troviamo invecchiate
le facce delle bambole
(Takarai Kikaku 1661-1707)
E anche quest'anno ho partecipato al rito collettivo sanremese. Cena anti macchia da mangiare sul divano, birra, frappe e massima concentrazione.
Ieri mattina avevo già iniziato il rito leggendo qualcosa su Madonna che ha postato, per sbaglio, credendo fosse sua, una foto di Paola Barale. Un sinistro mix di identità e chirurgia estetica per facce di bambole invecchiate in modo identico.
Mi sono in questo modo predisposta alla visione annuale del rito canterino, passerella del "guarda com'è diventato", tappeto rosso del "come eravamo" e, soprattutto, del "come siamo". L'Ariston è una cartina tornasole sociologica che funziona sempre benissimo, specchio dei tempi con pupazzi cotonati. Solo da ultimo, occasione canora.
Enrico Ruggeri, eternamente dei Decibel per quelli della mia età - di noi un po' fieri che conosciamo Mengoni ed è già qualcosa con cui parlare con la nipote che disquisisce su come abbia influenzato Lorenzo Fragola con una serietà da tesina su Wittgenstein - e Arisa, i Blu Vertigo, Caccamo e signora, Garko.
Garko. Scampato, immane, esotico Garko anche se nato a Torino.
In mezzo al trucco, al cotone, in mezzo alla scenografia tra talent e balera, alla fine, dobbiamo ammetterlo, ci si ritrova tutti. Frappe da sgranocchiare sul divano, poche aspettative, qualche risata e...il colpo di scena? Sì, c'è stato, c'è stato e non è stato il signore di cento anni che intonava "Vecchio scarpone" e la voleva fare tutta, no.
Il nastrino arcobaleno sul microfono è stato il vero colpo di scena. Ha cantato anche lui, sì, dal palco più nazional popolare (e rassicurante) che esista, sì quel nastrino, si è fatto proprio una bella cantata.
Un assolo sui diritti civili delle coppie di fatto che finalmente ha ascoltato anche "il grande" pubblico, quello che in piazza, di solito, non va.
(Singing in the rain) |
Nessun commento:
Posta un commento