mercoledì 10 aprile 2019

Buon compleanno Claudio Magris



Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un’erta
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva
("Trieste" di Umberto Saba)


La scontrosa grazia dei triestini, se sapeste come la conosco! Stamattina, al GR che lo festeggiava, Claudio Magris diceva le sue belle cose sempre precise, penetranti come il suo sguardo da vecchio lupo. E a fine intervista concludeva che per lui, la vita, consiste anche in un tuffo in mare.
Festeggio gli ottanta anni di Claudio Magris, esempio di vita pensosa e schiva. Ma non parlerò certo delle sue opere, delle volte in cui l'ho ascoltato in trasmissione o ai festival, dei suoi articoli o della sua illeggibile grafia. Preferisco proporvi la foto, mentale, di un momento, di quando l'abbiamo incontrato con Mauro quella volta a fine maggio. Eravamo a Barcola, il mare pop di Trieste, che ti permette un tuffetto in mezzo alla giornata di afa, magari tra una lezione e l'altra all'Università, tra la pineta e l'acqua. Barcola non costa troppa fatica e mi piace per questo. (Amo la comodità, le estati semplici, amo il mare a portata di mano, che ti arriva fin sotto casa e non devi scaruparti per chilometri sotto il sole alla ricerca, vana, di uno scampolo vergine senza esseri umani. A me piacciono gli esseri umani, ma sarebbe lunga, e i triestini barcolani sanno bene cosa voglio dire).
E così, ho ripensato a quel momento di qualche estate fa. E a quel bel signore elegante col suo costume speedo nero, che si leva dall'asciugamano per rispondere al saluto del suo vecchio allievo con cui scambierà due "ciàcole in triestìn". Mentre parlavano, non capivo nulla o quasi, pensavo solo questo: quindi Magris, proprio quel Claudio Magris, il germanista,  l'autore di Danubio e tutto il resto, si fa il bagno in mare e prende pure il sole.
Evviva!


(come Magris)






  

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