lunedì 24 ottobre 2016

Al cinema

Guardando qualcuno
che arriva solo
strada di fango
(Santōka 1882-1940)

Santōka ascoltava la radio, conosceva la musica jazz - lo scrive sul suo diario - non credo proprio sia mai andato al cinema ma il suo haiku di oggi può essere letto come un finale di una sceneggiatura, micro, ma altamente suggestiva, o no? 
La solitissima capacità di suggestione di un haiku. E oggi esagero...

Ieri sono andata al cinema.
Tra i vari trailers e coming soon che precedevano, mio malgrado, lo spettacolo, spiccava una scenetta realizzata ad hoc, che pubblicizzava il genere serie, non una in particolare ma tutte, ma proprio tutte, le serie tv. E dove aspiranti attori, presi dalla strada, ovvio - e che bisogna fare l'Accademia? e che bisogna sapere l'italiano, l'inglese o la grammatica? - presi dalla strada dicevo, - ma proprio quella sotto casa di strada, eh? - insomma, alcune emozionate nullità, davanti a un regista impersonato da Stefano Accorsi, aspiravano a un ruolo qualsiasi basta che fosse uno di una serie. La scenetta vuole sorprenderci: un individuo dall'aria truce, tutti capiscono che è lui, l'attore di Gomorra!!!, entra in scena alle spalle delle provinanda, scherza con uno stentato vocabolario e qualche grugnito di tipo malavitoso da sotto la sua cresta di capelli rasata e cattivona, mentre la tizia si sdilinquisce, ha tipo un mancamento dall'emozione. Accorsi si bea di questa realtà che entra nella finzione, ooooooh, di questa rosa purpurea del Cairo made in Scampia.
Ora. Perché? Gomorra a parte (chi mi segue sa cosa ne scrissi ma clicca pure QUI) ma perchè?
Perché proiettare una pubblicità sul genere serie-tv, genere che ha cannibalizzato il cinema stesso, al cinema?
Perché nessuno dice che le serie sono fatte in serie? E che hanno ridotto le uscite serali tra amici facendo rintanare un po' tutti? E che un sacco di cinema indipendenti, piccoli, con una programmazione pensata, chiudono, anche loro, in serie?


(Fatti in serie)







domenica 23 ottobre 2016

Sospetto

(mercoledì 25 novembre 2015)

Sospetto 

In autunno avanzato,
chissà cosa sta facendo 
il mio vicino?
(Bashō 1644-1694)

Chissà chi sarà veramente questo tizio che mi vende i fiori? E se è vero che i kamikaze si devono mimetizzare per sembrare innocui... allora, quello del piano di sotto, elegante e con la camicia sempre stirata, così silenzioso... non è fin troppo silenzioso? E quello che mi ha appena urtato e va di corsa, da dove scappa? Sta scappando, giusto?
E quella là con quel velo sempre in testa su e giù dalla moschea, non me la conta giusta con tutti quei bambini. Piccoli loschi figuranti?   
E se poi "il mio vicino" si ingrandisce fino a diventare grande come una nazione intera tipo la Turchia, se si ingigantisce ancora fino a diventare grosso come la Russia con il suo impenetrabile capo di stato, i giochi strategici globali contro l'Isis si schianteranno come un aereo al suolo.

Il sospetto dilaga, i contorni si confondono nella nebbia di questo "autunno avanzato" dell'umanità. 
Cosa sta facendo il mio vicino? Da quale parte sta? 
E io, dove mi metto io?



(Chi c'è lì dietro?)

sabato 22 ottobre 2016

Sabati e domeniche

Sulle ginocchia della mamma
il bimbo batte le mani 
mentre brucia l'incenso
(Issa 1763-1827)


Oggi profumo d'incenso. 
Dove ci troviamo? In una piccola cappella di campagna, in una chiesa di città oppure in un tempio buddista, scintoista? È il profumo di un'austera sinagoga o di una fiorita moschea ad avvolgere questa scenetta familiare di pia devozione che l'haiku suggerisce?
Sarebbe bello che provenisse da un luogo qualsiasi. O meglio, da nessuno. 
Che ebrei, islamici e cattolici pregassero insieme, che scampanio e muezzin si accordassero in un'unica armonia, proprio come auspicava stamattina, con semplicità, un'ascoltatrice di Radio3 a Prima Pagina. 
E in più, aggiungo, che chi non crede possa essere rispettato. Senza obiezioni sociali o ospedaliere...
Semplicemente.


(Rito profumato)



venerdì 21 ottobre 2016

Mito Assoluto

Vecchia casa -
quando i fiori di mandarino
profumano
(Santōka 1882-1940)

"Quarantotto euro???"
"Sì, quarantotto."
"Ma rischio di perdere pure l'aereo. Certo, per un bagaglio a mano, mi sembra proprio tanto... E poi il disservizio era vostro, dal sito non era possibile... Ok, ok, ma lasciamo perdere. Ecco il bancomat, prego"
Seguo la scena del mio "collega di sfighe da imbarco". Sono all'aeroporto di Catania, pronta alla partenza già da un paio d'ore visto che sono arrivata molto prima per comprare la cassata. Mentalmente faccio i calcoli: non riuscirò mai a raggiungere per tempo la pasticceria vicina all'imbarco, l'aereo sta quasi partendo e sono ancora in fila, ora un'altra, perché il mio biglietto mi dicono non risultare. E in questa fila, più corta ma sempre di tipo tondo, smussata affinché ci si possa superare e/o partecipare attivamente dei casini degli altri con consigli e faccette, conoscerò "Mito Assoluto" (non sapevo ancora che il ragazzo che garbatamente protestava con la receptionist sui quarantotto euro, l'avrei chiamato così).
Entrambi dicevo, Mito Assoluto ed io, stavamo rischiando di perdere il volo per Roma. 
Finalmente lui risolve e io risolvo e, tra penali e cavoli vari, ci ritroviamo, nuovamente in fila, questa volta chilometrica, per l'imbarco. Che fortuna, penso, un altro quarto d'ora di ritardo!!! La fila, che definirei adesso a tortiglione, mi rassicura ancora di più dello schermo degli avvisi: c'è tutto il tempo anche per comprare la cassata!
Mi tiene il posto? Ormai ci riconosciamo, siamo tra parenti. 
In fila, in Italia, ci si sente, almeno per qualche ora, uniti per sempre: ciao signora rumena che non riuscivi a leggere il biglietto e sapevi d'aglio, sei tu, ti riconosco. Ciao ciao ragazzi catanesi con le magliette aderenti e il cellulare furioso, anche ciao a te, signore un po' antico con il pizzetto (ma forse avrai la mia età) che volevi aiutarmi al web check-in che mi risputava i miei dati, e che mi rispondi con il tuo di ciao ciao, sembri proprio sollevato nel vedermi quaggiù, alla fine del tortiglione che, impavido, guidi dalla tua prima posizione. Ciao signore cinese con bagaglio gigantesco incellofanato sui cui troneggia la bambina con pipì urgente, ciao! 

Arrivati in fondo, io con cassata e Mito trascinando il suo dispendioso trolley, eccoci al bus che ci dovrebbe portare alla scaletta dell'aereo. Ma rimaniamo fuori un'altra volta: siamo troppi, dobbiamo aspettarne un altro.
"Bene!" lo guardo "uniti fino all'ultimo contrattempo".
"E già. E per me continuerà" mi dice spostandosi il ciuffo chiaro che gli andava sulle lenti degli occhiali. Ha gli occhi azzurri, Mito, dolci. E una camicia verde, stirata, su pantaloni beige. Mitezza fatta persona, Mito. 
"In che senso, continuerà?" 
"Arrivo a Roma e vado a Milano, prendo la coincidenza (qui scatta il segno della croce per tutti quelli che erano con noi e lo ascoltavano come me) e stanotte dormo lì. Ma non so per quanto tempo dovrò rimanere a Milano. Faccio il supplente."
"Di quale materia?" lo guardo, mentre stava diventando Mito e alzava un po' le sopracciglia da sotto le lenti.
"Fisica. La titolare è malata, non si sa quando guarisce e per ora ci sarei io" continua pacatamente "poi vedremo..."
Mito e i suoi puntini di sospensione dove c'è tutto quello che mi ha raccontato sotto il sole in attesa di partire: il motel dove dormirà oggi e domani  e che ha prenotato, il fatto di cercarsi un alloggio perché a Milano si figuri, signora, quanto costa. Che ha preso un altro aereo e non uno diretto per risparmiare, e che non è di Catania ma di Caltanissetta (altro treno, altra sveglia, altri ritardi, altri chilometri), che qui fa caldo e lì chissà che freddo, che ha venticinque anni e i suoi allievi ne avranno sì e no quindici (Mito, ma sembri loro coetaneo, penso, ti vorrei abbracciare, a te, al trolley, alla fatica che ti aspetta e che sembri non sentire) ma Mito mi sorprende ancora. Di "fisici edili", come sono io, continua scostandosi di nuovo il ciuffo, c'è richiesta. Ci rimetterò seicento euro, temo, ma magari un punto in graduatoria lo ottengo. Altrimenti? Altrimenti ricomincio. Bisogna muoversi, non stare fermi. Ho fiducia, sono esperienze, no? Anche di vita...
Altri puntini.
Mi sorride.

In bocca al lupo "Mito Assoluto", faccio il tifo per te! Anzi stasera, che brinderò con una fetta di cassata, gli dico, lo farò in tuo onore.
E Mito: la cassata dell'aeroporto? Vabbè, sarà buona lo stesso...


(Catania- Università degli Studi)



   
    

giovedì 20 ottobre 2016

La verità

Autunno denso di nubi
sul viso vecchio.
Arriva mia madre.
(Sugita Hisajo 1890-1916)

"Sono molto contenta per Omar Hashi Hassan che da oggi è finalmente libero. Anche noi come parte civile ci siamo battuti perché venisse riconosciuta la sua innocenza. Tuttavia, se è una grande giornata per lui, da parte mia devo dire che sono molto amareggiata e depressa", è stato il primo commento di Luciana Alpi. "E' come se lei e Miran Hrovatin fossero morti per il caldo che faceva a Mogadiscio. La verità non l'abbiamo e secondo me non l'avremo mai" ha poi ribadito.

(Alpi - Regeni)