giovedì 17 marzo 2016

Giardini e giardinieri

Giorno di primavera
si perde lo sguardo 
in un giardino largo tre piedi
(Shiki 1869-1902)


Leggere "Al giardino ancora non l'ho detto" serve, è utile. Rigenera, smuove e tocca, come succede quando si affondano le mani dentro la terra. 

Pia Pera annota il suo declino fisico in un modo alto e schietto come solo chi guarda "laggiù" può permettersi di fare, e riesce a darci conto del grande mistero e di minuscole umane meschinità con la medesima acutezza. 
Guarda a sé come un giardiniere guarda a un ramo malato, con la stessa perizia, con la stessa acribia con cui analizza una foglia che sta appassendo senza un motivo plausibile. E' come se girasse e rigirasse se stessa fra le sue stesse mani, si osservasse sempre più da vicino. Il mondo delle letture che le va incontro sembra salvifico e insieme portatore di sgomento ulteriore.   

Sfrondare e potare permettono una nuova strana libertà.

Qualche amico che capita da quelle parti, alcune presenze mute e domestiche, luoghi visti o solo immaginati. Macchia, il cane fedele che gioca con lo stecchetto tra le piante nominate una per una, chiamate con il loro nome botanico, e che io mi affanno a cercare in rete, tentando di rimettere al suo posto almeno una cosa. 
E mi domando perché questo genere di giardinieri, questi coltissimi giardinieri per sbaglio come Vita Sackville West o quelli "senza giardino" come Ippolito Pizzetti, mi siano sempre sembrati esseri superiori. Sanno dare il nome alle piante, può essere questo? Può essere solo questo? 

E' una storia piccola, dentro un orto sempre più complicato da attraversare e che appassisce insieme a chi ne ha avuto cura ma è anche un racconto sereno che sa di incontri, di libri letti, di grandi viaggi e di lingue studiate, amate e tradotte.
Trovare le parole per l'indicibile o poterle dare a una pianta, mi sembra la stessa cosa.


Aggiungo che su "Al giardino ancora non l'ho detto" (ed. Ponte alle Grazie) nulla è stato scritto di più caro delle parole dello slavista Francesco Cataluccio che vi riporto in questo link QUI.

mercoledì 16 marzo 2016

Bruxelles

Mi sento sola
nella confusione
della notte primaverile
(Sugita Hisajo 1890-1946)


Il terrore e l'eco degli spari a Bruxelles risuonano ancora nella notte primaverile (leggi QUI)..
Le forze speciali in azione nel quartiere blindato di Forest, un sospetto ucciso, altri due in fuga e quattro agenti morti mi ricordano di non abbassare la guardia, di non fidarmi di una placida capitale da raggiungere con un volo low cost, di spiagge che profumano ancora di vacanza, di teatri e di stadi pieni di gente felice.

Penso questo chiusa nel vagone della mia metropolitana e non vedo l'ora di uscire e cercare un po' di aria fresca che mi abbracci. 


(prossima fermata: confusione) 







             

martedì 15 marzo 2016

Prima Pagina

Questa mattina, mentre andavo
a spazzare le foglie di pino,
ho saputo che l'Imperatore si è arreso
(Ogiwara Seisensui 1884-1976)



Forse Seisensui stava ascoltando Prima Pagina?

"Il 15 marzo 1976, nasceva la prima rassegna stampa radiofonica e la prima trasmissione interattiva" recita il sito di Radio3. 
Per la prima volta nella storia della radiofonia gli ascoltatori possono direttamente intervenire in un programma, entrarci dentro con opinioni, dialetti e domestici rumori di sottofondo (cani, citofoni, vagiti eccetera eccetera). 
Da quel giorno, la loro voce "è" il programma. 
Prima Pagina, piccolo uovo di Colombo radiofonico, anche nel pieno della rivoluzione digitale e della trasformazione della carta e dei giornali, rimane sobrio e scintillante. Perfetto nella sua semplicità: la lettura dei quotidiani, il colloquio con il giornalista in onda, le opinioni espresse con competenza e garbo. 
Oggi che Radio3 ne festeggia i quaranta anni, mi piace pensare che questo canale radio contribuisca non solo a raccontare il mondo ma anche ad ascoltarlo, nel suo rumore e nei suoi silenzi. E mi fa continuare la mia riflessione, più volte condivisa qui, sulla responsabilità che abbiamo noi che la facciamo. 
"Fare" la radio. 
Scrivo e penso a questo verbo pesante,"fare", che sa di manualità e concretezza, e che si usa per il mezzo più etereo che esista, per questo leggero veicolo così aereo, portatore di idee e cultura. E penso a parole come "canale", "stazione", "trasmissione", "onde", termini che ci conducono all'idea di movimento, di scambio e flusso di idee. 
  
In quale altro luogo il confronto con il pubblico è così concreto, sommesso e costruttivo? 

Chi chiama in diretta spesso mette in subbuglio conduttore e redazione. Esprimersi con competenza e garbo, francamente unici nei media, su temi che dividono e da fazioni opposte, è il manifesto dell'intera comunità di Radio3 e questo metodo di comunicazione costruttivo, inclusivo e analitico è possibile ascoltarlo ogni mattina, da quaranta anni, a Prima Pagina dalle 7.15 alle 8.45. 
E questo, giuro, non è uno spot. 

(tra me e te)



lunedì 14 marzo 2016

Merkel e Hanan

Non c'è nessuno -
dorme solo un bambino
dentro la zanzariera
(Shiki 1869-1902)


Oggi due maestre e una nuova generazione di alunni (oltre quella zanzariera succede di tutto!) di cui prendersi cura dal punto di vista umano ed economico.

Hanan Al Hroub, maestra palestinese, si è aggiudicata il Nobel per gli insegnanti, ovvero un bel pacco con un milione di euro e la stima mondiale come bigliettino di accompagno. E con lei, nell'inedita veste di educatrice, Angela Merkel. (Leggi QUI e QUI)

La maestra Hanan ha messo a punto un metodo di insegnamento da lei stessa inventato, basato su gioco e fiducia, che ha sperimentato sulla sua stessa pelle quando i figli, spaventati dal ferimento del padre davanti ai loro occhi, avevano smesso di studiare. Il metodo è stato applicato nel campo profughi dove Hanan vive e lavora, aiutando tanti piccoli alunni traumatizzati.
Esito meno felice per gli "insegnamenti" di Angela Merkel. 
La cancelliera ha sorpreso il suo CDU, il partito conservatore tedesco di cui è leader, operando una scelta umanitaria in favore dei profughi che le è costata tantissimi elettori. Tentando di educare il suo reazionario elettorato, si è beccata una bella lezione.
Due storie lontane, e lontane fra loro, che accadono al di fuori di quella zanzariera.

(Felicità piccola)

venerdì 11 marzo 2016

Sindaci

Con una lanterna,
qualcuno vaga nella notte:
tra i pruni
(Meisetsu 1847-1927)


Chi è questo qualcuno che si aggira nella notte? 
Lo so! È un candidato sindaco!!!
Tra i pruni di Roma o di Napoli vaga senza requie questa strana figura sbiadita, disincarnata, afona, e che procede sola, nell'oscurità, come in una fiaba di fantasmi.
Sola. Senza elettori al seguito - che disertano i seggi - e senza un partito che la sostenga, vaga tra le macerie della cosiddetta "fiducia", procedendo stancamente, lanterna in mano.
E laggiù, laggiù tra i rami, cosa vedono ancora i miei occhi? A chi appartiene quel tremolio lucente che balugina ancora? E quell'altra lanterna, l'altra ancora, quell'altra fioca lampada laggiù, e ancora l'altra che si fa avanti, a chi apparterranno mai?
I candidati sindaci cercano credibilità con il loro lanternino!
Buio. Gli elettori contano le lanterne (QUI)
È il nostro triste divertimento per queste oscure amministrative.

(candidato sindaco in arrivo)