lunedì 4 marzo 2019

4 marzo


Così come una farfalla ti sei alzata per scappare 
Ma ricorda che a quel muro ti avrei potuta inchiodare 
Se non fossi uscito fuori per provare anch'io a volare 
E la notte cominciava a gelare la mia pelle 
Una notte madre che cercava di contare le sue stelle 
Io li sotto ero uno sputo e ho detto "Olé" sono perduto
La notte sta morendo 
Ed è cretino cercare di fermare le lacrime ridendo 
Ma per uno come me l'ho già detto 
Che voleva prenderti per mano e volare sopra un tetto
Lontano si ferma un treno 
Ma che bella mattina, il cielo è sereno 
Buonanotte, anima mia 
Adesso spengo la luce, e così sia
(Da "Cara" di Lucio Dalla) 

Quando ancora compravo i dischi (no, non cascateci, non parto con la solfa del vinile e dello scricchiolìo dei solchi, dei bei tempi andati o della crisi del disco o spotify, no, intendo quando ancora seguivo la musica "direttamente", quando le canzoni erano come "mie" e la musica mi arrivava così, per generazione, dritta e direttamente nelle orecchie, poi arrivava nel cuore, infine nel cervello formandomi il gusto, e forse il carattere, e gli anni in cui mi sarebbe sfuggita, e con lei i suoi nuovi cantanti, - perché proprio non li sento i nuovi, non me ne accorgo di loro -, questi anni qua erano ancora di là da venire e non li consideravo, beata la me di allora!) mi sono divertita coi testi di Dalla a scovarci dentro in quasi tutti, un riferimento al cielo. 
Stelle, nuvole, luna, aria, vento, sole erano immagini tra una parola e l'altra che nella mia testa coloravano di blu ogni sua canzone, donandole uno struggimento infinito come quello che si prova prima di addormentarsi 


(Settima luna)








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