lunedì 22 gennaio 2018

Il re della quattro formaggi


Come frecce scoccate
da un ludico arciere
che non ha sempre
per mira un bersaglio, bensì
la bellezza d’una traiettoria,
sorvoliamo lo spazio degli anni.
Nella permanenza in volo
ci viene meno l’orientamento,
siamo oggetto di lanci sbagliati
e privi di verosimile obiettivo.
Dove, dove cadremo? 
Così senza onore.


Il sor Franco, da una cinquantina d'anni vecchio leone della meglio quattro formaggi del quartiere, sbatacchia pensoso nel perimetro della sua gabbia dorata: il risto-pizzeria inaugurato da pochi giorni con classico invito social. Un locale di antica fede giallo rossa, quello del sor Franco, a proposito, dov'è finito il televisore per le partite? E il quadro col pagliaccio triste e la veduta romana? E le foto di Gigi Proietti e Sabrina Salerno che ammicca, quella con Alberto Lupo e Franco giovane, in posa con la star. I cuori sotto l'autografo.
Quanto pagherebbe, il sor Franco, per una comanda vecchio stile da matita sull'orecchio e blocchetto, o quella da vero virtuoso tutta a memoria - una quattro formaggi, due cacio e pepe, una napoli e una marinara senz’aglio, una margherita, cinque medie rosse alla spina e una coca - invece di quel tablet luminoso collegato al corner-cassa!
"Vedo che avete cambiato qualcosa" sibilo.
"Già... e mo' ce so i miei figli” si stringe nelle spalle. “Hanno preso il locale loro, io è meglio che me riposo. E poi c'ho mi' nuora che fa l'architetto..."
E sparisce di nuovo, inghiottito dalle mangrovie del bosco verticale sulle pareti.
Un giovane cameriere hipster attacca la sua danza di birre artigianali intorno al nostro tavolo, Mauro ed io, seduti, sorvoliamo lo spazio degli anni e scorriamo il menù.


(tocco vintage)

venerdì 19 gennaio 2018

Non gioco più


Amo il sole basso
sui campi spogli
nel palmo della mano
(Yamaguchi Seishi 1901-1994)


Fino a dieci anni fa il mio piccolo divertimento era quello di controllare, in spiaggia o in treno, cosa leggesse il mio vicino. Guardavo i titoli con aria finto distratta ma mentalmente li registravo facendo sondaggi e micro scommesse tra me e me. Una lombrosiana somiglianza tra viso e titolo? Quanti Faletti nel vagone? Cavoli, un Philip Roth vuol dire che la giornata sarà fortunata oppure questo qui, mai letto, magari lo recupero... insomma, cose così. 
Oggi che il mondo scorre nel palmo della mano, ho dovuto cambiare gioco. Ora scommetto se sono più quelli su FB o quelli al video gioco, al massimo mi improvviso cronista al derby visione-mail contro gruppo-uozzapp.
Ma il gioco nuovo mi ha stufato. In classe può entrare il telefonino, e se ne fa pure dibattito, gli alunni uozzappano con i prof (che tristezza!) e i loro genitori, che si lamentano dello sguardo pallato del figlio sullo smartphone, stanno sempre collegati. 
Come un orango di Sumatra o un lemure, continuo comunque la mia resistenza: mi porto un libro in borsa da tirare fuori in modo improvviso. E sovversivo. 

(Cartonati)




giovedì 18 gennaio 2018

Questa solitudine


Questa solitudine
verresti a condividerla?
Foglia di paulonia
(Bashō 1644-1694)



In Gran Bretagna si è appena inaugurato il Ministero della Solitudine.

Della paulonia, e delle sue foglie, so poco. 
Allora guardo su internet. Scorro le foto: il portamento maestoso, i fiori lilla e bianchi che sembrano vellutati e carnosi dentro la chioma, "profumatissimi", dice wikipedia. 
Il suo legno è fonoassorbente, perfetto per il koto, lo strumento a corde giapponese, ed è un ottimo isolante termico. E' usato, continua la paginetta, in ebanisteria; sono di paulonia i mobili che custodiscono i kimono e i geta, gli zoccoli tradizionali. 
Un legno musicale, robusto, flessibile, caldo, protettivo. E che sa di passi per casa.

Un ministero. Un haiku-albero come dichiarazione d'amore e progetto di vita.


(Nell'oscurità)


mercoledì 17 gennaio 2018

Mitù


Dormiva. Ps... ps... Cristo santo, senti
come cresce! ... Si avvia un lungo toccare.
Cresce e non può aspettare... Poi lenti
baci e tenaci... e baciare a baciare
incìta... a meglio amarti, non lo senti?
non puoi lasciarlo fuori... poi in un mare
di umori, di sogni solari o chiusi,
avviticchiati, agglutinati, fusi.
(da Medicamenta di Patriza Valduga)


Risultato della vicenda #metoo: ho capito che non mi piacciono le etichette.
Per farsi largo nella cortina di fumo che si è alzata, forse aiuta qualche verso della Valduga. 
E così, eccentricamente, preferisco leggere parole cesellate, soppesate e incastonate in versi che cantano sentimenti amorosi e sessuali.


(Un po' molestia)


Nota
Un consiglio di lettura, il pezzo della storica Anna Bravo che linko QUI.
  




martedì 16 gennaio 2018

Che razzate vai dicendo?


Ho mangiato
le prugne
ch'erano nella
ghiacciaia

e che
probabilmente
tu serbavi
per la colazione
(William Carlos Williams)


Carlos Williams riflette sul gesto minimo. Lo seziona, lo analizza, ne valuta le possibili conseguenze. Si è pappato quelle due prugne, il vecchio William, mannaggia, così in un boccone. Già ci pensava, mentre le tirava fuori dal frigo, che potevano servire alla crostata? E l'ha fatto lo stesso, possibile? O ci ha pensato dopo, lacrime di coccodrillo, e ci ha scritto su una delle sue poesie? E lei, come ci rimarrà? Come ci sarà rimasta? Avrà fatto lo stesso colazione?
C'è chi ci pensa alle cose che fa o a quello che dice, e chi se ne sbatte. E spesso sono questi ultimi a popolare le campagne elettorali.
"La razza bianca è da proteggere perché rischiamo l'estinzione" è stato detto anche questo da un politico.
Mentre il GR continuava, pensavo "Magari si estinguesse, magari", e butto giù l'ultimo sorso di cappuccino, cromaticamente, un mix perfetto.
Magari rischiassimo l'estinzione. A vantaggio di un meraviglioso mondo beige.


(Sfumature in viaggio)