Cucinando verdure selvatiche
in tua attesa
(Santōka 1882-1940)
In questo freddo dicembrino, un haiku per me. Che sa di attesa, di amicizia e di sorpresa.
Il mio libro me ne sta offrendo tante di sorprese.
Le ultime tre le appunto qui:
- un amico che non vedevo dai tempi dei tempi e che, grazie al blog e poi al libro, si è fatto vivo. Il filo non si era interrotto, anzi, e al bar, era tutto com'era anni fa in quei pomeriggi fatti di niente, di ore sospese nell'aria che ricordo, eternamente, primaverile.
- una signora gentile sulla mia non-intervista a Ippolito Pizzetti. Lo conosceva bene, era sua grande amica, conosceva il terrazzo pazzo che descrivo, "quante cene fatte lassù", e la gatta nera che spiumava i cuscini. E mi ha detto che regalerà il mio libro alla figlia del grande (e simpatico) Pizzetti, l'intellettuale esperto di giardini e umanità.
- la recensione di Paolo Lagazzi sulla nobile rivista letteraria "Poesia". Mi inorgoglisce ogni volta che la rileggo, (sono a quota sei, otto?). Lagazzi è uno studioso e critico letterario, serio conoscitore di quanto io un po'...vado appena cianciando. Ma allora qualcosa ho visto di giusto, mi ripeto mentre la rileggo, (nona volta?) raccontando del mio viaggio in motorino con Santōka! E sorpresa nella sorpresa: il maestro zen di Lagazzi era appassionato di Santōka (l'ha detto al telefono, quando l'ho cercato per ringraziarlo di quanto aveva scritto).
Tre sorprese tutte per me, che sanno di anni passati, emanano calore umano. E con questo freddo, non è niente male.
Vado a mettere sul fuoco un po' di verdure pure io, va'...
("Poesia" di dicembre. Il mio blasone) |
Nessun commento:
Posta un commento