venerdì 26 febbraio 2016

Fuocoammare

A Est come a Ovest
un'unica solitudine.
Vento d'autunno
(Basho 1644-1694)




Migranti ammassati ai confini delle nostre coscienze (ultime notizie QUI)

Sbarcati dopo giorni di paura, i corpi ustionati dalla nafta, hanno bevuto l'urina per resistere ancora un poco. Hanno attraversato deserto e montagne, conosciuto il carcere in Libia, le torture dell'Isis. Sul barcone hanno chiuso per sempre gli occhi di chi non ce la fa e hanno abbassato il capo quando i corpi sono stati gettati nel mare.
Quali parole per raccontare tutto questo? I traumi rendono muti, spezzano le corde vocali, frasi che non comprenderemo mai non ce la fanno a uscire dalla gola. Un urlo prende la forma di una lacrima rossa di occhi che suppurano. Cosa hanno visto mai?
Sopra una Terra aspra e ingiusta accade che le nostre esistenze procedano nel loro cammino parallele ad altre esistenze, in un'unica solitudine.

Andiamo a vedere "Fuocoammare", il film di Gianfranco Rosi ambientato a Lampedusa. 

E' un antidoto a non assuefarsi, a non confondere un corpo con un altro, a non parlare di "massa" ma sempre di "persone" e ognuna con la sua storia, con la sua aspirazione, il suo carattere, i suoi affetti.
E' un modo di pregare.
Ed è un atto di umiltà perché non è vero che sappiamo quello che succede. 
Non lo sapremo mai perché è inspiegabile. Indicibile.


(Come pesci morti)
    
  


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