martedì 22 dicembre 2015

Traslochi (2)

Vetta di nuvole.
Nelle otto direzioni
non c'è più terra
(Kato Shuson 1905-1993)



Cosa unisce la lavatrice nuova al giornalista e scrittore americano William Langewieshe? 
Il mio trasloco!
Allora, prima di sciogliere l'arcano, la solita raccomandazione: rileggere l'haiku. Fatto?

Nelle otto direzioni non c'è più terra!

Cambiando casa decido per l'acquisto di una lavatrice nuova visto che il mio cassone aveva fatto il suo tempo. 
Mi fiondo in uno di quei centri commerciali rosso inferno capaci di vendere dalla pila stilo al mega frigo. Facendomi largo tra la folla allupata da babbucce scaldapiedi, telefonini e nespressi natalizi, riesco ad acciuffare un commesso rosso-vestito dall'aria dopata. 
Con qualche difficoltà che vi tralascio, scelgo la lavatrice, compilo il modulo per la consegna, firmo e pago. Nell'attesa che tutto vada a buon fine, indirizzo, codice fiscale, transazione eccetera, il mio sguardo dalla cassa si muove verso uno scaffale colmo di... DRONI!
Sì. Per 129 euro ci si può portare a casa un drone! 
E se possiamo spendere di più perché non optare per quello con camera "Full HD - Video 4K a 360 gradi - Parametri di volo in tempo reale - Fibra di carbonio" e, soprattutto, l'irrinunciabile, "Ritorno ad home-point"?  


E' tardi, sono stanca e l'acquisto della lavatrice l'ho incastrato dopo un pomeriggio di lavoro. Domani devo continuare a mettere a posto la libreria, tutti quei libri...
Decido anche io di tornare ad home point. 

La mattina successiva mi sveglio presto per affrontare il mio sabato di lavori casalinghi. Scatoloni, scatoloni e scatoloni. Il bello di svuotare quelli dei libri sarà materia di un prossimo post (l'ultimo sull'argomento trasloco, promesso!), qui metto a fuoco solo un libro amato rispuntatomi tra le mani in mezzo al caos di pile da ordinare sugli scaffali, quello di William Langewieshe, grande giornalista d'inchiesta americano (indimenticabili le sue inchieste sulle Torri Gemelle o sui pirati contemporanei di zone marine non mappate geograficamente) in cui una decina di anni fa raccontava l'uso dei droni nelle guerre a distanza.
Questo tipo di regali di Natale forse non li aveva previsti neanche Langewieshe nonostante tutto il suo acume, tutta la sua oggettiva capacità letteraria. E nonostante il suo coraggio. 
E nonostante la sua aria da giornalista alla Robert Redford nel ruolo, appunto, del giornalista americano senza paura. Rendere accessibile, ludico, uno strumento come il drone, infiocchettarlo per un regalo, non poteva arrivarci neanche lui... 

Mi affaccio dalla mia nuova finestra e mi rimiro il mio nuovo panorama. Che bel sole nuovo e che bel praticello nuovo che vedo. 
Citofono! E' arrivata la lavatrice!!!


(visione aerea)








  
   

venerdì 18 dicembre 2015

18 dicembre

Vette di nuvole.
Appaiono anche in sogno
senza confini
(Kato Shuson 1905-1993)



Siamo arrivati alla "Giornata Internazionale dei Migranti" camminando attraverso incertezze e razzismi, superando confini culturali e ostacoli burocratici e navigando sui mari infidi dell'intolleranza.
Siamo stremati, l'UNHCR parla di duecento morti solo negli ultimi due giorni.
Ma credere in un mondo migliore nonostante terrorismi, xenofobie e strumentalizzazioni restituisce forza ai muscoli stanchi, ossigeno al cervello confuso.
Per noi, a cui piace andare avanti e sconfinare, quella di oggi è una bella data da festeggiare. Un po' Natale.


(Tibet in viaggio)

giovedì 17 dicembre 2015

Privacy

Vedo la neve cadere
attraverso un foro
nello shoji
(Shiki 1867-1902)



"Tartarooooo! Tartaro Susannaaaaaa! E' lei? Si accomodi per la TAAAAAC in fondo a destraaaaa!"

"Tartaroooo Susannaaaa nata a Roma il 26 maggio 1966, è lei? Separataaaaa, divorziataaaa? Di qua, prenda il numerino, grazie"

"Tartaro Susanna, prego si accomodi. Allora vediamo se ha le condizioni per stipulare un mutuo presso la nostra Banca, prego."

"Allora lei è Tartaro Susanna, giusto? Giusto. E vuole cambiare residenza, giusto? Giusto. "

Queste quattro frasi mi sono state indirizzate, a tutto volume, in barba non dico alla privacy ma anche ai decibel sopportabili da orecchio umano. Al loro proferire, commenti, sorrisi di circostanza, consigli e amenità varie sull'esame diagnostico di una cugina purtroppo ormai deceduta, sulla rata scaduta o, peggio mi sento, sul governo e sugli extracommunitarichecerubbeno il lavoro, il presepe e pure la sicurezzalimorté. 

Ho letto da qualche parte che un solerte preside ha vietato l'uso della telecamara per riprendere l'annuale recita natalizia degli scolari per tutelarne la privacy.
Mi sembra l'esempio lampante di quello che succede in questa nostra società un po' strabica: da una parte, vigiliamo scrupolosissimi su potenziali traumi infantili da recita ripresa con il telefonino e perdiamo ore a compilare moduli, da decodificare, che dovrebbero tutelare il nostro anonimato. 
Dall'altra, veniamo invasi da spam che sa tutto di noi (dagli hobby ai gusti sessuali), da cookies che si attaccano come mignatte e ci propongono dio sa cosa, e telefoniamo pure. Già. Perché solo telefonando si può risalire a chi siamo, con chi parliamo, dove ci troviamo e che numero di piede abbiamo.
Quindi?
Quindi ho capito che non mi interessa tutelare il mio anonimato a oltranza. Mi arrendo alle file romane dove tutti sapranno tutto di me. E mi tufferò volentieri in questi grovigli umani senza forma dove ognuno dice la sua sui casi tuoi e suoi.

E se qualcuno mi osserverà attraverso un foro nello shoji (paravento)... me ne sbatterò altamente. 
Non ho niente da nascondere.

PS
"Gli esami diagnostici?" 
"Tutto bene, grazie. Alla prossima, e in bocca al lupo!"


(agorà)








giovedì 10 dicembre 2015

Bella e perduta

Un bufalo a riva
un traghetto attraversa
il temporale notturno
(Shiki 1867-1902)


Mentre nel casertano venivano arrestate ventotto persone tra imprenditori, amministratori e funzionari vari, tutti coinvolti nel clan dei casalesi (leggi QUI)... ero al cinema a guardare un film proprio su quelle terre. "Bella e perduta" di Pietro Marcello è in grado di raccontare molto meglio della cronaca quei drammi vecchi di secoli. 
"Bella e perduta" è di una poesia panica, cosmica.

Procede per quadri che, come strofe cinematografiche, sanno raccontare di una terra atavica e contemporanea dove alcune esistenze - uomini o animali cosa importa? - trasportano, lenti, il loro fardello. 
Camminiamo sbilenchi parlando con un bufalotto, procediamo calpestando la terra, resa fertile dal vulcano e ignobile dagli uomini, sotto un cielo dipinto da Tiepolo. E veniamo guidati dalla presenza angelica, eppure così tanto terrena, di Tommaso Cestrone (leggi QUI) che impariamo a conoscere nel suo stoico impegno "a perdere" ovvero quello di vegliare, curare e pulire da volontario non richiesto la Reggia di Carditello (la sua storia QUI).    
E se la terra è quella dei fuochi, i fuochi nel film diventano inferi magnetici nei quali penetriamo attraverso lo sguardo di Pulcinella. 
Solo dai due occhi vuoti della maschera, così folkloristica e usurata dal tempo, possiamo osservare l'umanità da un punto di vista più oscuro, ascoltare presenze antiche, ritrovare compagni di strada dispettosi e filosofici. 
Mai un cedimento al compiacimento, al folklore. Nulla è ridondante o stereotipato. Guardare questo film da spettatori è come stare sul filo, ci sembra tutto bellissimo e onirico dal nostro precario punto di vista, siamo sospesi. Leggeri. Ecco. Siamo "limbici".
  
Un'arcadia rotta quella di questi territori condannati da malaffare e mafie, da soprusi e omicidi, di cui riconosciamo ancora lacerti di poesia grazie a questo film splendido e colto che ho visto qualche sera fa e che ancora sedimenta dentro di me.
E che mi ha fatto felice. 


(aldilà e aldiqua)

Tra i presepi

Tra l'ombra degli alberi
si sposta la mia ombra
luna d'inverno
(Shiki 1867-1902)


Torno sull'argomento "presepe". Ne inizio a vedere in giro, nelle vetrine dei negozi, nelle piazze, nei salotti casalinghi. Di zucchero glassato dal pasticcere, di terracotta sulle bancarelle, di plastica sugli scaffali natalizi dei Lidl di ogni città. Le faccine dei pastori sotto piccoli cappelli, micro zampognari muti, gesubambini attaccati alle mangiatoie con le braccine aperte, madonne con la testina perennemente reclinata e sangiuseppi eternamente perplessi. Mucchette e asinelli grigi non respirano il calore che abbiamo imparato alle elementari, zollette di muschio imbibito coprono pezzi di cartone, stagnole come laghetti, piccole luci intorno che si accendono e si spengono. 
Si accendono e si spengono.

Hanno perso la vita altri cinque bambini in un naufragio (QUI)
Ecco il mio presepe, l'ho capito adesso. Eccolo qui.
Ecco il mio presepe di naufraghi in fuga, di cristi che tentano di spostarsi da uno stato oppressore verso il mare, di madonne che piangono lacrime vere, di bambini da adorare.
Le loro ombre di "presepe morente" mi perseguitano.

(Statuina)