martedì 4 aprile 2017

San Pietroburgo


Metti in serbo per le stagioni fredde
queste parole, per le stagioni dell'ansia!
Come il pesce sulla sabbia, l'uomo sopravvive:
se si strascina agli arbusti e s'alza
su gambe incerte e storte e va, come un rigo dalla penna,
nelle viscere stesse della terra.

Esistono leoni alati, sfingi col seno
di donna, angeli in bianco e ninfe del mare:
a colui che sostiene sulle sue spalle il peso
di buio, caldo e - oso dirlo - dolore,
sono più cari degli zeri concentrici nati
da parole gettate.
(Iosif Brodsky)




L'ansia della nostra stagione sembra dirci Brodsky, anche oggi dopo un altro attentato terroristico, è una belva che si può domare solo con la conoscenza, solo con la cultura.


(Persi)











lunedì 3 aprile 2017

Bocca all'ingiù :-(


A stento si dilegua
con tutta la fatica
che le costa,
debole come un male,
l'ostilità dell'ombra
(da "Partita" di Francesco Scarabicchi)



"Erano qui, sono appena andati via!"
O quando si sceglie nel menù proprio quel piatto che "ne era rimasta una sola porzione, mi spiace". O quel vestito che ti ha fatto frenare davanti alla vetrina, fichissimo e da indimenticabile, "c'è solo una 40".
Canto quei momenti - quell'incontro mancato, quel vestito, quella porzione di lasagna - di epifanie al contrario, di sparizioni fulminee ma comunque consolabili.
"Avanti i numeri pari" ma ho quello dispari, il gesto gentile che non è per me, un sms che non arriva. O le pizze, calde e fumanti e col basilico sopra, che atterrano sugli altri tavoli. 
Canto quegli attimi di bocca all'ingiù - se eravamo piccoli avremmo frignato per un po' con un piantino senza lacrime - canto quelle piccole crepe di delusione.
Una rughetta in mezzo alla fronte, verso il basso, verso la punta delle scarpe me le contiene tutte.
L'ostilità dell'ombra
Datemi un minuto. Uno solo. Che mi passa.


(buddismo di periferia)







    

domenica 2 aprile 2017

Gomorra la serie

Senza far rumore,
nella pianta di riso,
s'insinua il bruco.
(Ransetsu 1654-1707)


"Gomorra la serie" è stato venduto in trenta paesi, tutti ne parlano, i miei amici ne sono entusiasti e lo definiscono "un bel prodotto" quindi, me ne rendo conto benissimo, la mia voce è un pio pio inutile e assolutamente fuori sinc. 
Ma non mi convincono, continua a turbarmi, questo "prodotto" mi confonde e mi irrita. E mi prostra il fatto che l'esempio ovunque celebrato della cosiddetta letteratura di denuncia, una volta assimilato dalla macchina produttiva del mercato, diventi mero intrattenimento televisivo. 
Quei camorristi che Saviano ci aveva fatto coraggiosamente vedere, sui quali ha puntato il dito della letteratura - che da quel momento ha cambiato il suo corso - quei camorristi di cui Matteo Garrone ci ha svelato dettagli impressi nel nostro immaginario, non vi sembrano "in posa"? 
"Gomorra la serie" ovvero dove il degrado diventa lo spettacolo del degrado, gioco di ruolo tra attori di qua e di là dallo schermo. E non turba nessuno la scelta di girare in "quei" luoghi, teatro di morte, guardarli in tv come fossero un teatro di posa dove va in onda la replica di efferatezze?

Allora mettiamoci pure in posa con questi protagonisti, facciamoci pure un selfie, perchè ci sta capitando, è tutto vero. Siamo dolcegabbanizzati, belli e crudeli ibridi tra Sopranos e Disney, mettiamoci in posa nella location giusta. 
Oppio di noi stessi.


(Dissenso)



giovedì 30 marzo 2017

La La Island



Gli storni in fila
nella grigia recinzione
di fronte la casa grigia
nella nebbia
intraprendono
il volo
Con le loro ali nere
dalla nebbia
alla luce
("Immagini in bianco e nero" di Gyrðir Elíasson)



Mentre con la Brexit Londra si allontana, io mi avvicino all'Islanda.

L'Islanda è uno spicchietto di Europa, uno scoglio lontano scagliato a casaccio nell'Atlantico, tra Groenlandia e Gran Bretagna, che scoprimmo sul nostro sussidiario di quinta e da allora sta lì, in attesa di un po' di soldi in tasca per andarci.
Non confonderla con l'Irlanda può tornarci utile per le parole crociate e, metti che uno non si ricordi il nome di quel getto improvviso di acqua bollente che viene su dalla terra, e noi diciamo geyser, ci fa fare anche una bella figura. Ci torna comoda se vogliamo citare al volo Leopardi, per esempio. O ancora, se siamo in vena di rimorchio, con un cd dei Sigur Ros o di Bjork seduciamo facile facile chi ama quei loro miagolii.
L'Islanda è fichissima. 
Intanto è un'isola che non vuole isolarsi, che lotta con la sua natura matrigna, piove sempre, cerca la luce in quel bianco e nero così nebbioso che leggiamo in questi versi. 
Fiumi gelidi corrono verso il mare di ghiaccio, pianure desertiche attraversate da piccoli pony e strani uccelli "pulcinella" dal becco colorato e dall'aria simpatica. Il cielo si screzia di colori improvvisi di aurore in photoshop.
La letteratura? Relativamente recente e poco tradotta, molte saghe medievali di quelle che se uno le racconta attorno a un fuoco, e con un bicchiere di vino in mano, vengono meglio. La cucina islandese? Non pervenuta. 
L'Islanda è vulcanica, come le soluzioni economiche recentemente adottate che le hanno permesso di non inabissarsi tra il 2008 e il 2011. E in questi giorni ha tradotto in una legge la parità di trattamento in materia di stipendio tra uomini e donne (notizia QUI) ed è in pieno baby boom.  
Ricordo che un paio di anni fa, dodicimila suoi cittadini hanno chiesto al Governo di poter ospitare "personalmente", questa era la parola usata nella richiesta ufficiale, i rifugiati siriani. "Personalmente" ovvero accoglienza come solidarietà e anche vantaggio pratico, non come una sciagura.
Ultima considerazione: ha pure una bella bandiera bianca, rossa e blu che non fa certo rimpiangere quella inglese. 

(Notte boreale di Roma Nord)












martedì 28 marzo 2017

Dalla Russia con amore


Ho smesso di sorridere,
le labbra sono gelate,
ad una sola speranza
segue più di una canzone.
Senza colpa cederò il canto
al riso e alla profanazione,
ché al colmo del dolore
per l’anima è il silenzio
d’amore
("Ho smesso di sorridere" di Anna Achmatova


Il dolore di questi versi della grande poetessa russa accusata dal regime sovietico di essere troppo lirica, e quindi troppo poco politica, mi sembrano l'epigrafe giusta a quello che sta accadendo in queste ore. 
Quale saranno le conseguenze dopo la manifestazione di domenica (Leggi QUI) lo stiamo capendo a suon di minacce e con l'arresto di Alexei Navalny, il più grande oppositore, in vita, - sto pensando alla Politkovskaja, non posso farne a meno - di Putin.
Poi c'è un effetto più allargato che si espande come piccoli cerchi concentrici sull'opinione pubblica russa, a un tratto scrollata dal torpore di ricchezza e paura. 
Infine, l'eco arriva fino a noi qui.
Che dobbiamo sorbirci il Salvini-pensiero sulla questione, il suo frasario e il suo incondizionato appoggio al "leader democratico" e alla sua politica economica mono-tassa (QUI).
Ho smesso di sorridere.

(Manifestazione)