domenica 2 aprile 2017

Gomorra la serie

Senza far rumore,
nella pianta di riso,
s'insinua il bruco.
(Ransetsu 1654-1707)


"Gomorra la serie" è stato venduto in trenta paesi, tutti ne parlano, i miei amici ne sono entusiasti e lo definiscono "un bel prodotto" quindi, me ne rendo conto benissimo, la mia voce è un pio pio inutile e assolutamente fuori sinc. 
Ma non mi convincono, continua a turbarmi, questo "prodotto" mi confonde e mi irrita. E mi prostra il fatto che l'esempio ovunque celebrato della cosiddetta letteratura di denuncia, una volta assimilato dalla macchina produttiva del mercato, diventi mero intrattenimento televisivo. 
Quei camorristi che Saviano ci aveva fatto coraggiosamente vedere, sui quali ha puntato il dito della letteratura - che da quel momento ha cambiato il suo corso - quei camorristi di cui Matteo Garrone ci ha svelato dettagli impressi nel nostro immaginario, non vi sembrano "in posa"? 
"Gomorra la serie" ovvero dove il degrado diventa lo spettacolo del degrado, gioco di ruolo tra attori di qua e di là dallo schermo. E non turba nessuno la scelta di girare in "quei" luoghi, teatro di morte, guardarli in tv come fossero un teatro di posa dove va in onda la replica di efferatezze?

Allora mettiamoci pure in posa con questi protagonisti, facciamoci pure un selfie, perchè ci sta capitando, è tutto vero. Siamo dolcegabbanizzati, belli e crudeli ibridi tra Sopranos e Disney, mettiamoci in posa nella location giusta. 
Oppio di noi stessi.


(Dissenso)



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