi".
Chi cammina conosce bene il panorama che ci fa "vedere" oggi Ryōkan, come lo conosce bene chi persegue fortemente un'ideale di esistenza civile tra esseri umani, anche restando fermo, fisso al suo posto in un ufficio, in un condominio, dietro una qualsiasi scrivania.

Ryōkan, il monaco buddista eremita e amante dei bambini e che ancora oggi è venerato in Giappone come una divinità per le sue caratteristiche spirituali e di amore per la natura, guarda caso, viene spesso paragonato al nostro San Francesco, primo ispiratore della Marcia della Pace Perugia-Assisi che si terrà domenica prossima nella sua ventunesima edizione (leggi qui).
Riflettendoci su, dai monaci zen ai "camminanti" (QUI), dagli hippies degli anni settanta al movimento di Aldo Capitini - ideatore nel 1961 della Marcia della Pace - il passo, è proprio il caso di dirlo, è breve. 
Il cammino, inteso come venirsi "incontro" senza temere nulla e come ricerca personale, rappresenta in assoluto la forma più antica (e più semplice) di conoscenza e di dissenso non violento. Prima di qualsiasi moda, prima di qualsiasi guida trip advisor per un week end ascetico, prima di ogni monastero-tour. 

Si può fare insieme, condividendo un percorso di intenti comuni lungo 24 km come quello di domenica, o in totale solitudine. Si può fare a piedi o seduti poichè si può andare incontro agli altri, si può essere buoni camminanti... anche da fermi. Camminanti a km 0.   
Allora, a tutti i camminanti, in giro o fissi nella quotidianità, dedico questi altri due haiku sempre scritti dal  premuroso e sensibile Riōkan:  

Passate di qui
cercando di evitare
i ricci caduti

:::::::::::::::::::::::::

Raduno legna
avanzando sul ponte -
pioggia serale

Altri aspetti insospettabili e divertenti di Ryōkan, il nostro "eremita in cammino" che amava la solitudine della meditazione tanto quanto la compagnia delle persone, saranno oggetto di un prossimo post. 

(Metropolitana di Roma ore 19. Camminanti)




giovedì 16 ottobre 2014

Ciotola di riso

Tepore d'autunno
la mia ciotola di metallo
colma di riso
(Santoka 1882-1940)


Questo haiku, Santoka al solito mi sorprende sempre per il suo calore e attaccamento alla vita, vale come epigrafe augurale per gli intenti dell'odierna Giornata Mondiale dell'Alimentazione.  

In occasione di questo evento, la Fao pubblica uno studio (leggi qui) dal quale si evince che lo spreco di cibo nel mondo equivale a 2.060 miliardi di euro. Vogliamo stringere il campo solo all'Italia? Per l'Istat, le famiglie che si trovano nella condizione di povertà assoluta sono 2 milioni e 28 mila.
Personalmente non sono per l'eco-militanza dura e pura, non andrei a vivere su un albero rinunciando a vivere il mio tempo, non parlo ai ravanelli, non condanno chi è felice davanti a un barbeque e tra un uomo e un criceto non ho dubbi. 
Ma sono convinta che sia possibile ripensare i consumi, sprecare un po' meno, condividere e solidarizzare non solo sui social, aspirando a modelli culturali semplicemente più sobri e meno ideologici.


(Roma. Mercato di Piazza Vittorio. Ampalaya, patula, jali e pomodori per tutti e per conoscere il mondo.)





mercoledì 15 ottobre 2014

La storia di YOSA BUSON

Il mondo si offusca
smorzando il vermiglio
delle foglie d'acero
(Yosa Buson 1716-1784)


Il rosso acceso di queste foglie vermiglie (rosso cinabro?) mi fa pensare a tutti i colori antichi scomparsi per le ragioni più varie: il bianco d'argento, sopravvissuto fino agli anni ottanta, il prezioso azzurro lapislazzulo, utilizzato fin dall'epoca romana e nel medioevo, il giallo orpimento, aureo ma anch'esso tossico. E poi l'arancio minio e il bianco ferale della biacca, ottenuti entrambi dalle fusioni e vaporizzazioni del piombo, il verdastro risigallo... 
A questa lista, incompleta, aggiungo oggi anche il giallo cadmio. 
Infatti l'Unione Europea, su imput del governo svedese, ne ha vietato l'uso poichè i residui del pigmento, una volta finiti nei fertilizzanti, rendono i cibi tossici (leggi notizia qui).  



Il problema, che chiamerei eco-coloristico, mi offre l'occasione per far conoscere la storia dell'autore dello haiku autunnale di oggi che nacque nel 1716 in un minuscolo villaggio di campagna nella provincia di Settsu, Kema. Molti sono i monaci che sul loro taccuino di appunti usavano schizzare velocemente piccoli paesaggi, ma l'artista per eccellenza tra tutti i poeti zen è lui: Yosa Buson. 
A vent'anni si trasferisce per studiare prima a Edo, l'odierna Tokyo e poi a Kyoto dove perfezionerà l'arte della pittura.
Leggendo i suoi haiku colpisce come sigilli abilmente le sue due passioni nell'angusto spazio dei tre versi, la simbiosi armonica con il mondo e la sensibilità pittorica. 
Letti in questa chiave, diventano più riconoscibili. Sono quelli dove si intravede, all'interno dei tre ku, la minuscola costruzione poetica in tutto simile alla disposizione che un pittore crea sul tavolo con gli oggetti da ritrarre. Geometrie, colori, vuoti, pieni. Sensualità.

Bianca rugiada -
una goccia ad ogni spina
rosa canina
::::::::::::::::::

Caduti i fiori -
tra i rami degli alberi
il tempio appare
:::::::::::::::::

(Paesaggio di Yosa Buson trovato on line)

Fu anche ideatore dello haiga, un ibrido tra composizione letteraria e visiva, che prevede la condivisione dello stesso spazio di pergamena tra lo haiku e il disegno che lo illustra. Allievo di Basho, anche Yosa intraprende il cammino esistenziale che fu del suo maestro, all'ombra dei ciliegi verso Yoshino. Avrà una vita lunga di cui si sa poco, una sposa molto amata, dei figli. Si spegnerà nel 1784.

Acqua di primavera -
leggero piede che passa
la intorbida

I suoi versi ci appaiono come di smalto, lucenti e laccati. Forse leziosi. In effetti Buson, incarna proprio quell'estetismo giapponese che in molti trovano un po' stucchevole, ma che cento anni più tardi ha affascinato anche un grande amante del giallo cadmio, Vincent Van Gogh. 












martedì 14 ottobre 2014

Kigo stagionale

Piove 
sul mio villaggio natale
cammino scalzo.
(Santoka 1882-1940)


Il kigo di questo malinconico haiku di Santoka, la pioggia, richiama la stagione autunnale. Vi ricordate la piccola lezione di grammatica sugli haiku? Componimento breve, strutturato in diciassette sillabe (5-7-5) non in rima ma con un preciso ritmo interno ottenuto dal poeta attraverso allitterazioni e ripetizioni che purtroppo si perdono nella traduzione. Il resto della lezioncina, se avete voglia leggetelo QUI.
Comunque, lo haiku prevede sempre un kigo, ovvero l'elemento stagionale. 
Bello eh? Raffinato. Armonico. Vi sembra un mondo lontanissimo? Irraggiungibile per sintesi poetica?
Ma no, non preoccupatevi! Anche in Italia abbiamo il nostro bel kigo stagionale legato all'autunno! A differenza del Giappone, è meno impalpabile e leggermente più esplicito - dato il nostro carattere più caldo, mediterraneo, estroverso - in alcune zone si usa "alluvione". In altre, "frana". In città "crolli", "allagamenti". Se si abita vicino a un fiume preferibili "tracimare", "esondare", "inondare". 
Ma ci sono anche kigo più allusivi e sofisticati, legati ad antiche italiche tradizioni: "malaffare", "cemento", "disboscamento".









lunedì 13 ottobre 2014

Samurai

Alla farfalla propongo 
di essere mia compagna 
di viaggio
(Shiki 1867-1902)



Le notizie piccole non fanno rumore, capitano per caso sullo schermo del computer. Mi sono imbattuta in questa storia così, distrattamente, ma mi ha centrato il cuore come una lama. Ora che ci penso, non è neanche una notizia.  Un padre, nella sua macchina parcheggiata di fronte la scuola, aspetta la figlia disabile. Potrebbe aver bisogno di lui, vuole che lei sappia che è lì sotto. E che stia tranquilla, che si senta amata e attesa quando uscirà. Tutti i giorni. Giorno dopo giorno. 
Leggete questa grande storia d'amore QUI la cui URL, che copio e incollo, la archivia con la fredda dicitura "news - scuola - disabili". 


Il monaco zen Shiki, leggi QUI, che discendeva da una famiglia di samurai, era un guerriero proprio come questo padre che si tempra nell'attesa, che conosce la solitudine e che vigila sulle sue emozioni. 
Tutto il caos - scomposto, aggressivo, smandrappato - rimane fuori dal finestrino.
Entrambi sono soli e fieri. Silenziosi. 
Samurai della quotidianità.


(Samurai in viaggio)






venerdì 10 ottobre 2014

Budda, bronzi e fiorellini

Il Sacro Budda
anche nel sonno
riceve fiori e denaro
(Issa 1763-1827)



Questa bella immagine di Issa sulla statua del Budda Amida, sonnacchioso e di pietra, mi riporta ai nostrani Bronzi di Riace e alle loro recenti vicissitudini. 
Le ultime notizie ci dicono che rimarranno a casa (notizia QUI)Annullate le vacanze milanesi per questi due fusti colossali. Nessun viaggetto all'EXPO con tutti gli onori e nessun red carpet per i due riccioluti avanti Cristo (uno dei quali assomiglia un po' a Thomas Milian, non trovate?). 
Ho cercato di capire meglio la dibattuta questione: tappe, pareri e garanzie chieste e ricevute si sono susseguiti su vari giornali in modo un po' - frammentario? ideologico? -  confondendo chi tentava di costruirsi un'opinione in merito. 
La decisione comunque è stata presa e non si discute. Ma... 

Esco dalla storia dei Bronzi per affrontare la cosa più in generale. Non sono nè un perito, nè una storica dell'arte ma rimango sempre più convinta che le opere debbano muoversi, debbano farsi conoscere. 
Proprio oggi, nel mondo della condivisione virtuale a oltranza, è urgente abbandonare feticismi ideologici per sperimentare nuove forme di conoscenza quanto più "tangibili". 
Proprio negli anni dove tutti sanno tutto senza sapere veramente e ci si forma con Wikipedia con un metodo conoscitivo indotto dagli algoritmi di google. 
E' urgente proprio ai nostri giorni, quando ci rintaniamo nella cameretta col PC, chiudendo fuori il mondo, e pensiamo - tapini - di averlo in mano! 
Ovviamente, tutto deve contribuire a tutelare l'integrità delle opere d'arte, ma vuoi che non ci siano oggi i modi per garantirla? Ancora con la storia del contesto culturale? Anche se coincide con incuria e solitudine e al massimo due biglietti venduti? 
Non mi scandalizzerei se trovassi un Van Gogh o un Caravaggio in un grande mall commerciale di Minneapolis o di Tokyo. O un bel sacco di Burri - pensate che cortocircuito politico! - a Dubai, osservato, tra un acquisto e l'altro, da sceicchi ingioiellati .  
Che l'arte possa venire fruita, usata, imparata, assimilata, fotografata, condivisa! E che non sia sussiego e silenzio. E ragnatele.
Che la cultura circoli, giri in mezzo al casino dei nostri tempi senza museificarsi!
Altrimenti si perde una battaglia importante. E pazienza se si sbecca un po' quell'anfora romana o si scrosta quel fiorellino. E pace se, una volta scesa dal suo piedistallo, l'arte crea anche movimento di denaro.     
W la vita delle opere d'arte! 


(Fiore in marmo di Carrara realizzato da Antonio ascoltatore di Radio3. Mica male?!)




               

giovedì 9 ottobre 2014

Saluti da...

La primavera è qui -
anche la mia cucina
sarà ben rifornita
(Santoka 1882-1942)



Forse per rifiatare, per respirare un po' di aria primaverile da miracolo economico e uscire dalla cappa asfittica della crisi, ho preso tra le mani questo "In un'altra parte della città. L'età d'oro delle cartoline" di Paolo Caredda, edito da ISBN.
Una raccolta di notazioni e cartoline che ritraggono esclusivamente case, palazzi e quartieri sbocciati negli anni cinquanta. La prefazione di Ugo Gregoretti  - come dimenticare le sue inchieste cinematografiche e televisive, le regie liriche, quelle perle rare su Dante e Goldoni, mai ritrasmesse, o gli spaccati inestimabili di quell'Italia che attraversava con passo felpato! - ci introduce così nel volumetto: 




Ecco. È l'Italia "risparmiosa" è un po' "sparagnina" quella che posa in queste cartoline scelte da Paolo Caredda, non quella monumentale o delle attrazioni turistiche.
Scorrono sotto gli occhi alti corridoi di edilizia popolare e interni piccolo borghesi, le prime case prefabbricate, le villette a schiera, i fiori sul tavolino di cucine finalmente "rifornite". Parcheggi ancora deserti, ancora poche macchine. I tramonti rossi e i fari delle utilitarie con le strisce di luce. Piazze e piazzole, cortili, viali, terrazzini. Le insegne al neon sono di pura segnalazione, nè ammiccanti nè allusive: Macelleria, Bar, Tavola Calda, Pizzeria. Gastronomia. L'Italia che poteva permettersi qualcosa in più, anche mangiare un boccone già pronto, lo dichiarava chiaramente con un font poco svolazzante.  
Cartoline di bordo strada, adatte a poter scriverci su: "Io sono qui!" con la freccia. 
Alte palazzine grigie, che non esiteremmo a definire "casermoni" se ora non ne intuissimo quello slancio fiero verso l'alto, verso il futuro. 
Ancora nessuno squallore e nessuna lacrima ecologista da versare sulle tonnellate di cemento su quegli uliveti diventati case, supermercati, scuole, cinema. Solo fiducia e riscatto sociale. La possibilità di fare studiare i figli, di conservare il cibo nel frigo, di vedere la TV. 

E dopo cinquantanni noi lettori, girovaghi negli universi paralleli di google maps, torniamo a passeggiare in quella nostra Italia risparmiosa e sparagnina, dove ci sembrano tutti un po' più per bene, un po' meno arroganti. Quell'Italia con il fazzoletto in tasca (QUI), sobria, tenera che non sapeva ancora nulla di rapacità, speculazione e mafie. 
E le rare persone ritratte che incontriamo ci sembrano eleganti figurine candidamente in posa per questo nostro "paese da cartolina" che è durato il tempo di uno scatto.


(Con Ugo Gregoretti e Elena del Drago a Perugia)















        

mercoledì 8 ottobre 2014

Sposi

L'uno nell'altro si specchiano
i verdi smaglianti
di due colline gemelle
(Mukai Kyōrai 1651-1703)



Gira una circolare del Ministro Alfano che dice stop alle registrazioni nelle prefetture italiane delle nozze gay fatte all'estero.
Fortunatamente molti sindaci si sono opposti a questa indicazione (leggi qui notizia).
Ma con tutte le cose di cui bisogna occuparsi, gentile Ministro, ancora con questo mito della famiglia borghese? Con mami e papi e due meravigliosi frugoli biondi ? Oppure quella di Barbie che, detto fra noi, in quella piscina, chissà quante ne combinava con Ken e Skipper? Cerchiamo di vivere serenamente, lasciando in pace, tutelandoli, le coppie e i nuclei familiari più vari che esistono.

PS
E poi, amici gay, ma perchè non combattiamo insieme per le unioni civili invece di inseguire ancora il mito mélo-borghese del matrimonio? 


(LOVE)





martedì 7 ottobre 2014

Autunno caldo?

Come un braccio troppo allungato 
e stanco - il fumo rosso-scuro
dell'acciaieria.
(Kaneka Tōta 1919)

Giornata di fuoco. Alle 8 di questa mattina la Sala Verde di Palazzo Chigi si sta per aprire alla discussione con i sindacati sulle riforme del lavoro. Ore 9 appuntamento con i rappresentanti di Confindustria.

Intanto... tra le fazioni interne del PD si litiga, si tuitta e ci si punzecchia in TV. Il governo chiede la fiducia al Senato. La minoranza interna freme. Camusso ha paragonato Renzi alla Thatcher. Fassina tuitta che ci saranno "conseguenze politiche". 

Ecco il clima di questo "autunno caldo 2.0", con un PD un po' troppo tuittarolo e un sindacato dal "braccio troppo allungato e stanco". 


(Autunno. La rampa FIAT al Lingotto di Torino)















lunedì 6 ottobre 2014

Auguri...in onda

Izu è tiepida ora:
posso dormire nei campi 
e ascoltare il suono delle onde
(Santoka 1882-1940)



Le "onde" che ascolta Santoka, che possiamo leggere sia come quelle del mare che come quelle del vento sui campi - suggestioni interpretative che solo la concisione di uno haiku può offrire ai lettori in modo così nitido - mi riportano a quando ricevetti in regalo una radio-sveglia per il mio decimo compleanno.

Eccitatissima perchè si accendeva all'orario stabilito (da sola!!!) e avendo la scuola come unico appuntamento in agenda, la puntavo ogni giorno all'alba con l'intenzione di rimanere a sonnecchiare a letto ma in ascolto di una trasmissione scoperta casualmente nella ricerca tra i canali: il "Bollettino del mare". 
Sì, avete capito bene. Proprio il bollettino del mare.
Per un anno circa, mi sono scientemente svegliata alle 5.45 per farmi cullare, nel tepore delle coperte, dalla voce atona e professionale di un annunciatore della radio Rai degli anni settanta! Ascoltavo il bollettino dalla mia radio-sveglia poggiata sul cuscino, immaginando mezza addormentata un vero capitano con barba, cappello e timone che, ritto sulla tolda della nave, leggeva agli ascoltatori misteriose informazioni : "Libeccio. Maestrale. Forza 8. Stretto di Sicilia. 10 nodi. Mar Libico..".  
E tra sogno e realtà, capendo e non capendo, aspettavo che qualcuno si svegliasse e mi preparasse la colazione... 

Il 6 ottobre di novant'anni fa nasceva la radio pubblica e io festeggio così, sull'onda di un minuscolo ricordo privato. Mai avrei potuto immaginare, mentre smanettavo sulla manopolina, che un giorno sarei finita "dentro" la radio.

Avete ricordi radiofonici da postarmi su FB o qui?
E se tra voi c'è qualche ascoltatore di Radio3, due dediche da parte mia: biscotti e  (cliccaci!) veramente speciali. Auguri!  



(In onda)







mercoledì 1 ottobre 2014

Nella rete

Ragno, qual è
la tua voce e quale il tuo canto?
Il vento dell'autunno
(Basho 1644-1694)


E questo haiku me lo dedico, chi vuole può accodarsi e rileggerselo quando il sistema operativo-nervoso del PC e della testa vanno in tilt.
La rete e i suoi esoterici inviti: "Hai aggiornato il computer con IOS8?" ha colpito. E quasi affondato il mio mac e annesso telefonino, compatibili così così con i dettami smart arrivatimi dritti da Cupertino. 
Scrivo da postazione di fortuna.

Ci aggiorniamo (è il caso di dirlo) lunedì prossimo.