giovedì 5 aprile 2018

Il sogno di Mimmo



È tutto così semplice,
sì, era così semplice,
è tale l’evidenza
che quasi non ci credo.
A questo serve il corpo:
mi tocchi o non mi tocchi,
mi abbracci o mi allontani.
Il resto è per i pazzi.


Mimmo mi parla fitto fitto e mentre lo fa un po' sorride. Qualcosa capisco, qualcosa no, ma non importa. E' piccolo di statura - scendendo dal bancone del bar ancora di più - sembrerà per sempre un ragazzino, penso, eppure, se sono dieci anni che lo conosco e che vive qui in Italia, quanti ne avrà, quaranta, cinquanta, trenta? Mimmo che è partito dal Bangladesch, lasciandoselo alle spalle per sempre insieme con il suo il nome impronunciabile per noi e che ha tramutato in Mimmo. 
"Solo Mimmo. Più fascile pur tutti capire mio nome e chiamare me, vero?" 
Si asciuga le mani sul canovaccio e mi mostra dove fra pochi giorni serviranno gli aperitivi.
"Là fori, quando fa caldo. Pessetti prosciutto e pissette, cose da magnare bbone a poco presso pe' aperitivo. Qui, mettiamo tutto qui" e, dicendolo, mi mostra l'acciaio lucido del bancone vuoto. Lo ascolto e mi appaiono tutti gli stuzzichini e le bibite ghiacciate che preparerà, e se mi concentro posso sentire le chiacchiere dei futuri avventori che per noi, per me e Mimmo, in quel momento, ci avremmo giurato, saranno tantissimi. Uno o due milioni.
È tutto così semplice...
Mimmo sogna. E mentre lo fa mi dice di guardare là sotto l'albero dove si sarebbero finalmente aperti i due ombrelloni. "Ora biove sempre" dice con la bocca all'ingiù. È tutto così semplice... Sogna il sole e gli affari del "titulare" che vanno alla grande e lui, finalmente, col cuore in pace. Sogna i panini che preparerà , le olive dentro i bicchieri con le goccioline sul vetro, le mance e i sorrisi dei clienti soddisfatti. 
Sogna una bella stagione anche per lui.


(possibilità)




mercoledì 4 aprile 2018

La Bocca della Verità



Se per i visionari del plenilunio
quella non è la testa di Oceano
e neanche un chiusino di scolo,
la Bocca della Verità è
forse un sole senescente,
una stella di neutroni.
Alla prova del vero
la leggenda vuole che
vi si infili la mano
lasciandola in pegno,
e qualora s'è mentito
la bocca la divori!
Ma sempre la restituisce,
perché? Le verità soggettive
sono false, non verificabili
le scientifiche, verosimili.
Avete mai visto quella bocca
divorare una teoria?
(La Bocca della Verità di Valentino Zeichen)


Il panorama di Zeichen spesso è quello di Roma. Magico e sfatto. Mitico. 
Oggi allora parliamo di miti, di come è facile produrne e di come ci si possa sentire uno di essi se tutti si inginocchiano al tuo passaggio. E non parlo del papa. O forse anche.
Leggo su Il Post che il quotidiano La Repubblica ha interrotto la collaborazione con Piergiorgio Odifreddi per un suo articolo che, tra le altre cose, sottolineava che Scalfari - sì, colui a cui è stato dedicato un intero Meridiano Mondadori dal titolo "La passione dell'etica" nel 2014 e che, ancora solo ieri sera, diceva la sua, da Floris, una sua dal sapore, appunto, mitico, resa ancora più potente dal fuorionda che inquadrava il grande vecchio, il bastone e poi il braccio dell'amico e quel golf, mi pare fosse beige, a significare "giacca da camera", quella camera  da cui mi sono mosso per voi, per illuminarvi - sottolineava che Scalfari, appunto, si fosse inventato le interviste a Papa Francesco.

(verità romana)


domenica 1 aprile 2018

Buona Pasqua


Primavera-
un uovo bianco e l'ombra
d'un uovo bianco.
(Tomizawa Kakio 1902-1962)


Un haiku come un piccolo uovo. Liscio, perfetto, semplice. I miei auguri li trovate nel suo interno, nello spazio bianco tra i versi; il tempo sospeso della festa, la giornata più tiepida (sembrerebbe), un po' di verde e di forse primavera nell'attesa speranzosa di un germoglio nuovo.
A me le sorprese sono sempre piaciute.


(Nido comunque)

venerdì 30 marzo 2018

Buche



II
Quanto mai verde dorme
sotto questo verde
e quanto nihil sotto
 questo ricchissimo nihil?
Ti sottrai, ahi, ai nomi
pur avendo forse un nome
 e pur sapendone qualcosa?
Ma chissà quanta pioggia
dorme sotto questa debolissima
 sovraconfidente pioggia
chissà quanto lustro
 del grigiore, quanto
invito a scivolìo del verde
 fanno altro caso altro genere
 consumano le ultime
 lanugini degli occhi e
 degli orecchini e
«Stenti ma inorecchiti...»
«Qui approvai la più rapita carta»
«Prova su prova
-verde
rischi fittissimi pioggia»
«Qui dove pensai di pensare
e di afferrare e sbilanciare
 come Da un’altezza nuova»
(Non si sa quanto verde... , da Meteo di Andrea Zanzotto)


E sotto queste buche, dentro, nell'asfalto romano, cosa c'è? 
Me lo chiedo ogni volta, sia quando le schivo sia quando non riesco a evitarle finendoci dentro, ora una ruota ora un cerchione. Tu-tump e riemergo, l'adrenalina addosso e nessuna risposta. 
«Qui dove pensai di pensare
e di afferrare e sbilanciare
come Da un’altezza nuova»
Speleologa mio malgrado, olimpionica sopravvissuta, cavallerizza senza coraggio. 
Sto sognando un manto stradale liscio, privo di rattoppi o frantumi, senza screpolature e senza ulcerazioni mentre ne intravedo un'altra. Questa volta è di quelle lunghe lunghe, bordo strada. Mimetiche, quanto invito a scivolìo del verde. Con la pioggia le più infide.



(mazzetta)

giovedì 29 marzo 2018

Vecchia coppia


Escono senza pensarci
e raccolgono felci.
Vecchi coniugi
(Kawabata Bōsha 1897-1941)



Quando vi vedo per strada vorrei abbracciarvi. Corrervi incontro, farvi i complimenti, darvi un premio, una medaglia. Bravi! Ce l'avete fatta! Avete superato tutto e tutti, dimenticato tradimenti e i piccoli soprusi quotidiani di antiche suocere petulanti e giovani nipoti saputi. Avete avvicinato i lembi delle vostre diverse inclinazioni che vi portavano uno di qua, una di là. Bravi, amici che non conosco e che invidio. Invidio la vostra felicità semplice, i vostri passi più brevi per aspettare l'altro, la vostra piccola pausa in mezzo alla passeggiata insieme, vorrei fare due passi con voi, posso portare io il sacchetto del supermercato. Ascolterei il vostro silenzio e le vostre parole, i nomi di figli e nipoti che non ho mai visto e che invidio perché vi sanno insieme. Bravi, amici miei che non conoscerò mai e che guardo, sapendo tutto di voi. 
Ciao.
(due)