domenica 7 ottobre 2018

Le mia radio dentro un haiku


Spunta dalla radio
una canzone di quando
stavo diventando grande.
(Santōka 1882-1940)


Lavoro a Radio3. Sono fortunata. Siamo un bel gruppo, facciamo programmi che ci riflettono e ci piacciono. Anche se, forse, la radio più bella è quella che non va in onda, quella fatta di tutti i ricordi, gli incontri, le serate speciali da organizzare, le feste in redazione, gli scherzi. 
La lotta al montaggio per quel minuto irrinunciabile. L’attesa di un ospite che non arriva e la diretta che va, quello che ha capito un giorno per l’altro, il turno di registrazione che salta, le infinite riunioni di redazione. I canti nei pullman delle trasferte, le prese in giro, la soddisfazione di una “sfumata” giusta o di un “taglio” impercettibile. Gli speciali per Natale, nei posti dove Natale non arriva mai o ci arriva “male”, come una mensa per i poveri, un carcere, una piazza difficile, un quartiere malavitoso, un centro di accoglienza. Noi lì, con i nostri cari che ci aspettano a tavola, da raggiungere a trasmissione fatta. Bello. Bellissimo. 
La radio che non va in onda prevede i grandi visti da vicino. Yehoshua che chiarisce con mitezza il suo pensiero frainteso da un ascoltatore, Mark Strand bello come un divo di Hollywood, David Grosmann che chiede curioso del nostro lavoro. E poi, ancora, altre immagini: Luca Cavalli Sforza che fuma dietro le quinte, Roberto Saviano quando poteva girare senza scorta, il saluto affettuoso tra John M. Coetzee e Toni Morrison nella hall di un albergo, l’allampanato e sorridente Ferlinghetti (anche lui con visiera), Seamus Heaney che si rinfranca con una bibita seduto con la moglie a un tavolino di un bar prima di essere intervistato, Richard Ford che si irrita per un ritardo sulla scaletta e la sua stiratissimma polo color salmone. Anna Politkovskaja così minuta, così da abbracciare, che fende la folla di un festival letterario per arrivare alla nostra postazione. 

(Anna Politkovskaja +7 ottobre 2006)


Nota
Il mio libro è un "non libro", non è un libro di haiku, non è un libro di poesia, non è un romanzo, non è una biografia, non è un'autobiografia. Se è un poco di tutto questo lo capisco adesso, dopo un paio d'anni... 
Oggi è il 7 ottobre, il giorno dell'uccisione di Anna Politkovskaja. Il mio modo per ricordarla è attraverso una pagina di Haiku e saké. Il riferimento alla visiera riguarda un fatto precedente, non importa.





1 commento:

  1. L'ombra del bambu'
    spazza gli scalini di pietra
    ma la polvere resta.
    La luna si riflette sul
    fondo dello stagno
    ma non tocca l'acqua.
    Matsuo Basho

    grazie all'Archivio del festivaletteratura di Mantova possiamo sentire la sua Voce e in italiano di Ottavia Piccolo - interprete dei racconti della scrittrice. Annunziata

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