mercoledì 30 novembre 2016

In processione

Così solo, triste
davanti alla porta chiusa-
aghi di pino.
(Ryōkan 1758-1831)


Ferma al semaforo, mi guardo in giro. Da sotto il casco, vedo chi cammina serio e attraversa veloce, occhi bassi. Sono quelli dai lavori precari, dalle poche sicurezze. I fuori mercato, i fuori statistiche. Senza esperienza o troppo vecchi. Oggi vendi contratti telefonici e domani fai il mimo. 
La torma dei venditori porta a porta, plumbea, sale i gradini cartellina sottobraccio, il vestito buono con le scarpe rigide e lucide, la penna per la firma, vomitata dal bocchettone della metropolitana. 
Gelo sulla faccia, tiro giù la visiera.
La processione di poveri cristi avanza nel traffico romano, la seguo con gli occhi per il tempo di un semaforo. 
Un clacson e poi una sirena mi spingono avanti.  

(Roma - Processione precaria)
Nota
Due parole sulla foto. Si tratta di un dettaglio dell'opera dell'artista sudafricano William Kentridge (un gigante dell'arte contemporanea). Per chi non lo sapesse sul Lungo Tevere romano è ben visibile questa "processione" che ha tutta l'aria di essere un affresco. Errore. Nulla è stato apposto o colorato o dipinto. Cosa ha fatto quel genio? Si è pensato una serie di figure rappresentative della storia romana e italiana che ha, letteralmente, "grattato" via dal nero formatosi per l'inquinamento e che nel tempo si è depositato sugli alti muri degli argini. Le figure sono altissime, dettagliate e sembrano muoversi e accompagnare l'andamento del fiume. Ma sono anche "precarie", nel senso che il tempo (speriamo il più tardi possibile) le coprirà, le sbiadirà con la sua inesorabile coltre inquinante. 

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