Da questa artificiosa terra-carne
esili
acuminati sensi
e sussulti e
silenzi,
da questa
bava di vicende
- soli che
urtarono fili di ciglia
ariste
appena sfrangiate pei colli-
da questo
lungo attimo
inghiottito
da nevi, inghiottito dal vento,
da tutto
questo che non fu
primavera
non luglio non autunno
ma solo egro
spiraglio
ma solo psiche,
da tutto
questo che non è nulla
ed è tutto
ciò ch’io sono:
tale la
verità geme a se stessa,
si vuole
pomo che gonfia ed infradicia.
Chiarore
acido che tessi
i bruciori
d’inferno
degli atomi
e il conato
torbido
d’alghe e vermi,
chiarore-uovo
che nel
morente muco fai parole
e amori
(Andrea Zanzotto "Esistere psichicamente", da Vocativo)
Visse a lungo, Andrea Zanzotto. Ebbi modo di telefonargli, ogni tanto, per chiedergli un intervento in trasmissione, una sua qualche impressione su quanto succedeva intorno... Ero sempre intimidita, impacciata da tutta quella intelligenza all'altro capo del filo, ma mi piaceva farla io, quella telefonata difficile. Immaginavo ogni volta che lo raggiungessi su una poltrona davanti a una finestra di un condominio qualsiasi a Pieve di Soligo mentre, lui, il "poeta", guardava qualcosa che non si vede facilmente.
Il suo paesaggio intellettuale diventava più rarefatto, sempre più criptico. Il suo sguardo registrava una natura sempre più sospesa. Inafferrabile a pupille poco allenate.
Non ci credo quando leggo che si chiamerà "La valanga" la mini serie televisiva ispirata dalla tragedia di Rigopiano (leggi QUI). Non ci credo.
A chi ha avuto questa idea, "dedico" le parole di uno dei più grandi poeti del nostro novecento. Precisamente gli ultimi cinque versi.
("terra-carne"dentro un cipresso romano) |
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