giovedì 29 giugno 2017

L'arca del mare



Spacca la melagrana
e scarta la scorza che allappa
tinge di nero le dita
e smorza i bottoni delle papille
schiaccia e succhia la frescura rubina

i grani della vita
sono di grana fina
e se ne apprezza il sapore
con forte dentatura

rinegozia l’esistenza
e restituisci al corpo il suo sudore
il suo ardore

non lasciare
che a fare da mantice al fuoco
resti sola e senza fiato
poi che opprime il costato

corri all’arca del mare
a scovare la ricchezza del corpo desviato
e placare il rimorso della siccità
nell’onda che s’azzuffa e si bacia e t’inonda

schiumando di fierezza
("Spacca la melagrana" di Jolanda Insana)



Come un arca del mare
Come una ninna nanna funebre per un bambino senza vita. Come un presepe dove non nasce nessuno, un presepe all'incontrario.
Nell’onda che s’azzuffa e si bacia e t’inonda tra le seicentosettantatre persone sbarcate a Pozzallo, in Sicilia, il corpicino di un neonato. (notizia QUI)

(Agave morente)






mercoledì 28 giugno 2017

L'arrivo di Saturno


Così dunque si muore,
tra bisbigli,
che non si sa afferrare.

"E dopo?
Dopo, semplicemente,
la vana solitudine del sogno"
(da "Il prato bianco" di Francesco Scarabicchi)




Secondo me questo è un libro sul tempo. 
Sì, anche sull'amicizia, sul terrorismo, sulla militanza politica, sul giornalismo d'inchiesta e su tutti quei buchi neri che ancora costellano la nostra Storia come sospesi in un oscuro planetario, ma è soprattutto un libro sul tempo. Ne sono convinta. 
Un romanzo sull'attimo giusto, "quello", irrimediabilmente perso, e sul tentare la ricostruzione di un momento; una frase non detta, l'abbraccio non fatto, l'appuntamento chiarificatore mai combinato. 
E dopo? chiede il poeta. 
E dopo si va avanti. Tutto qui. E falso e verità si impantanano, e gli anni, uno dopo l'altro, pesano prima sulle articolazioni, poi sui riflessi e infine sulla memoria. 

Loredana è una ragazzina sopravvissuta agli anni settanta senza portarsi la polvere grigia dell'ideologia ancora addosso, forse è l'unica che conosco, di quella generazione, a essere così ben disposta verso il resto del mondo.
Loredana lo batte, il tempo, si vede da come si veste, da come fuma, da cosa e come legge. E' come una sedicenne che si affaccia alla vita - ha sempre un po' paura, lo ammette lei stessa - e che qui prova a ricomporre il suo vaso rotto in mille cocci; se manca un frammento, basta un filo di oro zecchino da colare in quello spazio vuoto, e il vaso tornerà come prima. 

E dopo?
Dopo, semplicemente,
la vana solitudine del sogno








  
       

martedì 27 giugno 2017


questo è tutto
per ora
in questo momento
è come se
fossimo già invece siamo
appena
e ciò che è
più strano è
che uno non se
lo immagina bene
dove potrebbe
essere arrivata
la lunga attraversata
(da Ipocalisse di Nanni Balestrini)



A Ventotene ho conosciuto Calham, il ragazzo della colazione. 
Calham prepara cappuccini e caffè perfetti, con la schiuma morbida, e serba una piccola battuta gentile quando li porge, tipo "Bello tempo eh", "Caldo ufff" con il cenno di sventolarsi, o "Caldissimo cappuccino per lei!", facendo l'occhiolino come a intendersi. 
Usa una lingua impastata di accenti, un po' di bangladesch, di cui conserva la cantilena morbida ma schioccante ogni tanto in bocca come una nacchera invisibile, un po' campana e con quell'anticchia di romano, giusto quando vuole dire, e dire soprattutto a se stesso, "a me non la si fa!"
Calham che mi sorride, e ne conosce cinque di lingue, anche il giapponese che mi ha detto di aver imparato a scuola, laggiù in Bangladesch, anche se, sospira, è difficile ricordarlo bene perché una lingua se non la parli la scordi, ma conosce un po' di arabo, di hindi, l'inglese, l'urdu. E il francese.
Vive a Ventotene, un'isola piccola, poco abitata d'inverno e piena di turisti d'estate.
Calham è la risposta alla destra che avanza, sorda e asfaltante.
E' la risposta a Trump, a quell'idea reazionaria di radici che ancora ci portiamo appresso.
Calham fa della gentilezza e della cura che mette nel suo lavoro, una pacifica lotta per la sopravvivenza. Anche nostra.


questo è tutto
per ora
in questo momento
    


(la lunga attraversata)



sabato 24 giugno 2017

Haiku x Ventotene

Santōka nacque a Sabare, un minuscolo villaggio dell'isola giapponese di Honshū, isola che attraversò tutta, per un pellegrinaggio esistenziale faticoso d'inverno come d'estate.
Ma che c'entra il mio amico Santōka, il poeta giapponese, monaco eccentrico e solitario, con questo posto? 

Nel vento
mi rimprovero
e cammino
(Santōka 1882-1940)

Ventotene, bel nome, rimugino. E che mi suona dolce come la sua parlata, ibrida di Lazio e Campania insieme, "Vento-tene", forse l'isola "téne il vento".

(Nel vento)




mercoledì 21 giugno 2017

Solstizio d'estate


E cresce, anche per noi 
l'estate 
vanitosa, coi nostri 
verdissimi peccati;

ecco l'ospite secco 
del vento, 
che fa battibecco 
tra le foglie della magnolia;

e suona la sua 
serena 
melodia, sulla prua 
d'ogni foglia, e va via

e la foglia non stacca, 
e lascia 
l'albero verde, ma spacca 
il cuore dell'aria.
("D'estate" di Carlo Betocchi)


Oggi primo giorno d'estate, l'estate vanitosa. Ed è anche il primo giorno di maturità, esame a cui la sinistra del PD, con il suo arcipelago di minoranze tutto da scoprire come fosse una meta estiva, si sta preparando da mesi.

(il cuore dell'aria)