martedì 2 agosto 2016

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L'immagine sacra
che rimpiange la primavera
è l'eternità
(Mizuhara Shūōshi 1891-1981)



"Ci servirebbero alcune foto in alta definizione da inviare ai festival" mi avvertono dalla mia casa editrice. Ok. Mi devo organizzare. Preparo il mio fondale casalingo, una parete bianca, provo a truccarmi, poco (l'effetto maschera da teatro Nō è racchiuso tutto qui dentro, nel tubetto di fondotinta che ho in mano), scelgo una posa e acchiappo l'ipad. 
Sfoglio gli scatti appena fatti: bassa la risoluzione, basso il risultato. Bassa pure io, sembro una ziapina tarchiata e disperata che rimpiange la primavera. Selfie maledetti!      
"Aiuto, potresti farmi tu un paio di foto?" Simona (un'amica di quelle poche e vere in circolazione sia come fotografa che come amica) arriva sul suo scooter nel giro di un paio d'ore. 
Mi piace osservare chi conosce il proprio lavoro, chi vede cose che gli altri non vedono tipo la luce come sarà, la parete come sarebbe, quel gesto che potrebbe essere quello giusto.
Attraverso l'obiettivo, tirato fuori da uno zaino che la fa sembrare un ninja, Simona, elegantissima e lunare comunque, vede le cose che non si vedono subito.  
Tipo le grate di quel cancello del museo Maxxi - ben serrato già alle 19 di una serata romana, dove ci siamo recate cercando un fantomatico "muro bianco che ha una bella luce a quest'ora" - e davanti al quale ho posato con aria finto disinvolta. 
"Cavolo, Simona, ma che devo fare? Dove devo guardare?"
"Non preoccuparti, tu pensa e sorridi..." Simona parla poco, anche quando fotografa. Sono i suoi scatti a parlare di lei. 
Mi ha fatto proprio un regalo, pensavo mentre cercavo una posa "naturale" che mi facesse fichissima, senza una ruga e molto, molto intelligente e con un collo da cigno. E che non si veda il cerotto, mi raccomando Simona!  
Poi ci siamo prese un aperitivo e il nostro shooting è diventato una cena. 
E ci siamo ancora guardate, dopo anni passati, estati indimenticabili, fatiche, dolori. 
Così diverse, così affini. Tra le due io sono sempre quella che chiacchiera anche quando dovrebbe stare ferma e zitta.

click.

(dietro le quinte)


   

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