giovedì 14 marzo 2019

Salutismo ovvero l'arte del saluto




Ciao faccia bella,
gioia più grande.
Il tuo destino è l’amore. Sempre.
Nient’altro. Nient’altro nient’altro.
(in "Paesaggio con fratello rotto" di Mariangela Gualtieri)


Nella mia amata città, Roma ingrugnata e incarognita, nel traffico o tra vicini di pianerottolo, un sorriso è un gesto inaspettato, il saluto, addirittura, puro terrorismo. Ho visto gente tremare di paura, il ciao ciao con la mano viene visto come un gesto sovversivo o da freaks, compiuto da diseredati, emarginati, da persone da tenere alla larga.
Nel mio ambiente, poi, salutarsi, a volte significa scendere di un livello, rimanere nello scalino più basso, a Roma si dice "fare i vaghi", e ci si riesce bene, ve lo assicuro (provato sulla mia pelle). 
Ma io faccio parte dei "salutisti", non posso farci nulla. Non fraintendetemi, vi prego, non mi nutro di bacche e semi e se sento nell'aria il profumino di un panino con polpetta scatto sempre sull'attenti in modalità Poldo. Non parlo di "quel" salutismo, quel vegan-bio-fit-gym che ti fa stare in forma ma ti rende aggressivo come un serial killer, o un fissato ossessivo quando va bene, ma di quell'altro salutismo, quello che si fa con la mano o dicendo "buongiorno". Abbassare la guardia lo trovo così rilassante.

Ciao faccia bella.

Amo il salutismo, dovrebbe essere più praticato.


(saluto al sole)

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