Una parola muore
appena è detta
dice qualcuno -
Io dico che comincia
appena a vivere
quel giorno
(Emily Dickinson trd. Silvia Bre)
Dalla A alla L tutto a posto, spolverato e sistemato: gli Auster, i Bellow, i Byatt. I Covacich, i Coetzee, è la mia libreria. I Fante, un po' di Faulkner. Spunta un amico scrittore, simpatico ma negato, che comunque sistemo al suo posto, tiro fuori un Roth, che mito assoluto, apro una pagina a caso scommettendo sull'illuminazione che sarà, e i fantastici quattro di Mauro - Kafka, Joyce, Svevo, DeLillo - e i Manganelli, per ora orizzontali uno su l'altro, a vista, più tardi ci penso. Spunta uno scrittore bravo che conosco bene ma che se la tira troppo, va bene, ecco il suo posto, quello sopravvalutato e poi quello del piacione che mi scrisse il suo telefonino sotto la dedica, quello della finta simpatica e quello di quello che si sente un dio. Impilo da un parte l'autrice persa di vista e quelli del vecchio caro amico scomparso. Scrosto briciole vecchie, macchie di muffa, sbatto il palmo della mano forte, sulla copertina, la polvere vola in alto...
Qui i libri di poesia, i miei "strumenti umani", Gualtieri, Magrelli, De Angelis e le loro voci ancora nelle orecchie, ore di parole registrate per andare in onda, immagini lancinanti di haiku e versi precisi, una spiaggia di Rimini, una cima, una camera da letto, un marciapiede a Milano.
Rileggo dediche, torno indietro di anni, vecchi incontri,
vecchie trasmissioni, vecchi progetti. Questo lo tengo, questo lo scarto,
questo lo scarto e questo lo tengo, questo lo cerco da anni e questo già lo
avevo e l'ho ricomprato, questo l'ho ricevuto in regalo tanti anni fa, c'è la data. Ho una libreria che mi racconta mentre sul pavimento piovono segnalibri, foglie secche, biglietti di autobus, anche ricette e cartoline.
I libri sono questo, sono gli strumenti, gli utensili, sono il cacciavite e la pinza, il righello e la pentola che ci servono per capire, e le loro parole, vive come quelle della Dickinson, pongono domande. Chi siamo, dove siamo, cosa abitiamo, cosa siamo diventati...
(Vita) |
"Le parole vive della Dickinson ci pongono delle domande " cosa abitiamo? Rispondo con le ultime parole della poesia "la lettura "della Candiani
RispondiEliminaLe parole sono la casa del mondo,lo strascico che lava le cose.Leggo per abitare scrivo per traslocare.
Cosa siamo diventati? Che dire!
Ricorre nella mia mente la poesia di Danilo Dolci "Ciascuno cresce solo se sognato" Mi viene i brividi ogni volta che ripeto questa frase , come ora ! La parola EDUCARE in questa frase è racchiuso il significato più profondo .
"Dove siamo"
RispondiEliminaRispondo con la poesia della Frabotta _ Per Emily Dickinson
E se covi nel tuo bozzolo un mercato di parole_ciottoli
I pay in satin casch _paghi
Lingua e vita,ma solo in contanti
Yes _ ti diremo _ noi mendicanti.
"I miei strumenti umani"
Grazie Susanna