sabato 13 maggio 2017

Regalino

Qua e là
ondeggia nel vento
una farfalla
(Shiki 1867-1902)


Oggi vi faccio un piccolo regalo. Questo haiku di Shiki, autore che riusciva a "fotografare" con la poesia momenti che diventavano universali, immaginatelo dentro a un pacchetto e con un fiocco colorato.
E usatelo come volete, regalatelo a qualcuno. È lieve e forte, di acciaio e di piuma e tante altre cose ancora...


(Nel vento)



venerdì 12 maggio 2017

Quando faccio la spesa

Si parla 
del prezzo delle mele
prese in mano
(Hino Sojo 1901-1956)


- E lei, signora, quale banco di frutta sceglie? Dove vendono la verdura più buona e non sono ladri? E dove compra i suoi vestiti, e la carne? E, mi dica, mi dica, in che ristorante va? E il prezzo delle mele?
Se qualcuno mi ponesse queste domande - nessuno l'ha mai fatto!!! - risponderei con la mia regola aurea: vado nei posti che mi piacciono. Il criterio che seguo per preferire un esercizio all'altro è molto pragmatico, molto razionale, tipico da me: l'empatia.

Banco di frutta e verdura: se quelli che individuo come i padroni, trattano bene i ragazzi extracomunitari che vi lavorano, è un banco dove si scherza tra un chilo di carciofi e due etti di ricotta, e abbonda la complicità e non lo schiavismo... È il mio.
Ristoranti, pizzeria e parrucchiere: poche chiacchiere e ricevuta fiscale? Vado lì.
Articoli per la casa, ferramenta: sorridono a chi entra? Una lampadina, grazie.
Macellaio: non ha al collo una catenina con croce uncinata? Due bistecche.
Bar: non ci sono slot machine? Cappuccino e cornetto, grazie!!!
Non risparmierò, non prenderò i prodotti migliori ma a me va benissimo così.


(Tappetino bellino)



giovedì 11 maggio 2017

Rom-a brucia



Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telai, vetri.
Un'apertura e nulla più,
ma spalancata.
Non devo attendere una notte serena

nè alzare la testa,
per osservare il cielo.
L'ho dietro di me, sotto mano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso
(da "Il cielo" di Wislawa Szymborska)


Una poesia che sa di aria. 
Sarebbe doloso l'incendio in cui hanno perso la vita tre sorelline rom che vivevano in un camper parcheggiato su viale della Primavera a Roma. 
Ho sottolineato alcune parole che, isolate, suonerebbero diverse. Un trucco inutile per cambiare l'epilogo di questa storia, per forzare il destino di Elizabeth, Angelica e Francesca.(notizia QUI)

La figura del rom rappresenta l'inavvicinabile, l'oscuro, l'ingestibile. 
Sono la nostra ombra, il nostro specchio deformante, i rom rappresentano quello che non vorremmo mai essere, le unghie sporche e i denti d'oro che non vorremmo mai avere.
La cultura rom richiede una sospensione del giudizio, se non ci sforziamo in questa direzione vincerà sempre il degrado, il razzismo e la paura. 
Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso

(campo)






mercoledì 10 maggio 2017

Nei Boschi


Il sole del mattino -
scintillando si leva
su boschi di brina
(Iida Dakotsu 1885-1962)


Come in una favola. 
Il giornalista dai modi da principe, stesso ciuffo aureo e occhi pervinca, si addentra nei misteri dei Boschi (notizia QUI)


(Il Reame)







lunedì 8 maggio 2017

Ecce homo


Lascia, se la tua fronte piano sanguina,
le remote leggende
e il presagio oscuro del volo.

Tu che vai con passi taciti nella notte
carica di grappoli purpurei
levi piú belle nell’azzurro le braccia.
(Da "Al ragazzo Elis" di Rainer Maria Rilke)




"È solo un parere il mio, solo un punto di vista, solo un'opinione" 
"Che le loro donne siano capaci solo di prostituirsi? Ovvio. Si sa."
"Le ONG non me la contano giusta per niente, a me"
Numeri, cifre, dati? Non ci servono, anzi ci annoiano e poi, ci piace avere ragione.
Le insinuazioni come armi di distruzione. Le armi più gentili che esistano.

Come avessi uno zoom gigante, stringo il campo. 
Stringo, stringo ancora. 
Laggiù, qualcosa per terra. Stringo ancora sul piccolo dettaglio.
Un cappellino da baseball, di quelli con la visiera che apparteneva a un ragazzo della Sierra Leone morto, durante la traversata in mare aperto, per essersi rifiutato di privarsene. Lo scafista gli ha tirato un colpo di pistola e ciao. (leggi QUI)
Chissà, forse quel cappello era il suo portafortuna, il regalo di una persona amata, di sua madre o di sua sorella troppo lontane e di cui forse non riceveva più notizie da un po', chissà. O forse il ragazzo della Sierra Leone amava il suo berretto per come gli stava e basta, e faceva il fico. Chi non si sente fico a ventuno anni? Anche se ne hai viste di tutti i colori.
"Ehi tu, Ragazzo della Sierra Leone, tu, sì, tu, cosa porti con te in Europa, cosa possiedi, quali sono i tuoi averi?"
"Ho questo cappellino. E lo lancerò in aria e lo riprenderò al volo, in un giorno di sole. Ci sarà tanta gente intorno, sugli spalti, tutti accalcati intorno a me, ma tutti felici. E lo farò andare in alto di nuovo, e lo riprenderò, perché io amo la vita, la amo così tanto che un giorno mi sono addirittura imbarcato su un gommone scalcagnato per arrivare fin qui. Sono scappato, ho attraversato il deserto e poi eccomi qui, via mare. Io che non sapevo nuotare, figurati. Eccomi qui."
Ecce homo.

Dietro lo zoom, dietro quel mirino, c'eravamo tutti.


(cappellini)