(Giacomo Leopardi "Dialogo della natura e di un islandese")
La tragedia della valanga cerca da ore un responsabile a noi comprensibile, da guardare in faccia, un responsabile in carne e ossa, un ente qualsiasi o, ancora meglio!, lo Stato tutto.
Sento parlare di omissione di soccorso, di ladrerie, di sottovalutazione. Di turbìne che arrivano da troppo lontano, di volontari non preparati... possibile, possibilissimo.
Ma rifletto su una cosa ancora, sul nostro povero bisogno di trovare, disperatamente, un colpevole subito. Subito. Per placarci abbiamo bisogno di una ragione comprensibile a noi, miseri abitanti di un mondo non fatto per causa vostra.
Tutto è stato avvolto da una coltre straordinaria e maligna, mentre la terra ha tremato.
Non so, forse sono ingenua, forse sono stanca delle dietrologie, forse amo troppo Leopardi.
..
Mio padre ha studiato e letto tutta la vita. Lo ricorderò sempre alla sua scrivania, sommerso dalle carte, in un caos degno di un big-bang nel fumo delle sigarette e poi del sigaro, la testa seminascosta dalle pile di libri. Il suo amato Leopardi.
Il mio rammarico è non aver mai parlato con lui di quel magma poetico, non avergli mai chiesto spiegazioni né il perché ci lavorasse tanto e cosa mai, magneticamente, lo attraesse laggiù, così lontano. Ero solo una tipica adolescente disinteressata alle lettere perché già le respirava in casa comprese di fumo (l'uso di una protezione libresca, almeno questo, l'ho ereditato e la mia scrivania sembra, a casino, proprio la sua)
I cinque volumetti rilegati in pelle che racchiudono le opere leopardiane curate da Francesco Flora sono la mia dote. Li ho presi e portati via con me quando, con estrema "naturalezza", se ne è andato e mi ha lasciato qui.
(Natura morta) |
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