mercoledì 21 settembre 2016

Pordenonelegge

L'ho dormita tutta la sbronza
mi distendo
nella sorgente calda
(Santōka 1882-1940)


Io, la sbronza, l'ho dormita quasi tutta. Quasi. Non ho quel distacco (e resistenza!) santokesco purtroppo, frutto di anni e anni di privazioni, cammini esistenziali e meditazione, e la sbronza del mio debutto, con i suoi fumi, ancora me la sento addosso.
E siccome è successo tutto insieme, e concentrato in poche ore della stessa giornata, raccolgo quelle sensazioni qui, per non disperderle nell'aria come farebbe l'alcol che Santoka ama tracannare.

Prima di tutto "Pordenonelegge", una cosa che funziona e bene. 
La cittadina che accoglie la manifestazione è bella, forse non secondo i canoni classici, ma i suoi incastri architettonici tra moderno (un teatro bianco e acciaio, in stile MOMA), il razionalismo di alcune strutture con i palazzi medievali che sfilano lungo il corso principale, gli archi squadrati alternati a quelli tondi, il verde e il fiume, offrono una visuale di intersezioni e di movimento che mi piace.  
Il formicolio creato dalla manifestazione culturale, gli abitanti mai stufi di un turismo anche se mordi e fuggi, sempre gentili, pronti, disponibili. 
Lavoro e rapidità. 
Le bandiere gialle, le magliette dei ragazzi volontari con le ali d'angelo, i cioccolatini, il prosciutto e il frico. Gente che legge e che scrive, gente contenta di essere lì. 
Io? Non stavo nella pelle. Giracchiavo. Perdevo tempo mentre tutti erano indaffarati.
La notte non ho quasi chiuso occhio, ammetto, ho anche acceso la televisione prestissimo e seguito un documentario di Alberto Angela su Dubai e un altro sui granchi australiani.
Finalmente arrivano le dieci e poi le undici e anche l'ora per muoversi. Tra tutti vestiti nuovi acquistati per l'occasione, scelgo il solito, quello più vecchio. Il "preferito" con le farfalle e la collana più bella che esiste. 
Mi incammino verso palazzo Gregoris con Loredana, per la prima presentazione pubblica e importante, del mio libro su Santoka. 
Eccovi la lista delle cose di quella giornata che non devo dimenticare:

- la cipria al volo in profumeria
- la fila fuori il luogo dell'incontro (sì, la fila!)
- gli amici seduti in sala e i loro sguardi contenti
- l'amica in prima fila 
- gente seduta per terra perché la sala era troppo piccola per contenere tutti
- i baci e gli abbracci dopo presentazione
- Loredana emozionata nonostante anni di dirette e ospiti da intervistare ben più blasonati
- l'affetto che trasmetteva, assorbiva e che mi mostrava con le sue parole accurate
- Massimo Cirri e Davide Toffolo e Benedetta Craveri 
- Adriano e la sua compagna!
- Patrizia veloce come i suoi commenti
- Floriana, Maria e tutti coloro che, da Fb, sono arrivati a Pordenone per me.

E poi c'è un'ultima scena che mi si è piantata dentro e che rende la mia sbronza impossibile da smaltire. Ve la racconto ma necessita di una premessa. 
Questo libro non ha dediche in esergo, sarebbero troppe, quindi non le ho fatte. Ci sono dentro la vita e gli haiku di Santoka, sì, alcuni cenni sparsi sugli altri hajin ma, molto di più, ci sono io. Con i miei affetti, la mia vita. E c'è ovviamente anche mio padre, che non c'è più, ma che nel libro c'è. Pochetto, ma c'è. 
Quante volte ho pensato a quanto mi sarebbe piaciuto che avesse saputo, che ridesse di me e del mio "status" di nippologa (improvvisata)... Mi avrebbe preso in giro e sarebbe stato orgoglioso. 
Vedo alzarsi una signora castana, mannaggia non ricordo il nome, ma lei me la ricordo benissimo. E' vestita di blu, ha una frangetta, mi pare emozionata, è l'ultima domanda, abbiamo quasi finito. 
Al microfono dice che ha molto apprezzato il mio modo di proporre quel senso di "sottrazione del sé" tipico dei poeti, e dei maestri in genere, di tutti i tempi e culture, e che fu anche argomento di una lezione del "suo maestro indimenticabile" all'università, mio padre Achille. Ha ricordato le doti di letterato e studioso, e altre cose belle che ora intravedeva in me e che non mi ricordo bene ma che terrò comunque con me. 
Non avevo più parole (sottrazione vera!), mi è letteralmente calato il sipario sugli occhi. Ronzio nelle orecchie, caldo pazzo, le persone davanti si sdoppiavano. 
Ma sono riuscita a leggere un ultimo haiku di Santōka, lì con tutti. 
Insieme.

(Palazzo Gregoris. Ore 11.20. In attesa)





(Unpof)










1 commento:

  1. C'ero anch'io, seduta a terra.
    Un bel pavimento, devo dire.

    Certo, l'ultimo intervento e' stato molto speciale.
    Senza parole, questa era l'unica risposta giusta.

    Ma le parole dell'haiku
    hanno saputo esserci, eccome.
    e a me hanno dato un groppo in gola.

    E per questo mi unisco alla gioia di quella giornata da qui, ora,
    e non li', allora.

    ​E' stato un gran bell'incontro con l'autrice.
    Brava!​

    AB

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