lunedì 20 marzo 2017

La giornata della felicità


Cielo d'autunno
quaggiù
San To Ka è felice con te
(Santōka 1882-1940)




La giornata della felicità indetta dall'Onu cade oggi (notizia QUI). Un'altra crocetta sul calendario delle aspirazioni o dei giorni mancati.
Sono reduce da Libri Come, lo sapete. Una quattrogiorni culturale formicolante di scrittori italiani e stranieri e popolata da migliaia di lettori. "La" felicità. Cos'è la comunità dei lettori se non un gruppo di persone che si riconosce fra loro? Qui si legge, amico, e si sta insieme! Siamo dalla stessa parte, noi, cerchiamo protezione come panda, anche dai festival letterari. Cerchiamo i nostri simili e ci riconosciamo. E divulghiamo, passiamo parola, mica ci scoraggiamo se tre italiani su cinque non leggono neanche un libro l'anno. Noi ci siamo, non molliamo. Ecco la nostra felicità.


Ma, per un attimo, quel "con te" santokiano di pura empatia, sembrava essersi perso. Il pubblico dell'incontro Carrere/Veronesi si è spazientito di fronte a un'introduzione troppo lunga (per alcuni solo ricca e argomentata). Ero lì in mezzo, lettrice di entrambi, e mi chiedevo  se sarebbe mai successo in Francia, inveire così contro uno scrittore francese che introduce uno scrittore italiano amato... Quella canizza, quei "basta, fai parlare Carrere!" stoppati quasi poco prima di un'esplosione ancor più rumorosa, e quindi irrimediabile, dall'eroica capacità di Veronesi di reggere il timone nonostante l'imbarazzo e, immagino, il dispiacere, mi facevano comunque pensare. Che il morbo dell'aggressività sia allignato anche qui in mezzo a noi? 
L'incapacità di mettersi in ascolto e di concentrazione anche nei luoghi dove si dibatte, si argomenta, dove ci si raccoglie pensando, riflettendo magari su cose minuscole, marginali, come quel passo, quella frase o quella traduzione, eppure così significative. 
Non siamo su FB o da Crozza, né dalla De Filippi o da Formigli. 
Noi lettori siamo "con" gli altri. Non "da" o "su" gli altri.   
Noi siamo capaci a metterci nei panni degli altri, per statuto noi ci "immedesimiamo", comprendiamo e facciamo nostre le emozioni altrui. 
Siamo felici con te. E la tua felicità è la nostra. Risiede in quel "con" dell'haiku e, se non si capisce questo, anche dove si parla di letteratura e cultura, è una giornata triste.


Con (gli stessi) fini 
  

venerdì 17 marzo 2017

La vicenda Minzolini e Santōka

Piove
sul mio villaggio 
cammino scalzo
(Santōka 1882-1940)


Piove sul mio villaggio. Governo ladro? (notizia QUI)
Il garantismo prima di tutto. E il rispetto per i diritti di ognuno. 
Ma anche il dovere di scansarsi un attimo, dimettendosi, per esempio. Il dovere di saltare un giro. 
Perché nel mio di villaggio - il paese delle confusioni, dove i magistrati si votano con la scheda elettorale, il Parlamento fornisce il cast ai talk televisivi, i partiti si scindono come cellule impazzite e si comunica da un blog agli elettori - ci vorrebbe, alla fine, solo un po' di spazio. E di respiro. 
Come nell'haiku di Santōka, con le sue aperture pur nell'esiguo perimetro formale, uno spazio capace di restituire un respiro. O meglio, un segnale. Di trasparenza.


(Ieri. Parlando di Santōka)







giovedì 16 marzo 2017

Avviso ai naviganti



Rumore d'onde 
che vanno e vengono 
così lontano da casa
(Santōka 1882-1940)

Quando ero piccola amavo da pazzi ascoltare all'alba il bollettino del mare trasmesso alla radio. A Roma si direbbe che forse ero già "un po' soggetta". In effetti, ripensandoci, una bambina che puntava la radio-sveglia alle 5.45 per ascoltare il bollettino del mare, un po' soggetta, francamente, lo era, ad ogni modo, nel dormiveglia fine anni settanta, mischiavo la voce del serio annunciatore con il mio sogno ancora in testa. Venti e mari. E onde... Rumore d'onde. 
E forse è stato per quel rumore che ho dedicato alla radio, e a quello che sarebbe diventato il mio lavoro, e la mia vita, alcune pagine del mio "Haiku e saké".

<A proposito di naviganti e di avvisi, grazie a chi mi segue dal primo minuto, a coloro che mi mandano commenti toccanti, a quelli che mi fanno montare la testa. Grazie a chi condivide i post su FB, grazie! Qualcuno mi scrive "come faccio a riceverti via mail? "
Allora. Guardando l'home page a destra. Vedete la mia foto? Sotto c'è quella del libro e ancora poco più in basso lo spazio da compilare con il vostro indirizzo mail intitolato: "Iscriviti al DailHaiku qui". Scrivete la vostra mail, cliccate su "submit" e il gioco è fatto. Puntuale come lo era il bollettino ai naviganti allora, vi giungerà una mail con il mio post, ogni giorno>

E ora un regalino. Un altro haiku di Santōka, inedito in italiano, che ho trovato tra le pagine del suo diario. Una piccola sorpresa tutta per voi. S.

Placidamente
la pozzanghera riflette
la figura di un ragazzo


(avviso ai naviganti)

        

martedì 14 marzo 2017

Il vero salutismo


Ciao faccia bella,
gioia più grande.
Il tuo destino è l’amore. Sempre.
Nient’altro. Nient’altro nient’altro.
(Mariangela Gualtieri "Paesaggio con fratello rotto" da Canto di ferro)


Nella mia amata città, Roma ingrugnata e incarognita, nel traffico o tra vicini di pianerottolo, un sorriso è inaspettato, il saluto sembra terroristico (ho visto gente tremare dalla strizza) e fare ciao ciao con la mano viene visto come un gesto sovversivo. 
Faccio parte della setta dei "salutisti". Non fraintendetemi, vi prego. Non mi nutro di bacche e semi e se sento nell'aria il profumino di un panino con polpetta scatto sempre sull'attenti in modalità Poldo. Non parlo di "quel" salutismo, quel vegan-bio-fit-gym che ti fa stare in forma ma ti rende aggressivo come un serial killer o un fissato ossessivo quando va bene, ma di quell'altro salutismo, quello che si fa con la mano o dicendo "buongiorno".

Ciao faccia bella. 

Rifletto sulla notizia che fa discutere oggi, vietare il velo sul lavoro (QUI). Si è trattato di una forma di discriminazione? In una società che vuole chiamarsi civile, non sarebbe opportuno che i segni evidenti di un qualsiasi credo religioso trovino posto esclusivamente nei luoghi riservati al culto? Per rispetto, non per paura. Potremmo mai tornare ad una religiosità di tipo intimo e quindi meno strumentalizzabile?
Nel dubbio, abbassare la guardia lo trovo così rilassante. 
Amo il salutismo, lo pratichiamo in pochi. Cerco adepti.

(socievole da sempre)



Giornata del paesaggio


Ho aspettato la fine della giornata, e la stanchezza
per accostarmi a questa terra
e non ho portato fiori, 
perché li ha fatti la terra, i fiori, e se li prenda.
Ti ho portato le mani, le ho posate
su questa terra squadrata, perché le mani
le ha fatte nostra madre e non possiamo renderle
(Gian Mario Villalta in "Vedere al buio")



Sono purtroppo urgenti nel nostro calendario giornate speciali come quella dedicata al paesaggio che cade proprio oggi. Purtroppo.
Tante crocette sul calendario, tanti post it sul frigo, piccoli memo per non dimenticare lo spreco alimentare, il risparmio energetico, la donna, i malati (tumore, autismo, alzheimer...) o i morti sul lavoro.
Il giorno 14 marzo siamo quindi invitati a guardare con più attenzione quello che ci circonda. Salvaguardare si dice, no? Che lo sguardo torni puro, non più ingrigito da cemento e corruttela, ma limpido come il corso di un fiume non interrato, terso come un tramonto dietro il profilo di antiche vestigia!

Ho aspettato la fine della giornata

Osservo la magnificenza del palazzo di Montecitorio. Costruito nel seicento su di una preesistente altura romana (mons citatorius), si offre con la sua facciata poderosa, arricchita da elementi architettonici che richiamano ora la roccia viva, ora le foglie e i rami. Che idea di movimento e di natura offre Bernini a chi passeggia da queste parti, che paesaggio la sua intelligenza.
L'essere umano come paesaggio.

Ti ho portato le mani, le ho posate

Infine, il paesaggio desolante offerto da quella aula deserta in occasione della discussione, tra parlamentari, sul testamento biologico (leggi QUI) . Sarebbe dovuta avvenire ieri ma erano in troppo pochi seduti lì, sugli antichi scranni dell'augusto palazzo. 


(paesaggio con essere umano)









     

lunedì 13 marzo 2017

Un papà nell'orecchio


Ventisette ossa,
trentacinque muscoli,
circa duemila cellule nervose
in ogni polpastrello delle nostre cinque dita.
È più che sufficiente
per scriver Mein Kampf
o Winnie the Pooh.
("La mano" di Wislawa Szymborska


Alla fine siamo fatti di ingredienti semplici. Ossigeno, carbonio, idrogeno, azoto, calcio, fosforo, sodio, magnesio, ferro, alluminio, tutta roba riciclabile.
Siamo questo. Siamo il mucchio ambulante di tutto questo. 
Ieri ho rivisto mio padre nell'orecchio di un passante, anzi più precisamente, nel pezzo dell'orecchio che usciva fuori da un cappello, una coppola per la precisione, calcato su una faccia. Che non era di mio padre, mannaggia. 
L'avrei fermato, signore lo sa che... ma non importa. Tanto lo rincontrerò, mio padre, una prossima volta, come mi è già successo al cinema. La mano poggiata sul bracciolo condiviso, bianca e ben proporzionata, stesso modo di distenderla, e il pollice, signore lo sa che lei ha...
Una volta, che attraversava la strada sulle strisce, stesse spalle sotto un impermeabile panna e quella stessa testa piegata un pochino di là, ho visto anche mia nonna.
E' un modo di pregare.


(Lassù)









    

venerdì 10 marzo 2017

Un paese per vecchi


Non posso abbandonare 
il mio bagaglio pesante
davanti e dietro.
(Santōka 1882-1940)


"Ma lo vorrei abbandonare, eccome!, questo bagaglione così pesante, darlo a qualcuno, farmi aiutare! Sono anni e anni che lo porto con me, tutto questo pesante fardello, caro amico Santōka"
Se solo potesse, potrebbe proprio direbbe così uno fra i sedicimila, ripeto sedicimila, ultracentenari italiani (notizia QUI)Contati dall'ISTAT, vivono nel nostro vecchio paese, al centro della vecchia Europa, continuando a trascinarsi, dietro il loro passo malfermo, tre o quattro generazioni sfiduciate e squattrinate 
Sulla relativa geriatricizzazione di una nazione intera, e quindi anche sul calo delle nascite, esisterebbe una soluzione che, nell'ordine, risolverebbe 1) alcuni aspetti economici, 2) la questione minori non accompagnati 3) la felicità di non poche persone: rendere facili le adozioni estendendone la possibilità a tutti i tipi di nuclei familiari. E anche ai single.


(Pino secolare)