Spuntano i germogli
al tronco d'un grande albero
poggio l'orecchio
(Hosai 1885-1927)
Mi piace pensare che Radio3 contribuisca non solo a raccontare il mondo ma anche ad ascoltarlo, nel suo rumore e nei suoi silenzi. E che l'ascoltatore di Radio3, come accade in questo haiku, poggi il suo orecchio per "sentire" qualcosa.
Che responsabilità che abbiamo, noi che la facciamo! Dove è possibile un confronto sulle cose se non in quell’universo della radio dove lavoro? E in quale posto il confronto con il pubblico è concreto, sommesso e costruttivo? Quando incontro qualcuno che ascolta Radio3 l'empatia è immediata. Ho subito voglia di sapere di più, di farci due chiacchiere, di trattenermi un po' di più del tempo di uno sbrigativo "tanto piacere"!
E magari festeggiare insieme l'incremento di ascolti di Radio3 arrivato oggi, secondo un'indagine Eurisko, al 7%!
Evviva!!!
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(Radio3) |
Vento fresco.
Di qualsiasi cosa ci diano
doppia porzione!
(Issa 1763-1827)
Non sono una sportiva, anzi, tendo al pigro. Mi rompo. Sono d'impeto, mi dicono, l'impegno costante proprio dello sportivo... non fa per me.
Sarei una centometrista se solo corressi. Ma non corro.
Della prima e ultima corsa campestre fatta da bambina ricordo le ali di folla, il "bra-va bra-va" alla partenza, lo stacco immediato su tutti gli altri, il cuore che poi mi scoppiava e che mi impedì di salire i tre gradini del campetto prima di metà giro. Il resto del piccolo circuito, numero sulla schiena, l'ho fatto camminando e fermandomi alla fontanella.
All'arrivo, quasi più nessuno. In effetti, sembravo ancora prima.
La nuova casa ha portato novità anche sulla mia attività fisica: una bici. Abito molto vicino alla pista ciclabile, quella che corre vicino al Tevere, in una zona molto pianeggiante e assai poco distante dal luogo dove lavoro. Non ho scuse.
Qualche giorno fa lessi la notizia che in Italia rubano una bicicletta ogni novanta secondi, sette haiku letti ad alta voce uno dopo l'altro, e ne sparisce una (leggi QUI) , oggi leggo che la bici è sempre più di moda in città, che nella top ten delle città su due ruote Bolzano è in testa su Pesaro, Ferrara e Treviso e che a Bologna arrivando in bici al cinema si ha diritto a uno sconto (QUI).
E così, stamattina, per fregare il ladro e far salire Roma nella classifica, ci sono salita su anche se stanca, anche se avevo nella testa pensieri mogi e negli occhi immagini tristi.
Il vento fresco.
E se il sobrio Issa qui fa la parte del crapulone vitalistico, io posso anche cimentarmi in una gara sportiva. Tanto l'avversario sono io, ho solo me stessa da battere, non mi ci vorrà mica tanto...
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(Oslo pit-stop) |
Luna fredda
nel rumore del ponte
io vado solo
(Tan Taigi 1709-1771)
Oggi siamo più soli a Radio3 e parlare di solitudine quando di mezzo c'è Pietro è un po' la stessa cosa.
Caro collega caro e misterioso, vecchio amico, invecchiato come ha voluto. Colto. Fine. Ironico. Caro compagno di corridoi, di battute alla porta, di ciaociao in ascensore, di venticentesimi alla macchinetta del caffè, ciao.
Pietro, ti porti via un pezzetto di me che rimango a guardare quello che non ho saputo dirti o fare per te, e sparisci nello stesso buco nero che ci mostravi, giorno dopo giorno, con indolente spossatezza.
Ti penserò ogni volta che attraverserò il "ponticello", minuscolo non-luogo lavorativo di Radio3.
Nel rumore del ponte, io non ti ho dato nulla e tu mi dicesti una cosa bellissima.
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(Giorno triste) |
Rumore d'onde
che vanno e vengono
così lontano da casa
(Santoka 1882-1940)
Ma dove devo guardare? Laggiù? Ancora più lontano? Mi viene mal di testa. Anzi mal di mare, sarà per tutte queste onde gravitazionali? E cosa sono, me lo spieghi? Sono arrivate sulla Terra? E se è vero che hanno "deformato" qualcosa, cosa hanno mai deformato?
La scoperta scientifica che dà ragione ad Einstein cento anni dopo e che cambia il corso all'astronomia generandone una nuova, fa girare la testa (notizia QUI).
Vorremmo esultare, ma le nostre capacità cognitive ci permettono un "urrà" sottovoce, una lingua di menelicche che pur soffiandoci forte non si srotola bene, un "evviva" in formato sussurro.
Allora ci mettiamo con il naso all'insù, in silenzio, tanti anni dopo quel 1969 molto più semplice da capire, cercando di capire meglio. Ma al massimo scorgiamo qualcosa molto più in basso, lì, dentro il buco nero della nostra finitezza.
Piccoli Santoka schiacciati dalla gravità terrestre.
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(Pianetino urbano) |
Cuscino di pietra
accompagno
nuvole
(Santoka 1882-1940)
Vi ricordate il giochino scemo? Ho una cosa bella e una brutta?
La bella è questo haiku di Santoka, in assoluto il mio preferito di quelli scritti dall'haijin che amo di più, e che vi offro oggi per godere del panorama che ci circonda attraverso un punto di vista diverso. Il monaco zen usava appoggiare la testa per terra, guardare verso l'alto e accompagnare le nuvole, mica male come metodo!
La cosa brutta? E' osservare come le cose si siano già capovolte da sole rendendo il nostro passo, come le nostre certezze, malfermo.
Penso ai luoghi di vacanza come le spiagge siciliane o le isole greche, luoghi di panini sul traghetto e di profumi, estivi come gli amori, che sono diventati luoghi di lacrime e di naufragi.
Ancora altri morti, altre ventisette vittime, undici bambini, nove dispersi a pochi chilometri da Lesbo, provenienti dalle coste turche (notizia QUI).
Cerco il cuscino di Santoka, per rimettere nuovamente le cose dritte.
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(amato sottosopra) |