giovedì 23 ottobre 2014

Calendario

È capodanno:
niente di nuovo,
casa invecchiata.
(Issa 1763-1827)



Il fotografo americano Steve McCurry firma il calendario Lavazza 2015 con dodici scatti dedicati all'Africa. L'intento è promuovere il vero volto africano, quello dei veri contadini, e sostenere l'agricoltura in modo equo e solidale. 
L'intento. Appunto. 
"Per la prima volta senza modelle!" avverte, orgoglioso e buono, il lancio pubblicitario di questa nuova operazione di raccolta fondi ben sponsorizzata.
Sfogliandolo (puoi farlo anche da QUI), le stesse emozioni patinate del famoso ritratto della bambina afgana dagli occhi verdi, in copertina nel 1985 sul National Geographic Magazine, icona di una guerra brutta ma anche molto fotogenica.
Colori istagram tutti speziati - del resto non richiama il curry il cognome dell'autore? - e stereotipi a manetta: donne giovani dai corpi di "gazzella" e lo sguardo "fiero". Contadini flessuosi con muscoli da ghepardo, colli lunghi adorni di collane tribali e gruppi di bambini che sorridono. Malattie, mosche, fogne, disagio, armi, tagliati via col photoshop della fantasia. Qui vogliamo un'idea di Africa, un'Africa bella! Mica soffrire! Mica vogliamo pensare! 
Le "capanne" - "Oooh! Ma chi ci sarà mai dentro?"  "Ma uno stregone vecchio e saggio, ovviamente!" - il "tramonto africano" con i suoi mille colori, i "costumi tradizionali" che ci ricordano "che la cultura dell'Africa è immensa, sai !". Poi qualche lancia, un cesto, un cammello, un mastello, alcuni sacchi di masserizie, tutti ben disposti, suggeriscono un presepe rassicurante a misura di occidentale che non vuole farsi troppi problemi. 
Che non vuole pensarci troppo, caccia i suoi venti euro dal portafoglio per "una buona causa" e digerisce meglio. 

Quanto è bella l'Africa, sembra proprio una modella!
"Niente di nuovo" dice Issa.


(Mese di ottobre. Calendario da casa mia)



mercoledì 22 ottobre 2014

Insetti fuori stagione

Notte nell'eremo:
cerca la mensola
un grillo
(Issa 1763-1827)



Se il Dailyhaiku dovesse dare spazio solo alla politica italiana dovrebbe occuparsi, in questo periodo, quasi esclusivamente delle polemiche nel PD. Subbugli, mormorii, piccole fazioni, sgambetti e nascondini. Dissensi tuittati, accuse fatte e ritratte, un brusio costante da termitaio in costruzione e distruzione perenne. 
A rompere questo schema risaputo da elettori e lettori, ci pensa un grillo che trova un'altra mensola, quella del problema immigrazione, ci si arrampica (qui la notizia).

E' proprio vero. Questa estate sembra non finire proprio più.
Consiglio. Occhiali da sole e cuffie con musica preferita. Io mi riascolto questa, era una hit di luglio ma il clima non è cambiato:



 
In omaggio, un secondo haiku di Issa, anche questo di ambientazione notturna. Protagonista un altro insetto fuori stagione:

Luna di sera:
mi fa compagnia
una zanzara















  

martedì 21 ottobre 2014

Cultura

Vento di montagna
nelle campane
forte desiderio di vita
(Santoka 1882-1940)



Con la festosa occasione del titolo di capitale europea della cultura 2019 (leggi notizia) conferito a #Matera - le campane staranno ancora suonando a distesa - non posso non soffermarmi sul significato che la parola "cultura" ha assunto negli anni. 

  
Ci si misero quelli della "cultura pop" che negli anni novanta riabilitarono  Massimo Boldi o Pierino. Seguirono i cantori della "cultura bassa" che confusero quelle poche certezze acquisite faticosamente sui libri, sgretolandole. Chi, del resto, non era mai incappato in un Franco e Ciccio d'annata? O in un sapore di mare numero 8? E giù tesi o corsi di laurea. 
E se oggi è il tempo della "cultura hipster", aspettiamoci una legion d'onore o una honoris causa a chi ha un blog di tendenza sul fenomeno con più di tre followers.
Cultura...   
Come salvare la parola "cultura"? Come estrarla dal binomio fisso "cultura&spettacoli" dei quotidiani? Greg&Lillo a fianco di Don DeLillo, Philip Roth che balla sotto le stelle, E.L. James (quella delle mille sfumature di grigio) e Agota Kristof (assolutamente monocromatica) che condividono lo stesso numero di righe nelle recensioni, non ingenerano confusione?  
Cultura...   
Come liberarla dalla morsa di frasi prefabbricate come "cultura del cibo", "cultura del vivere bene","cultura del buon bere" o "cultura del benessere"? La storia dei maccheroni che si interseca con quella dei templari, passa da Twilights, si tuffa in un bagno termale e riemerge nella sezione "cultura" di un quotidiano qualsiasi?  
Cultura...   
Siamo stati capaci di svuotarla, farcirla di crema chantilly, truccarla come una popstar, doparla come un atleta. Le abbiamo fornito una quinta di seno, un cappello da chef e una velocità da 140 caratteri.  
L'abbiamo resa performante, attraente, vincente.
L'abbiamo voluta abbassare, piegare, "rendere fruibile". 
In nome di cosa? Io francamente non l'ho capito. 

(Campana materana doc. Dall'ultimo Materadio di Radio3) 

Evviva il "forte desiderio di vita" delle campane dei materani! 
Con l'augurio che contribuiscano a restituire alla recente nomina il significato più profondo e durevole della parola a cui si ispira. Quello più complicato, quello che non si capisce al volo ma che va spiegato, studiato e approfondito!  
Auguri!

lunedì 20 ottobre 2014

Facce

Era la mia faccia
nello specchio
freddo
(Santoka 1882-1940)

Gli autobus a Roma sono usati soprattutto da extracomunitari. Da coloro che li prendono presto e che tornano tardi, che non hanno una patente o un ufficio da raggiungere in macchina, che hanno pochi soldi e molta pazienza. Da sotto il casco, mentre sguscio tra le macchine per raggiungere casa, osservo queste facce schiacciate sul vetro del finestrino mezzo appannato. 
Guance di romeni distrutti dalla giornata in cantiere, occhi di miti bengalesi dopo il lavoro da benzinaio "in appalto", imperscrutabili fronti di badanti slave, atoni sorrisi di filippine al ritorno dal tour di pulizie in case parioline, accigliate nigeriane. 
Italiani? Qualche sparuto studente che chatta sullo smartphone, qualche pensionato incarognito.
Tutte facce che sono anche le nostre, "freddi specchi" di povertà nei quali non vogliamo guardare.

Eppure, se osserviamo con un po' d'attenzione, negli autobus romani si concentrano tutti i mali del nostro paese. Non mi soffermo sui guai legali che furono (e che sono) dell'azienda di trasporto pubblico capitolina, ma rifletto con voi su intolleranza e emarginazione. 
I fatti che accadono in questi giorni nella periferia romana di Corcolle, come pestaggi, raccolta-firme per cacciare gli "stranieri" e ronde (notizie qui e qui) sono iniziati proprio in un autobus dove viaggiavano i soliti personaggi con le solite facce di un film visto e rivisto: il "nero incazzato", il "rumeno ubriaco", "il cittadino che paga le tasse".

In un autobus a Corcolle, come in uno Montgomery nel 1955, dove ebbe inizio la lotta per i diritti civili dei neri in solidarietà con Rosa Parks che rifiutò di cedere il posto a sedere a un bianco, si è accesa una miccia. 


("Scusi, lei scende?")






venerdì 17 ottobre 2014

Camminanti vari e Ryōkan

Cima raggiunta
da solo, mi alzo in piedi
vento d'autunno
(Ryokan 1758-1831)

Ecco descritti tutta la soddisfazione di chi arriva alla meta e l'orgoglio di chi raggiunge la "cima" vincendo la paura, "da solo" e alzandosi "in piedi".
Chi cammina conosce bene il panorama che ci fa "vedere" oggi Ryōkan, come lo conosce bene chi persegue fortemente un'ideale di esistenza civile tra esseri umani, anche restando fermo, fisso al suo posto in un ufficio, in un condominio, dietro una qualsiasi scrivania.

Ryōkan, il monaco buddista eremita e amante dei bambini e che ancora oggi è venerato in Giappone come una divinità per le sue caratteristiche spirituali e di amore per la natura, guarda caso, viene spesso paragonato al nostro San Francesco, primo ispiratore della Marcia della Pace Perugia-Assisi che si terrà domenica prossima nella sua ventunesima edizione (leggi qui).
Riflettendoci su, dai monaci zen ai "camminanti" (QUI), dagli hippies degli anni settanta al movimento di Aldo Capitini - ideatore nel 1961 della Marcia della Pace - il passo, è proprio il caso di dirlo, è breve. 
Il cammino, inteso come venirsi "incontro" senza temere nulla e come ricerca personale, rappresenta in assoluto la forma più antica (e più semplice) di conoscenza e di dissenso non violento. Prima di qualsiasi moda, prima di qualsiasi guida trip advisor per un week end ascetico, prima di ogni monastero-tour. 

Si può fare insieme, condividendo un percorso di intenti comuni lungo 24 km come quello di domenica, o in totale solitudine. Si può fare a piedi o seduti poichè si può andare incontro agli altri, si può essere buoni camminanti... anche da fermi. Camminanti a km 0.   
Allora, a tutti i camminanti, in giro o fissi nella quotidianità, dedico questi altri due haiku sempre scritti dal  premuroso e sensibile Riōkan:  

Passate di qui
cercando di evitare
i ricci caduti

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Raduno legna
avanzando sul ponte -
pioggia serale

Altri aspetti insospettabili e divertenti di Ryōkan, il nostro "eremita in cammino" che amava la solitudine della meditazione tanto quanto la compagnia delle persone, saranno oggetto di un prossimo post. 

(Metropolitana di Roma ore 19. Camminanti)