mercoledì 21 marzo 2018

Giornata della Poesia


Quella vela che s'appoggia alla luce
stanca di isole,
una goletta che bordeggia i Caraibi 

verso casa, potrebbe essere Odisseo,
diretto a casa sull'Egeo;
quel paterno e coniugale

non veder l'ora, sotto nodosi aspri grappoli, è
come l'adultero che sente il nome di Nausicaa
in ogni strido di gabbiano.

Questo non porta pace a nessuno. L'antica guerra
tra ossessione e responsabilità
mai finirà ed è stata la stessa

per chi erra sul mare o per chi è sbarcato
e ora traffica coi sandali per andarsene a casa,
da che Troia esalò la sua ultima fiamma,

e il masso del gigante cieco sollevò il flutto
dalla cui onda lunga i grandi esametri arrivano
alle conclusioni della risacca esausta.

I classici possono consolare. Ma non abbastanza.
(Uva di mare di Derek Walcott)


Scegliere qualcosa per la giornata di oggi, Giornata della Poesia, è stata la mia sfida. Ho cercato per noi una poesia... sulla poesia. 
Versi che comprendano tutto, che da laggiù arrivino fin qui, che ci trasportino nel mito e ci restituiscano alla terra come farebbe il mare dalla cui onda lunga i grandi esametri arrivano alle conclusioni della risacca esausta. 
Vi invito a prendervi del tempo per leggere e rileggere questo testo di Walcott. Entrandoci dentro. Ogni rilettura svelerà qualcosa di nuovo, e di nuovo ancora, ci farà capire meglio di noi, - per chi erra sul mare o per chi è sbarcato - del nostro mondo, di quello che ci circonda. 

(Magari anche del perché, ad esempio, Fedez e sua moglie abbiano milioni di persone curiose di sapere cosa fanno)


(non abbastanza)









martedì 20 marzo 2018

Mani gelate


In quest'oscuro
colle mani
gelate
distinguo
il mio viso.

Mi vedo
abbandonato nell'infinito.
(Giuseppe Ungaretti)


La guida alpina che rischia il carcere per aver salvato alcuni migranti ha visto se stesso negli occhi di chi ha soccorso. 
Mi vedo
abbandonato nell'infinito.
Ha visto quello che vide Ungaretti in una vecchia guerra, qualcosa che si rinnova ogni giorno come il sacramento sull'altare per chi ha fede.


(esseri umani)


  

lunedì 19 marzo 2018

Sta piovendo


Sta piovendo -
un gatto infangato
sonnecchia sul sutra
(Natsume Sōseki 1867-1916)

Piove a dirotto anche nello haiku di oggi.
Con tre versi appaiono mondi: la stagione, qui attraverso il kigo della pioggia, il calore di un momento buffo che volutamente stride con la solennità del sutra. Il ribaltamento di senso, dato dal kireji finale.
Natsume Sōseki è stato lo scrittore che, con "Guanciale d'erba" edito da Neri Pozza, tempo fa mi ha aperto la porta sulla letteratura giapponese. Uscito nel 1906, anticipando di una dozzina di anni "La passeggiata" di Robert Walser, anche il passeggiatore di Sōseki ci guida lungo un cammino di conoscenza e introspezione popolato da incontri casuali e formativi. Ragionamento sul senso dell'arte, è anche una metafora della conoscenza in un'atmosfera di sospensione atemporale puramente











venerdì 16 marzo 2018

1968-1978



A che pagina della storia, a che limite della sofferenza-
mi chiedo bruscamente, mi chiedo
di quel suo "ancora un poco
e di nuovo mi vedrete" detto mite, detto terribilmente

e lui forse è là, fermo nel nocciolo dei tempi,
là nel suo esercito di poveri
acquartierato nel protervo campo
in variabili uniformi: uno e incalcolabile
come il numero delle cellule. Delle cellule e delle rondini.
(Da "Al fuoco della controversia" di Mario Luzi)


 
Il sessantotto appare oggi come una nebulosa in movimento, molto colorata e soprattutto senza una data precisa che la celebri sul calendario. Al contrario, tutto quel periodo ebbe un epilogo certo: finì oggi. 
Per ricordare il giorno del rapimento Moro, scelgo una poesia di Mario Luzi pubblicata nel 1978, il cui tono sospeso e ieratico, vagamente funebre, mi sembra quello più appropriato. Leggo alcune delle lettere di Moro all'amata moglie Noretta prima di morire, piene di sobrietà, preoccupazione, pudore. Nei giornali, nella mia stessa trasmissione si tenta ancora una volta un'analisi. In tv sfilano a loop le testimonianze dei terroristi - le loro strategie sotto forma di intervista a rielaborare il lutto di una nazione intera -, le ricostruzioni, le tessere mancanti, i vecchi filmati con i vecchi cronisti. L'affanno di Paolo Frajese, la compostezza dei mezzi busti incrinata dagli eventi. Le facce oscure dello stesso partito, Cossiga col K,  Andreotti. E poi Zaccagnini, e La Pira invocato nelle ultime preghiere di Moro. 
Se potessi allargare queste inquadrature apparirebbero le strade deserte, le prime auto blindo, le scorte, le armi sotto i letti, i tossici di eroina che si fanno stringendosi il braccio con l'elastico. Apparirebbero i miei, più giovani di me oggi, mio padre forte, un gigante con il golf beige, che si accalora a pranzo e mio nonno che se la prende, mia madre col suo bel sorriso, il caffè che si raffredda nelle tazzine col bordo dorato. 
Sotto il tavolo ci sono io che gioco tra le loro gambe e mi sento protetta.   

e lui forse è là, fermo nel nocciolo dei tempi,
là nel suo esercito di poveri
acquartierato nel protervo campo
in variabili uniformi


(anni '70)



giovedì 15 marzo 2018

La banalità del sacro


Gli permette di aiutarla in modo che non si senta inutile.
Cercano entrambi sostegno sul carrello che riempiono
con petto di tacchino arrostito, sugo, torte in scatola
che lei una volta preparava per entrambi nella sua cucina.

Lui cerca di districare una baguette da un cestino.
La mano destra trema dei tremori del Parkinson
ma tenuta ferma dalla sinistra riesce a districarla
con frenetico strusciamento che lascia cadere polvere di farina e fiocchi di crosta.

Spingono il carrello reticolato alla cassa meno trafficata
e io sospingo il mio e mi metto in coda dietro di loro.
Qualcosa in tutti noi sembra splendere nel momento
in cui le barre sui codici a barre scorrono finalmente senza bip.
(Alla cassa di Tony Harrison, trd Giovanni Greco)


I due eroi in fila alla cassa ed ecco la quotidianità che diventa mito. E la verità, la sacralità dei gesti. Esseri umani.  
Tony Harrison, il poeta proletario figlio di un fornaio - l'immagine del pane, quella polvere di farina e i fiocchi di crosta - e cresciuto studiando Virgilio e i miti classici, ci indica quello che abbiamo sotto gli occhi e non vediamo.
E lo scorrere liscio, senza inceppamenti, di un banale codice a barre diventa anche il nostro sollievo. 

(umanità)