mercoledì 8 agosto 2018

Ungaretti tatuato


M'illumino d'immenso
("Mattina" di Giuseppe Ungaretti)

Sotto il sole vacanziero vedo rosolarsi chilometri quadrati di pelle tatuata. 
Anche le gole sono raggiunte da grafismi esotici, intere frasi in corsivo inglese partono dal polso o dalla caviglia, rampicano nerastre, culminano in foggia di rosa per tuffarsi nelle scollature. Farfalle imprigionate tra le natiche, carte da gioco impilate su polpacci nerboruti, madonne che occhieggiano tra i peli del petto, accaldate. Più in alto, spade che trafiggono nuche rasate. "Memento mori" dice un teschio tra l'edera, l'acanto e i capezzoli. 
Continuo nell'osservazione di questa forma contemporanea, e modaiola, di ex voto: lari portatili, post-it sentimentali, reliquie stilizzate. 
M'illumino d'immenso. Chissà se a Ungaretti sarebbe piaciuto ritrovarsi sull'avambraccio del tizio che ho davanti, chissà se il tizio sa... Del resto, questi pochi versi si stampano nella memoria, indelebili, proprio come un tatuaggio sulla pelle (una possibile storia di Mattina, la poesia italiana più famosa, questo è il suo titolo, la racconta Tiziano Scarpa QUI). 


(catalogo per tatuatori)



1 commento:

  1. Lo sguardo del poeta si affina eliminando tutto cio' che non ha importanza per cogliere l'essenza delle cose.
    "l'arte della sottrazione - grande sapienza!
    questa poesia ci abita dentro di me
    Grazie Susanna
    Annunziata

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