giovedì 30 maggio 2019

Sono una motorinista


Dopo argomenti di fuoco
mi butto in strada-
divento una moto.

Tota Kaneko (1919)

E basta! Troppa tristezza, troppi grigi, troppi grugni. Mi faccio pena da sola, abbattersi no, meglio andare avanti. Magari in motorino, girando per Roma. È il mio crack, la mia slot, la mia connessione invisibile col resto del mondo.

Mi basta un semaforo rosso.
Macchinine guidate da adolescenti multitasking che con una mano fumano e con l’altra reggono il cellulare, berline dai vetri fumée dei genitori degli stessi ragazzini, intenti anche loro in lunghe telefonate.
Facendo lo slalom tra queste due falangi, scivolano i “motorinisti”.
Vanno di fretta perché sono sempre in ritardo, hanno i capelli schiacciati dal casco, la fronte con il solco orizzontale della stretta. La borsa a tracolla sul giubbotto, il figlio stretto contro il bauletto, bollette da pagare accartocciate in tasca e il lavoro da raggiungere. Tutto insieme.
Il motorino era il sogno adolescenziale di questi ragazzi che vedo invecchiati sulla sella, e che ottenevano con solenni giuramenti di telefonare quando arrivavano. Hanno tra i quaranta e i cinquanta anni, sono di “mezza età”, un tempo sinonimo di obiettivi raggiunti, ma che oggi significa solo continuare a rincorrerli, come criceti sulla ruota. Nati alla fine degli anni Sessanta, quando il boom ha fatto flop, in quel tempo grigio pre-telefonino e pre-web – al massimo colorato dalla disco e dai sogni di Drive In – economicamente dipendono ancora da quegli stessi genitori che un tempo acquistarono loro lo scooter. I “motorinisti” visti oggi, sembrano il simbolo vivente di una generazione poco interessante.
I trentenni hipster, i barbuti surfisti del web che sgusciano smilzi su eco-biciclette con un cervello pieno di idee e di app, fanno tendenza molto più di loro. I sessantenni, colti e ideologici che, mentre affondano i denti sui polpacci degli ottantenni seduti su poltrone da cui non si alzeranno, li guardano con dolciastra condiscendenza.
Sono tutti più interessanti di loro, tutti su rampe di lancio irraggiungibili, tutti avanti di una casella.
I motorinisti sono anche miti, e sorridono. Un po’ idealisti, un po’ cazzari, un po’ fregati dalla vita ma sempre allerta, sono i veri supereroi di una sopravvivenza non solo stradale.

(Ricciolina)



1 commento:

  1. carissima che piacere nel leggere qs post e che sorriso mi strappi....anch'io sono una motorinista incallita, dipendente dal mezzo bi-ruotato fino alla sfida di qualsiasi condizione meteo, (dipendenza senza cedimenti pari a quella da radio3!! ;))
    Mi sono rialzata e rimessa in sella anche dopo che una macchina mi ha stirata sotto pochi giorni dopo la mia pensione, tanto per festeggiare...ma vuoi mettere il mondo visto dal motorino? sgusciare ovunque,partire all'ultimo secondo prima dell'appuntamento, , avere il contatto diretto con muri,asfalto e appunto sbirciare dentro ai casuali veicoli compagni di fila in cui c'è sempre qualcuno distratto da qualcosa....e noi invece no: destinati sempre all'allerta con 4 occhi frontali e laterali e braccia pronte a farti virare per non beccare la buca che ti farebbe saltare!!!!
    Motorino, conquista dell'adolescenza: volevo, dovevo averlo e ancora dopo tanti anni mi stupivo che i miei, così severi, me lo avessero concesso, a riprova che un sogno sognato con determinazione nella vita si realizza sempre.
    Bene, grazie ancora perchè ho riconosciuto nelle tue righe la mia passione che si fa beffa anche della disastrosa figura di quando arriviamo con i ns capelli incollati a mo' di tazza capovolta e non c'è scrollata di testa che ridia loro un'aria vaporosa vagamente decente...
    arrivederci a presto a Cesena. fulvia (bologna)

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