giovedì 10 dicembre 2015

Bella e perduta

Un bufalo a riva
un traghetto attraversa
il temporale notturno
(Shiki 1867-1902)


Mentre nel casertano venivano arrestate ventotto persone tra imprenditori, amministratori e funzionari vari, tutti coinvolti nel clan dei casalesi (leggi QUI)... ero al cinema a guardare un film proprio su quelle terre. "Bella e perduta" di Pietro Marcello è in grado di raccontare molto meglio della cronaca quei drammi vecchi di secoli. 
"Bella e perduta" è di una poesia panica, cosmica.

Procede per quadri che, come strofe cinematografiche, sanno raccontare di una terra atavica e contemporanea dove alcune esistenze - uomini o animali cosa importa? - trasportano, lenti, il loro fardello. 
Camminiamo sbilenchi parlando con un bufalotto, procediamo calpestando la terra, resa fertile dal vulcano e ignobile dagli uomini, sotto un cielo dipinto da Tiepolo. E veniamo guidati dalla presenza angelica, eppure così tanto terrena, di Tommaso Cestrone (leggi QUI) che impariamo a conoscere nel suo stoico impegno "a perdere" ovvero quello di vegliare, curare e pulire da volontario non richiesto la Reggia di Carditello (la sua storia QUI).    
E se la terra è quella dei fuochi, i fuochi nel film diventano inferi magnetici nei quali penetriamo attraverso lo sguardo di Pulcinella. 
Solo dai due occhi vuoti della maschera, così folkloristica e usurata dal tempo, possiamo osservare l'umanità da un punto di vista più oscuro, ascoltare presenze antiche, ritrovare compagni di strada dispettosi e filosofici. 
Mai un cedimento al compiacimento, al folklore. Nulla è ridondante o stereotipato. Guardare questo film da spettatori è come stare sul filo, ci sembra tutto bellissimo e onirico dal nostro precario punto di vista, siamo sospesi. Leggeri. Ecco. Siamo "limbici".
  
Un'arcadia rotta quella di questi territori condannati da malaffare e mafie, da soprusi e omicidi, di cui riconosciamo ancora lacerti di poesia grazie a questo film splendido e colto che ho visto qualche sera fa e che ancora sedimenta dentro di me.
E che mi ha fatto felice. 


(aldilà e aldiqua)

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