venerdì 8 luglio 2016

FERMO-immagine

Ecco un bimbo di spalle:
ha con sé un palloncino 
che vuol volare nel cielo azzurro
(Ogiwara Seisensui 1884-1976)


Non amando il calcio, ho capito che a me le partite fanno solo pensare. Sarà l'ipnosi dell'erba verde tosata ad arte, il rallenty, le inquadrature su tutti quei cappelli con le corna. Il mantra di sonagli e quei lalalalalalalalalala dagli spalti, cori tutti uguali in tutto il mondo. 
Lo spettacolo dei buoni sentimenti e della lealtà, della forza e della sportività, i bambini-speranza-del-futuro che entrano in campo con i loro beniamini mi ha sempre e solo annoiato.
Ieri sera Francia-Germania.
Sfilano gli eroi neri della squadra francese dai nomi africani, Sissoko, Pogba, Sagna, Mangala. Belli, potenti nelle loro magliette lucide come i muscoli, acclamati dalla folla. Penso agli ultras e alla foga con cui tifano calciatori nerissimi.

Penso a Emmanuel Chidi Namdi, ucciso a Fermo sotto gli occhi di sua moglie Chinyery. 

E poi penso a questo tipo di razzismo, razzismo d'accatto, frutto di un'economia in crisi e malata, e che vede milizie di pensionati e giovani ringhiosi compatti contro il diverso, il profugo, l'altro che "ci toglie il lavoro".
Mentre le telecamere danzano sullo stadio di Marsiglia, quelle disseminate ovunque da giunte che operano in nome della "sicurezza", continuano a registrare a circuito chiuso la nostra desolazione.


(FERMO - immagine)


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