giovedì 30 giugno 2016

Vita

Sulla sabbia rovente -
giace, d'una vita perduta
la forma perfetta
(Katō Shuson 1905-1993)


Un relitto di un barcone con settecento corpi è stato recuperato poche ore fa. (Notizia QUI)
Nulla da aggiungere. 
Prendete questo haiku come la preghiera laica in memoria di settecento persone di cui si sta cercando di ricostruire l'identità.

Settecento forme perfette di vita. Perduta.

(Come pesci morti)


mercoledì 29 giugno 2016

Contadinismo

Giorno dopo giorno
nello stesso luogo
lavora il campo
(Shiki 1867-1902)



Scrivo questo post dopo il concerto di ieri sera di Vinicio Capossela.
Un campo di grano "cresceva" sul palco, lunghe spighe abbellivano il copricapo del musicista che, come una antica maschera bucolica studiata da Ernesto De Martino, cantava di muli e Filomene, di ammuri a cui dissetarsi come da funtane, di campi d'estate.
Anche il pubblico sfoggiava attributi del santo cantante, cappelli di feltro dalla foggia studiatissimamente antica, scialli drappeggiati su gonnacchione con le balze adatte solo per ballare sull'aia, cinturoni di cuoio. I tatuaggi sui colli ancora bianchi, su braccia scoperte da magliette tagliate al punto giusto.
Mentre si agitavano gli smartphone per postare su FB questa musica volutamente rurale, che sa di mungitura e cicale, di taverne e ostesse, mi chiedevo: perchè?
Perchè tutta questa voglia di folk (cosa esiste di più reazionario nel 2016), di ancestrale, di san giovanni che sa di streghe e pozioni d'ammuri? Vogliamo ripristinare gli aborti col ferro da calza, i padri-padrone di Gavino Ledda? Cosa c'è di più fuori luogo del "popolare"? Cosa significa, cosa significa oggi? Quali sono gli interlocutori? Chi mai siete, portatori di antiquati cappelli che chattate mentre lui canta del "mulo da bestemmiare"? 
I contadini, quelli di una volta, sono morti, di malaria o schiacciati dalla modernità, vivevano in antri di disperazione e arretratezza culturale e se esistono alcuni sopravvissuti a tutto questo, perché cantarli? Oggi sono laureati e imprenditori, giovani e colti.
Perchè siamo diventati discepoli di questo contadinismo artificioso?

Torno a casa. Domani posso svegliarmi senza il gallo, andrò al supermercato e amo la mia vita lo stesso. E gli alberi, ma questo lo sapete già.


(Piantagione urbana)



martedì 28 giugno 2016

Come un film

Che notte breve!
Sul dorso del bruco
stille di rugiada
(Yosa Buson 1716-1784)


E' un haiku, sì, ma non appare anche a voi come un piccolo film? La vasta inquadratura sulla notte si stringe sempre di più fino a farci entrare dentro una goccia di rugiada.
E quella goccia invade lo schermo della nostra immaginazione.

I fatti di cronaca, mi riferisco ai cinque che hanno stuprato per tutta la notte una ragazza, come fotogrammi nell'immane film dell'esistenza (la notizia QUI).
Zoom su un istante solo, preso tra i milioni del mondo, piccola goccia tremante che qualcuno inquadra per noi.
Perché lì dentro ci sono tutti i sentimenti del mondo, tutte le brutture, tutta l'angoscia. La vita inquadrata al rallenty, quella figlia che chiama al telefono la madre, il dolore fisico e nel cuore e la paura, i suoi sedici anni, la corsa verso la polizia. Alle loro spalle, quei cinque ragazzi, coetanei della vittima.
Tutto lì dentro, nel chiuso di una goccia, piccolo fotogramma sospeso nel tempo e nello spazio, universo realmente vissuto da tutti i protagonisti.


(fotogrammi)




     

lunedì 27 giugno 2016

Omaggio

Oche selvatiche.
Tutto ciò che rimane
è bello
(Ishida Hakyo 1913-1969)


Vale un haiku come omaggio?
Qui, vi assicuro, vale, e come non approfittarne! 
Lo adatterei alle piccole sorprese che comunque la vita ci offre, ma fate voi. Provate a mettergli un fiocco e a dedicarvelo quando le cose della vita sembrano tristi come quel malinconico tutto ciò che rimane suggerisce. Perché poi la sorpresa c'è e quello che le oche selvatiche volando via svelano, può essere bellissimo. 
Basta vederlo...


(bellezza)

   

venerdì 24 giugno 2016

Brexit

Nel mio andarmene
nel tuo restare
due autunni
(Shiki 1867-1902)


E va bene, tutti ci perdiamo qualcosa. I vecchi idealisti come me che credono al progetto di Europa e non solo di mercato, e gli inglesi che chiudono le porte al progetto di cui sopra.
Due autunni, dice Shiki, due stagioni malinconiche per tutti.
E pure pazienza, però!       

(Brexit)

giovedì 23 giugno 2016

Ernaux, Kuroda, Susanna

Odor d'inchiostro
nella notte che gela
mi dà piacere
(Momoko Kuroda 1938)


Questo haiku di una poetessa giapponese e che odora d'inchiostro, racconta di me come lettrice. Uso la letteratura per capire quello che ho dentro come farei con uno strumento, meglio: come un vero utensile (cucchiaio, cacciavite, una pezza per pulire) in grado di leggermi. 
Per capirmi in profondità.

Cosa mi fa aspettare un libro di Annie Ernaux con trepidazione, cosa mi calamita verso la sua scrittura?
Cerco di capire, leggendo frase dopo frase, il senso profondo di questa misteriosa appartenenza che Ernaux ha stabilito con me, proprio con Susanna, lettrice così distante, così lontana da lei. Non c'entriamo nulla noi due, vorrei dirle, non sono così odiosamente sofferente, non cerco "posti", non ho "anni" alle spalle come i suoi. I miei genitori? Banalmente amatissimi. Sono una nel mucchio, Annie, sono solo una dei tanti destinatari invisibili su cui uno scrittore (serio) può contare, lei mi colpisce sempre. 

Sento che anche dentro "L'altra figlia" ci sono, dentro ogni frase disposta sulla pagina come un'istallazione per un pubblico docile e pronto al supplizio. Ci sono anche io lì dentro, Annie. 

E allora rimango persa nei miei interrogativi, a osservarmi attraverso questo libro-fotografia appena finito di leggere e che negli spazi bianchi continua a ritrarre, senza un senso apparente, anche qualcosa di me. 


(rispecchiamento)


  

mercoledì 22 giugno 2016

L'albero (2)

Siamo immersi nelle foglie verdi.
A mio figlio
cominciano a spuntare i denti
(Nakamura Kusatao 1901-1983)



Ricordate il post sull'albero che avevo scritto una decina di giorni fa? No? Eccolo QUI.
Letto? Bene, questo che segue consideratelo un aggiornamento.  

Come la mamma dell'haiku che premurosa, e con una leggera ansia, controlla che il figlio cresca bene, ogni mattina conto le foglie che spuntano. 
Ma davanti a miei occhi è rimasta solo l'idea dell'albero che era, il sogno, ridotto com'è a un'istallazione grottesca realizzata da un artista sadico. Sembra una fionda, una tibia gigante mezza affossata, un grosso alieno di legno.

Del merlo non abbiamo notizie, spero per lui che le cose gli vadano bene.

Oggi? Siamo più o meno a quindici foglie, nei momenti di pessimismo acuto penso che non ce farà mai: della fila brutalmente capitozzata fuori stagione è quello dai moncherini più ridicoli e più glabri. Il suo vicino sembra un cotton fioc extra large, quello dopo l'hanno ridotto a una majorettes con due pon pon verdi e scamuffi. Il terzo, che intravedo laggiù, sembra una mano che saluta con un anello verde al dito.
Violentati e ridicolizzati.
Erano austeri, regali, con la chioma ben distribuita su rami forti a completare un'architettura naturale perfetta.
Le foglie sapevano suonare con il vento, sotto erano un po' color argento, in autunno diventavano giallo oro...

Osservo questo pupazzone un po' clown e un po' mostro, e conto, giorno dopo giorno, le foglie che spuntano.
Chissà...


(Al circo)






martedì 21 giugno 2016

21 giugno

Cambio la tunica
dal colore celeste
dell'aurora
(Issa 1763-1827)

Cambia la tunica, cambia la stagione - dice Issa nel suo haiku - cambiamo discorso!
Approfitto del kigo estivo, ecco un haiku che poeticamente racconta del solstizio con i suoi colori nitidi e freschi come un cielo azzurro nelle prime ore dell'alba, per lasciare da parte:
- i numeri post elezioni (votanti, percentuali, spostamenti)
- Davide Casaleggio che parla ma non parla (come Totò)
- si dice sindaca o sindaco?
- il voto di periferia e quello del centro città
- la lettera d'amore, ovviamente pubblicata on line e non spedita con francobollo, del marito di Virginia Raggi (vivono un momento difficile, lui piange di felicità)
- le olimpiadi
- la tardiva amarezza di Bersani
- le lacrime di Fassino
- il ghigno di D'Alema

Ecco. Parliamo del tempo. Oggi inizia l'estate, o no? Qui fa ancora freschetto per cui la sera uso il golfino e il plaid non l'ho ancora riposto nell'armadio, poi spesso piove, sembra un clima tropicale, l'estate sarà torrida, sarà il riscaldamento globale e il buconell'ozonofarumore. Come dicevano Albano e Romina.


(Renoir a Villa Borghese)




lunedì 20 giugno 2016

Campionati Europei

Tracce d'un sogno
di guerrieri
nell'erba d'estate
(Basho 1644-1684)


Domenica sera casalinga. Sulla tavola la cena che amo di più ovvero qualche avanzo, verdura ripassata, formaggi, la mia birra preferita. In frigo aspetta il gelato.
"Che dici se metto sulla partita?"
"Figurati!"
"Niente che mi rilassi di più dello sport in tv"
"Allora, fai pure" rispondo. Tanto non c'è granché, per gli exit poll manca più di un'ora, cosa meglio di un campo d'erba verde, in effetti?
Eccoli, gli Europei. Svizzera-Francia. Gli Europei: inquadrature da vertigine, calciatori come guerrieri nell'erba d'estate, con pettinature scolpite che ricordano le creste sugli elmi delle guardie pretoriane, spazzole acuminate, che puntano dritte alle telecamere. 
Gladiatori 2.0 giocano la loro partita. 
Non ne conosco uno, penso davanti alla mia mozzarella, l'unica cosa che capisco, anzi, che non capisco, è che non mi risulta che la Svizzera sia in Europa. O mi sono persa qualcosa? Certo, ha partorito grandi europei come Jean Jacques Rousseau e Max Frisch ma ampiamente seppelliti dall'egoismo nazionalista nascosto dietro una pretestuosa neutralità.
Quanto detesto la "neutralità", già la parola mi sta sulle scatole (e qui, cicoria ripassata)!
E poi la Turchia. Sarei felice fosse europea, ok, ma le condizioni dei profughi?  I lacrimogeni sul Gay Pride della polizia? (clicca QUI)?

E tutte le "nazioni" della Gran Bretagna che giocano il medesimo campionato? La Scozia, l'Inghilterra. Un coro di "Bre-xit Bre-xit Bre-xit" dagli spalti?
Come mai questi paesi cosi refrattari al progetto europeo sono così felici di partecipare al campionato... europeo?
Che coppa vogliono vincere?

Il gelato è arrivato alla temperatura perfetta. La nostra coppa, mondiale, preferita: pistacchio e cioccolato.



(Villa Borghese. Divieti)










venerdì 17 giugno 2016

Brexit

Caduto il fiore
resiste l'immagine 
della peonia
(Yosa Buson 1715-1783)


Helen Joanne Cox è stata uccisa perchè contraria all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea. Il suo assassino Tommy Mair le avrebbe gridato parole nazionaliste prima di finirla.

Cox era una donna impegnata, le sue campagne per i più deboli e volte a trovare nuove politiche di accoglienza hanno scritto il suo destino e quello dei suoi affetti.
Cade il fiore e resiste l'immagine, dice Yosa Buson.
L'immagine della tragedia rimbalza sui media riflettendo la società dopata che abitiamo, l'Europa smarrita senza un timone etico e l'ossessiva ricerca di protezione in nome di una sicurezza, anche violenta.
Resiste.
Nonostante tutto l'immagine della peonia schiacciata resisterà e muoverà gli animi, lo insegna la Storia in una delle sue lezioni cui nostro malgrado partecipiamo. Sofferenti e attoniti.


(Resistenza)















giovedì 16 giugno 2016

LOVE

Guardate quanto si amano!
Se rinasco, lasciatemi essere
farfalla nei campi
(Issa 1762-1827)


Ma guardate quanto si amano nel PD!
Voto lei per affossare lui, voto lui per fare perdere l'altro! (Notizia QUI)
Possibile che D'Alema e la minoranza del partito democratico siano davvero pronti a tutto, anche a votare zia Pina? Oppure, dando retta alle smentite di D'Alema stesso di queste ore, quella di ieri è stata solo una stilettata artatamente organizzata dal diabolico Renzi? 

Scusate, ma qualcuno ha per caso chiesto a D'Alema di esporsi? Tu chi voti D'Alema, chi caspita voti? Voti il candidato del tuo partito o no?

"Continuiamo così, facciamoci del male!" direbbe Nanni Moretti. Molto meno cinephile e molto meno lieve della farfalla di Issa, ripenso solo a Tafazzi e al suo randello. 

(Cena romantica)

Nota
Questa è un'opera dell'artista Silvia Naddeo. Usa le tesserine del mosaico - ha studiato a Ravenna! - il marmo e le materie plastiche con risultati iperrealisti come per questa tavola, così sinistra e lucente. Cercate in rete i suoi lavori!

martedì 14 giugno 2016

Arcobaleno

Scegliendo un costume da bagno
da quando ho iniziato a vedere
attraverso i suoi occhi?
(Mayuzumi Madoka 1962)


Oggi vi offro uno haiku d'amore dove la devozione per l'altro rientra nella piccola quotidianità, uno haiku di una poetessa a noi contemporanea che nel suo sguardo raccoglie pezzetti di mondo urbano. Sì, nel suo lavoro le foglie di ciliegio o la luna cedono il posto a occhiali da sole e macchine sportive, ma il nucleo dell'involucro poetico di Madoka rimane quello classico: illuminare una zona minuscola, magari in ombra, spostandola in primo piano. Non è una vera sorpresa quel "da quando"?

Da dedicare all'amore, al suo arcobaleno e a tutti coloro che vedono attraverso gli occhi dell'altro e solo così trovano il costume giusto.

(Orlando)

lunedì 13 giugno 2016

La mia lotta

Le lacrime diventano
incredibilmente facili
quando sorge la luna
(Hino Sojo 1901-1956)


Vedo un filo rosso sangue tra gli avvenimenti di questi ultimi giorni.
La violenza omofoba (notizia QUI), quella sulle donne e tra tifoserie avverse, la bibbia nazista venduta come gadget al target giusto. 
Gladiatori nello stadio del mondo che combattono in nome di una battaglia machista,
milizie di umani che non conoscono altro. Lottano eternamente.
Ma fuori gli spalti, qualcuno riesce ancora a commuoversi guardando la luna, stringendo una mano, ricevendo un sorriso inaspettato.

La mia, la nostra, lotta è qui fuori.

(guardando la luna)




   


       

venerdì 10 giugno 2016

Pioggia e sogni

Nella pioggia primaverile
fa un grande sbadiglio
la bella signora
(Issa 1763-1828)

Piove. Potrei essere io la bella signora, ma invece pensavo alla Romagna!

Piove a dirotto anche sulla trasferta di Radio Tre a Forlì, ma non importa. Un pezzo di Italia funzionante e accogliente, la Romagna. Mi piace la sua architettura metafisica; la stazione grigia e il colpo di arancio di un palazzo, archi slanciati su piazze squadrate, fughe prospettiche, geometrie da sussidiario, il cono, il cilindro, il cubo. L'asfalto lucido di pioggia rende tutto ancora più sognante. 
De Chirico e Melozzo da Forlì. Anche Donghi, Piacentini e Hopper. E Fellini. 
Da qui il mare di Rimini è solo da immaginare, con le estati tutte uguali da passare a Cervia, Riccione, Pinarella, con le bici e la piadina e uscendo da alberghi allineati come su uno scaffale, vecchi soprammobili assurdi, c'è quello a forma di casetta nel bosco, quello che sembra un salvadanaio, quello uguale a una torta. Le discoteche, lo struscio, il gelato, la parlata morbida come una promessa per notti indimenticabili.
Un paesino nell'interno si chiama Premilcuore.

Siamo arrivati ieri sera e dopo cena, alcuni di noi, hanno fatto un giretto a piedi. Spiove? 

Un assolo di chitarra rompe il silenzio del giovedì notte. Nel piccolo locale di musica dal vivo, Hotel California sento che va a palla. Tre attempati musicisti magri, capelli grigi e lunghi, vecchi leoni del rimorchio, oggi un po' stile Aristogatti, la suonano come per l'ultima volta.
Qualche tavolo, i boccali mezzi vuoti di birra, una coppia di sessantenni ride tra le effusioni. Un vecchio motociclista con borchie e tatuaggi e la sua donna bionda e scollata con lo sguardo malinconico che si baciano tra le note. 
Fellini diventa Altman, Forlì diventa Nashville ed io amo i protagonisti del mio film.














giovedì 9 giugno 2016

Piuma e farfalla

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)



Note sparse sulla vecchiaia.
Ho letto un libro bellissimo il cui autore è un bellissimo vecchio.
Hans Magnus Enzesberger, scrivo qui il suo nome altisonante per la prima volta e capisco ancora più chiaramente quanto sarebbe andato lontano il piccolo Magnus, nato a Varsavia nel lontano 1929. 

Lo vidi personalmente per la prima volta nel 2006, mi piace ricostruire le date precisamente, con un cappellino di cotone celeste che gli proteggeva la testa dal caldo, in una piazza assolata di un formicolante festival letterario, e poi nel 2012 dietro le quinte di un altro incontro radiofonico, questa volta a Torino. Sempre gentilissimo e affabile. Una piuma sorridente.

In "Tumulto" racconta circa venti anni di vita attraverso l'esperienza del comunismo sovietico e cubano, gli anni sessanta e settanta del novecento che, questo intellettuale poeta e traduttore tedesco, che la vita ha portato a vivere un po' ovunque, ricostruisce su vecchi appunti casualmente ritrovati oggi. Un'insolita intervista autobiografica, giocata tra psicoanalisi e divertimento, tra un lui vecchio e un lui giovane, in dialogo. Quel lontano Enzesberger, quello giovane e tumultuoso, quello di una vecchia foto in un quaderno, e l'altro, quello novantenne.
Pudiche notazioni private, un sobrio divorzio o la passione amorosa per una donna russa trattati con il medesimo distacco e un filo di ironia. Il soggiorno a L'Havana, la guerra fredda, Kruscev osservato a pranzo, i libri amati, i poeti detestati e gli intellettuali assiduamente frequentati. Conto le lingue che conosce, gli amici e le donne amate. Brevi accenni a qualche delusione, meglio lasciarle laggiù. 

Arrivo all'ultima pagina mentre nell'aria ancora galleggiano le foto di Muhammad Alì. Così aitante, così bello, ape e farfalla in quegli stessi anni giovanili vissuti dallo scrittore. Scorro altre foto pubblicate questa settimana, alcune, più rare, del suo viso di pugile vecchio. Gli zigomi scavati, la testa quasi di teschio, lo sguardo appannato dalla malattia. Le mani tremanti, ferme solo nello scatto fotografico, e che vedo finalmente serrate nel pugno come una volta.
Enzesberger e Alì. 
Sovrappongo due esistenze lontanissime. Penso alla trappola del declino fisico, a tutta la forza che ci vuole per allentarne un po' la morsa e penso che per andare avanti forse bisogna proprio essere, come dice una poesia di Enzesberger, "più leggeri dell'aria".
Come una piuma, un'ape o una farfalla.











   

    

mercoledì 8 giugno 2016

Hillary

Cascata di neve
si immerge e si solleva
corpo di donna
(Momoko Kuroda 1938)


"Fatta la storia!" dice spalancando le braccia Hillary Clinton sul micro video via twitter che ha appena postato e sui giornali che questa mattina si affacciano dalle edicole di tutto il mondo (Notizia e foto QUI).
Fatta o quasi fatta, festeggio con lei! Non come donna, o meglio, non solo, per me la quota rosa non è sinonimo matematico di "buono" (di buona politica o di buona letteratura eccetera) ma festeggio come essere umano a lei affine.
Anche se...
Ma quale DNA mai sarà quello di Hillary? Quale lega al titanio compone le sue cellule? E i suoi neuroni? Forse d'acciaio insfaldabile e resistente nonostante anni di boicottaggi e titolacci? 
E i muscoli facciali compatti e pronti al sorriso, le corde vocali che schioccano con la risata sonora, gli occhi vispi che guardano dritto chiunque, di cosa mai saranno fatti?
Tanta la neve che le è caduta in testa, ma lei si è aggiustata i capelli al volo, e con che classe! Si immerge e si solleva, si immerge e si solleva. 

Grande Hillary, avessi una sola cellula delle tue volerei in redazione con un balzo, senza motorino. 
Festeggio questo essere umano irresistibile e dall'incredibile resistenza!
Che vuoi che sia, per Hillary, un Trump qualsiasi?


(Quota rosa)

martedì 7 giugno 2016

Stagione

In modo semplice 
se ne va la primavera
tra le erbe dei prati
(Issa 1763-1827)


Un "cogli l'attimo", un "carpe diem" in versione giapponese.
Un haiku da leggere e rileggere, da declinare secondo i ricordi di ognuno, possibile commento a sensazioni antiche, quelle che riemergono all'improvviso tipo dejavu e che trafiggono come frecce, o dolce monito per un presente da vivere tutto.

Semplicità da cercare tra le erbe dei prati, nel gelsomino sul terrazzo o ficcando il naso tra le foglie di basilico prima di usarle in cucina. 

Anche il mio armadio, dopo il cambio di stagione, sa di primavera, così miracolosamente ordinato in vero stile negozio. Signora desidera? Forse una camicetta fresca e ordinatissima, non spiegazzata? Prego! Qui i colori pastello, lì seta e stoffe leggere. Sacchetti di lavanda fragranti su pile perfette, posso scegliere la biancheria ad occhi chiusi, nessuna ruvida manica di cappottone ostacolerà la chiusura dell'anta che finalmente sguiscia serena sui suoi binari. Gonne fluttuanti in ordine di lunghezza, borse di pelle, morbide, e non più ammaccate come zampogne tristi. 
Mi godo l'attimo primaverile, tutta la sua freschezza, so bene che se ne andrà presto. 
Soprattutto dal mio armadio.

(Primavera che se ne va)

lunedì 6 giugno 2016

Il giorno dopo

Sopra l'altare
canta seduto
un grillo
(Issa 1763-1828)


Se come altare consideriamo quello romano, quello bianco e nero denominato Altare della Patria, monumentone funereo e spartitraffico, allora il grillo è proprio quello.

Abito lontano dal centro classico e neoclassico insieme, dove i "fori" diventano "fiori" decò, da quella Roma un po' vecchia cartolina anni sessanta, da quel Palazzo Venezia lì di fronte che ancora blatera alla folla, abito lontano. Devo attraversare mezza città, schivare buche con il mio motorino, evitare sportelli aperti a sorpresa, seguire per un bel po' il corso del Tevere, vedere cambiare le facciate delle case che vi si affacciano beate da sempre. Fendo auto e umani, con il mio motorino, turisti che poi, sempre più lontano da laggiù, dal quel centro meraviglioso, diventano migranti che ai semafori mi chiedono qualcosa che non so dare loro.
L'altare è lontano ma quel cri cri arriva fin a qui.


(Visione aerea)





venerdì 3 giugno 2016

Aperitivo elettorale

Tempesta sotto gli alberi.
C'è qualcosa che pesa
nelle onde del mare
(Yamaguchi Seishi 1901-1994)


Ma possibile che non si trovi una soluzione? Che buona parte dell'Europa non stia ai patti, non provveda ad assorbire, integrandola, questa benedetta quota di migranti che spetta ad ogni paese?
E che si continui solo a strumentalizzare? Uomini, donne e bambini muoiono e si parla sempre di confini, muri e oggi di hotspot galleggianti. 
C'è qualcosa che pesa nelle onde del mare.

Sono circa le sette di sera nella Roma elettorale. 
Sui muri sono attaccati manifesti con colossei dall'aria cattiva e fiamme tricolori che non scaldano. "Sei profugo? Avrai lo stipendio!". L'odio in formato elettorale con l'obiettivo di una caput mundi littoria, decisa e sicura del fatto suo, mi ricorda che di notte è un mio diritto girare tranquilla. Identità, radici e soprattutto sicurezza. 
Quello lì, quello sulla destra, quello che vedo sotto il gazebo elettorale sempre a destra, sì, lui, temo mi voglia proteggere.

Noi vorremmo farci solo un bell'aperitivo primaverile, per questo siamo usciti. Due passi e magari una birretta, l'aria è fina, poi c'è il Tevere liscio liscio con sopra le anatre e a quest'ora è sempre tutto così dolce, così possibile. Ma quell'altoparlante, quei rayban neri nonostante il tramonto, quei bicipitoni istoriati ci avvisano che è meglio rimandare a un altro giorno.
Ok, ok.Torniamo a casa, va. Mi è un po' passata la voglia, anche a te? 

Vediamo un ragazzo africano, la sua mercanzia low cost che dondola sul piccolo espositore sotto il braccio (appiccichini volanti, accendini che si scaricano subito, braccialetti), procedere esattamente nella direzione di quel gazebo e dei suoi affabili locatari assai impegnati politicamente. 
Amico, lo sai dove stai andando? L'hai capito, amico?
Si aggiusta il borsone sulle spalle, è alto e magro, i pantaloni larghi sul corpo scattante, e avanza sicuro verso quei coetanei lì, verso quel gazebo. 
Li attraversa. Letteralmente, li attraversa. Leggero, felpato, silenzioso. 
Vincerai tu, amico. Ci vuole tempo, ma sei il più forte di tutti. Sei potente.


(the end)



  

giovedì 2 giugno 2016

2 giugno

Donne, uomini
le loro ombre
danzanti
(Santōka 1882-1940)

Lo sapevo! Lo sapevo che per festeggiare la Festa della Repubblica dovevo chiedere a Santoka. Un haiku danzante come proposta alternativa alle parate militari che proprio oggi due giugno mi appaiono un po' fuori tema
E allora? Festeggiamo la Repubblica, semplicemente, e smettiamola di dire che "siamo in una dittatura", ad esempio, che poi uno ci crede. Godiamoci la libertà di parola, il voto, ricordiamoci la storia di lungimiranza e coraggio di chi ha combattuto per questi diritti. Diritti civili. Riprendiamoci i colori della bandiera italiana, appannaggio di forze destrorse di torvi gazebo elettorali.
E via con le danze!


(Bianco Rosso e Verde)














mercoledì 1 giugno 2016

Sara

Ancora splende
peonia spampanata
come schiacciata
(Momoko Kuroda 1938)



Metto un haiku, come mettessi un fiore, dove riposa Sara Di Pietrantonio (notizia QUI).
Peonia che ancora splende nonostante tutto. 


(di là)