martedì 21 ottobre 2014

Cultura

Vento di montagna
nelle campane
forte desiderio di vita
(Santoka 1882-1940)



Con la festosa occasione del titolo di capitale europea della cultura 2019 (leggi notizia) conferito a #Matera - le campane staranno ancora suonando a distesa - non posso non soffermarmi sul significato che la parola "cultura" ha assunto negli anni. 

  
Ci si misero quelli della "cultura pop" che negli anni novanta riabilitarono  Massimo Boldi o Pierino. Seguirono i cantori della "cultura bassa" che confusero quelle poche certezze acquisite faticosamente sui libri, sgretolandole. Chi, del resto, non era mai incappato in un Franco e Ciccio d'annata? O in un sapore di mare numero 8? E giù tesi o corsi di laurea. 
E se oggi è il tempo della "cultura hipster", aspettiamoci una legion d'onore o una honoris causa a chi ha un blog di tendenza sul fenomeno con più di tre followers.
Cultura...   
Come salvare la parola "cultura"? Come estrarla dal binomio fisso "cultura&spettacoli" dei quotidiani? Greg&Lillo a fianco di Don DeLillo, Philip Roth che balla sotto le stelle, E.L. James (quella delle mille sfumature di grigio) e Agota Kristof (assolutamente monocromatica) che condividono lo stesso numero di righe nelle recensioni, non ingenerano confusione?  
Cultura...   
Come liberarla dalla morsa di frasi prefabbricate come "cultura del cibo", "cultura del vivere bene","cultura del buon bere" o "cultura del benessere"? La storia dei maccheroni che si interseca con quella dei templari, passa da Twilights, si tuffa in un bagno termale e riemerge nella sezione "cultura" di un quotidiano qualsiasi?  
Cultura...   
Siamo stati capaci di svuotarla, farcirla di crema chantilly, truccarla come una popstar, doparla come un atleta. Le abbiamo fornito una quinta di seno, un cappello da chef e una velocità da 140 caratteri.  
L'abbiamo resa performante, attraente, vincente.
L'abbiamo voluta abbassare, piegare, "rendere fruibile". 
In nome di cosa? Io francamente non l'ho capito. 

(Campana materana doc. Dall'ultimo Materadio di Radio3) 

Evviva il "forte desiderio di vita" delle campane dei materani! 
Con l'augurio che contribuiscano a restituire alla recente nomina il significato più profondo e durevole della parola a cui si ispira. Quello più complicato, quello che non si capisce al volo ma che va spiegato, studiato e approfondito!  
Auguri!

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