lunedì 16 maggio 2016

Lista completa

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santōka 1882-1940)


Scrivo dal treno mentre al Lingotto di Torino si stanno spegnendo le luci sul Salone di quest'anno. Ultimo giorno. Operai come termiti si aggireranno, minuscoli e frenetici, tra stand da smontare, scaffali da impilare, casse da riempire e ogni pezzetto sarà rimosso.
Il mio trolley è pesantissimo, sembra carico di uranio, altro che monaco zen in viaggio con quelle due cose da portare, me lo sono trascinato stancamente e ora giace, incastrato e gonfio, tra i due sedili del vagone.
Devo completare la lista di cose da tenere a mente di questo Salone. Aggiungo alla precedente: 
- la postazione piena di schermi ed io che li impallavo sempre
- il profumo di lavanda che Michelangelo Pistoletto mi ha spruzzato sul polso
- il caminetto "imperiale" del Circolo della Stampa
- Augias che basta che parla ed è Augias
- l'affetto degli ascoltatori
- Repetti & Cesari dove la "e" commerciale sta per molto di più
- i poeti...
- Antonietta Pastore che mi parla di Akutagawa
- la ridarella a fine serata con Marino 
- Ascoltare Galimberti\Lipperini con Cirri
- una mousse troppo minuscola 
- i "briciopolli" che cercano un posto in scaletta

Anche queste altre cosette:

- i "ciaociao" con persone che ritrovo ogni anno 
- i "ciao come sto" e mai come stai tu
- i non-saluti di persone troppo prese da sé
- i passo dopo, i come stai, i che mi dici, i passi da noi, i non puoi mancare, i ci vediamo 
- i biscotti di Rosanna e le marmellate di Gilda
- un robot che si muoveva autonomamente e un ragazzo in sedia a rotelle che lo guardava 
- questa foto fattami da Roberto. Solo un asoltatore di Radio3 può capire tutto così bene

(Grazie!)

sabato 14 maggio 2016

Lista

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)

Ho sempre con me l'haiku di Santoka e me ne vado in giro per il Salone del Libro di Torino raccogliendo cose che rimarrebbero qui.
Il riso l'ho sostituito con il cioccolato, i libri non mancano e, visto che non ne uso,
al posto del tabacco una lista di appunti, piccoli dettagli, leggeri come fumo, che altrimenti perderei:

- la postazione piena di schermi ed io che li impallavo sempre
- il profumo di lavanda che Michelangelo Pistoletto mi ha spruzzato sul polso
- il caminetto "imperiale" del Circolo della Stampa
- Augias che basta che parla ed è Augias
- l'affetto degli ascoltatori
- Repetti & Cesari dove la "e" commerciale sta per molto di più
- i poeti...
- Antonietta Pastore che mi parla di Akutagawa
- la ridarella a fine serata con Marino 
- Ascoltare Galimberti\Lipperini con Cirri
- una mousse troppo minuscola 
- i "ciao come sto" che cerco di evitare
- i "briciopolli" che cercano un posto in scaletta


(Radio2 in ascolto di Radio3)






giovedì 12 maggio 2016

Lingotto

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)


Quelli come Santoka, a cui bastano poche cose nella vita, sono quasi tutti qui al Salone del Libro. Posso dire di conoscerli uno per uno e che mi piacciono tutti? So che si aggireranno in cerca dello stand di questa o quella casa editrice, affolleranno gli incontri con l'autore, sbricioleranno un pezzo di panino sulla maglietta, lo zainetto da cui esce la bottiglietta d'acqua e che non si chiude, giacca a vento annodata ai fianchi. Sono persone interessate, civili, quelle che non ti fregano in fila. Una popolazione possibile di un'Italia possibile che sembra essere racchiusa tutta qui, che si è data appuntamento in questi giorni al Lingotto di Torino. 
Sì, posso proprio dire che conosco ognuno di loro. 

È ancora presto e il Salone deve ancora ufficialmente iniziare, ma non per me. 

Sono già dentro il Lingotto, l'ex fabbrica sede di questo grande incontro tra tutti noi, dove ancora le antiche fatiche se ci pensi un attimo riesci a immaginarle, ecco la linea, senti il clangore, la pista per le automobili da provare, basta alzare lo sguardo e vedi le sue eleganti volute di architettura industrial vanvitelliana, gli uffici, le entrate, le uscite, i dialetti mischiati e urlati come per lo sciopero, stasera si va a ballare che mi piaci, qualcuno mi sostituisce che mi fa male, mi manca la sicilia, la calabria, mi manca casa, oggi è il suo compleanno e sono qui.
Ascolta.

Fra poco si apre, si comincia, attaccherà il solito brulichio sonoro. Ho dei libri, caro Santoka, e amo i luoghi che mi parlano come quello dove sono adesso. Porto con me questo piccolo saggio di Handke per un incontro dove sono invitata. Ho in borsa anche "L'architettura della città" di Aldo Rossi , "Al giardino ancora non l'ho detto" di Pia Pera, "Il posto" di Ernaux.  Sono luoghi da "sentire" e non da visitare. 
Un po' come questo dove sono, dove siamo noi.


(Il mio luogo tranquillo)








mercoledì 11 maggio 2016

Briciopollo

Come mangiando l'uva
una parola e ancora
un'altra parola.
(Nakamura Kusatao 1901-1983)


Sì, proprio come mangiando uva
Amo la lingua italiana in tutti i suoi riccioli, le sue volute, per le sue spire, i suoi giochi, la sua musica. Amo parole morbide come "giuggiolone", spigolose come "taccuino", pastose come "impegolato", amo la grammatica, le virgole, i punti. Combatto una mia micro battaglia per il punto e virgola, ripulisco da troppe virgolette e parentesi la mia frase, proteggo il congiuntivo e uso anglismi ed emotycons senza complessi. Se ascolto l'italiano di un vecchio accademico in pensione, la precisione dei termini che usa, il periodare netto e calmo che sa di civiltà, di stile, buone maniere e studi solidi, vorrei strofinarmi al suo paletot come un gatto.  

Per capire il mondo degli artifici linguistici, vi consiglio questo geniale volumetto appena uscito da Quodlibet che offre, per ogni figura retorica presa in esame, una spiegazione e un disegno deliziosi. Fulminanti, e quasi sempre impossibili da ricordare, con il loro spettacolino pirotecnico ci indicano le porte d'accesso per la linguistica, la logica, la psicoanalisi e la critica letteraria.
Cecilia Campironi spiega in modo conciso e chiaro il significato di ossimoro, sineddoche, parafrasi, metafora, enfasi e aggiunge una disegnino che impersoni ogni figura retorica nelle proprie specifiche caratteristiche.
La mia preferita? Chi mi conosce lo sa già: il "neologismo" che vedo qui rappresentato, per la sua allegra novità, come un colorato pupazzetto appena uscito da un guscio.

Ve lo dice un "briciopollo". Leggo per voi il significato di "briciopollo" che traggo dal mio infinito vocabolario di neologismi che negli anni ho inflitto a familiari, amici e colleghi:
[Bricipollo. Persona o stato d'animo tra il polletto e la briciola. Ha un candore che lo rende simpatico e irrinunciabile nella sua "bricipollaggine". Il momento briciopollo può capitare a tutti, per me, anche a Obama, per dire. A Fahrenheit è ormai gergo redazionale. Vedi: "ospite briciopollo"]

Eccomi qui: molto briciopolla quando mi strofino a vecchi cappotti un po' stazzonati!
Una lettura utile che consiglio.

(per briciopolli e non solo)


martedì 10 maggio 2016

Him

Ombra bianca d'uomo 
lontano - cammina nei campi
per non svanire
(Kaneko Tōta 1919)



I grandi artisti restano, sopravvivono alle loro opere attraverso un'idea.
La Venere degli stracci di Pistoletto, i pacchi monumento di Christo, Guernica, la Gioconda, quanto costano queste idee? Le performance sanguinolente di Marina Abramovich, il sacco bruciato di Burri, i neon azzurri di Merz, idee, idee. Meravigliose idee di artisti, idee civili, idee politiche, come per l'effimero graffito di Kentridge sul Lungotevere che già non è più quello di ieri. 

"Him", l'Hitler inginocchiato dell'artista Maurizio Cattelan è stato valutato e venduto per 17 milioni di dollari (leggi QUI)

Quanto costa un'idea? Chiamarlo "Him", dare all'icona del male per eccellenza un egli, un lui qualsiasi, quindi l'idea di non chiamarlo affatto, quanto costa?
Quanto costa un'idea? Farne un pupazzo, spogliarlo dalla divisa e mettergli un completo grigio, incravattare him come usa la maggior parte degli uomini, quanto può costare?
E metterlo in ginocchio, assorto, in preghiera, dargli uno sguardo afflitto, lacrimoso, sentire quel suo nodo alla gola da farci allentare la nostra di cravatta, quanto costa?
Fargli chiedere perdono, perdonatemi, perdonami, quanto costa?
Averlo posizionato nel ghetto di Varsavia, come un'unghia sulla lavagna, grigio nel grigiore, lacrima tra le lacrime, quanto costa quest'idea?

Ma non sono tra chi riesce a quantificare, non faccio l'artista o la gallerista, non mi colpisce la cifra in sè. Penso che sarebbe bello portare la statua di Cattelan in tour, posizionarla a Lampedusa o di fronte a qualsiasi approdo greco, al Brennero, in ogni garitta su ogni confine.
Un perfetto e costosissimo memento per un'Europa che pensa solo al mercato e che non ne tira fuori mezza, di idea.


(Visione di un'idea)