giovedì 2 maggio 2019

Post Concerto del Primo Maggio



Io rimango (seh, seh)
Fino a quando (uh, ah)
Non accendo - no le luci (uh, ah)
E i bicchieri abbandonati
Sanno come ci si sente (seh, ah)
Ad essere come diamanti (oh)
Invisibili alla gente
La tua testa è un giga - ntesco centro sociale (come no, uh, ah)
E se per caso stanotte mi gira, io ci vado a dormire col cane (uh, come no, ah)
(da "Post Concerto" dei Coma_Cose)


Cronaca di un post concerto del primo maggio. 
Mi è rimasta in testa la canzone dei Coma_Cose, ancora adesso la canticchio, bellissima, come bellissimi erano quei due che sul palco sembravano così leggeri mentre rappavano Post Concerto proprio quando il concerto si svolge, come volavano oltre, lievi, su quel palco, coi loro bei movimenti a scatti, mani che reggono il microfono col gesto giusto, i pollici e i mignoli, quell'andamento perfetto da camminata in periferia che sa di grigio, tubi di scarico e metropolitana e sguardo da sotto la felpa, occhi aguzzi come una enne spruzzata sul muro, malinconici come graffiti quando dal treno te li lasci alle spalle. Pensavo e li guardavo, guardavo e li pensavo. Allargando il campo mi pensavo anche io, sono quella laggiù, sul divano, che si mordicchia un'unghia mentre l'immagine dei bicchieri che sanno come ci si sente a essere invisibili mi sembra così poetica che domani la cerco e la scrivo, e il mio piede va a ritmo e allora alzo il volume. Avrei voluto inghiottirci Roma con quei due ragazzi dal nome pazzo, Coma_Cose, che volavano, e spingerla in alto, disancorarla, alleggerirla fino a poterla soffiare. E trasportandola lontano l'avrei mandata post concerto, oltre, le avrei restituito i ventanni. E su quella Roma volante e bella c'è spazio per tutti, ci si può girare sicuri, nessuno viene aggredito dopo aver finito il turno di lavoro, magari tornandosene in bici verso casa con addosso la voglia di baciare la ragazza dicendole:  
আমি তোমাকে ভালোবাসি  (ti amo in bengalese)    


(dedicato al ragazzo massacrato ieri)



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