accompagno
nuvole
(Santōka 1882-1940)
"Posto e mi vesto" ho detto ancora sgranocchiando la fetta biscottata e riponendo la tazza nel lavello. Briciole in giro, per terra. Poi pulisco.
Posto e mi vesto.
Ma l'unica cosa che mi viene in mente è il mio haiku preferito che mai, come ora, sembra scritto apposta per la mia testa pesante, per i miei piedi, che tiro via da sotto il tavolo della colazione come scrollando un cane che non vuole muoversi.
Ode a tutto quello che morde come pulci il sistema nervoso - mettere in ordine le bollette, ritirare quelle analisi, prendere quell'appuntamento, faxare il documento (sì, alcuni lo usano e molti non l'hanno), risolvere il mistero del telefono fisso che non squilla dopo la trappola della fibra, incontrare di sicuro quella persona... - canto in tre versi di chi vorrebbe starsene a letto.
E, steso, da lì accompagnare le nuvole e indovinarle (è un cane, un cappello di cuoco, no, ora è una barca enorme!) come quella volta, lontanissima negli anni, quando ancora non poteva conoscere le mille forme che una pietra sul cuore può assumere.
(pesantezze) |
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